Ok, era la migliore amica di sua moglie, ma a volte non la sopportava. Le voleva bene, ma non poteva fare a meno di far sgambare un po’ il suo sarcasmo quando erano tutti insieme.
“Sei geloso come se fosse un vecchio fidanzato – gli diceva spesso Miriam.” E forse aveva ragione, Veronica era un’amica ingombrante. Tutte le amiche, quando arriva un marito, un compagno, si scansano un po’, e viceversa, anche per il sesso maschile era così, lui aveva rinunciato a tante uscite con gli amici, soprattutto ne aveva sofferto il suo rapporto con Ernesto, non era più quello di una volta, si vedevano forse una volta al mese. Ma era la vita, no? Veronica non ci sentiva da quell’orecchio, per lei non era cambiato nulla, era possessiva con sua moglie, la chiamava in continuazione, le chiedeva di uscire, si piazzava a casa loro senza chiedere permesso a nessuno. Aveva piazzato uno spazzolino da denti a casa loro!
Ma adesso non ci poteva fare più nulla, dall’inizio della pandemia Veronica aveva sofferto molto: era stata mollata dal fidanzato storico con il quale condivideva un negozio di fiori, per cui la sua quotidianità era diventata complicatissima. Aveva perso il suo papà per il Covid-19 e anche sua madre si era ammalata e aveva avuto un esaurimento. Suo fratello stava facendo lo stronzo per l’eredità lasciata dal padre. Adesso aspettava un bambino e, se aveva ben capito, non c’era un vero e proprio fidanzato, per cui …ci sarebbero stati casini, e questi casini avrebbero transitato da casa sua.
In quel momento di profonde riflessioni una sigaretta ci sarebbe stata, ma aveva smesso…
Ormai era quasi un anno, non era stata nemmeno così dura, ma ogni tanto, raramente, la voglia gli veniva ancora, probabilmente sarebbe stato così per sempre. Però, era diventato capace di resistere: quando la voglia arrivava la osservava, la considerava e poi la lasciava andare. Detta così suonava come una sciocchezza, ma era una tecnica che aveva imparato dalla sua app SSB (StopSmokingBastard) e funzionava. Diciamo che la SSB, una terapia digitale che gli aveva suggerito il suo farmedico di fiducia, non faceva solo quello: era abbinata per le prime settimane a un digital tattoo a rilascio intelligente di nicotina e un cocktail di integratori in grado di aiutarlo fisicamente ad affrontare le prime fasi di disintossicazione dal tabacco.
L’app era fantastica, lo aveva motivato, gli aveva insegnato tecniche e trucchi mentali per ingannare il suo stesso cervello, lo aveva messo in contatto con altri ‘tabagisti anonimi’ con cui si sbellicava dal ridere, gli aveva restituito la certezza di avere il controllo di sé, una forza che aveva perso negli anni a causa del tabagismo e delle innumerevoli volte in cui aveva provato a smettere di fumare senza riuscirci.
E, ora, si sentiva fortissimo, pensava mentre sorseggiava il suo caffè americano.
[Parentesi – Le terapie digitali, noti anche come digital therapeutic, sono sistemi software utilizzati da soli o in abbinamento a dispositivi connessi o terapie mediche e farmaci, per la cura di determinate patologie e dipendenze. Anche se spesso utilizzano logiche di gamification, non sono dei giochi per cellulare, ma veri e propri trattamenti validati clinicamente per la cura di numerose malattie legate a fattori comportamentali e psicologici che possono trarre beneficio da un controllo del comportamento e dello stato in tempo reale, ad esempio: morbo di Alzheimer, demenza, diabete di tipo II, problemi respiratori anche gravi come la malattia polmonare ostruttiva cronica, asma, problemi gastrointestinali, obesità, abuso di sostanze, ADHD, insonnia, ipertensione, ansia, depressione, autismo, patologie cardio-circolatorie.]
Miriam entrò in cucina con aria sognante.
“Veronica ha chiamato due volte, adesso sta venendo qui. L’ultima volta è rimasta due giorni interi, lo sa che non siamo un co-living?” Le disse, con tono spiritoso, o così pensava.
“Quanto sei simpatico” risposte lei, piccata.
“Eh, dai, come te la prendi, scherzo. Ma non dovrebbe rilassarti la mindfullness?”. Almeno un margine di gioco, di scherzo, la battuta, glielo doveva lasciare, no? Visto che se la doveva sorbire, la sua amica…
Suonò il campanello. Era lei, lo sentiva. Andò, aprì.
“Miriam!”.
Veronica entrò come una specie di folata di vento, non sembrava una che aveva trascorso la notte a rivoltarsi nel letto.
“Dov’è Paolo, dov’è la mia best friend, non ci crederai ma è successa una cosa che ancora nemmeno io ci credo. Vieni andiamo in cucina, facciamo un caffè, che vi devo raccontare…ma dov’è Miriam? E’ a casa?”
“Come sei eccitata – Miriam arrivò – eccomi. Io sono tutta orecchi e anche Paolino non vede l’ora di sapere, vero amore? A dire il vero forse lo sappiamo già, sai dopo la telefonata di stamattina…”
“La telefonata di stamattina? Oh, Miriam, forse la mia vita è cambiata per sempre, ma voglio tenervi ancora un po’ in suspense, vado in bagno, posso?”
Corse verso il bagno, senza attendere risposta naturalmente. “Non starà un po’ esagerando?” disse a Miriam. “Insomma, immagino che per lei fare il salto dal triste studio medico del dott. Bormioli #noncisonopernessuno all’abbonamento SuperDottore.it all-inclusive sia qualcosa di straordinario e che, effettivamente, le cambierà la vita, spero anche a noi. Ma in fin dei conti ha solo cambiato medico. Non sembra anche a te esagerata? Esagitata?”.
“Sii…- disse Miriam pensierosa – Ci deve essere qualcosa in più…”
“Ragazzi, festeggiamo! – Veronica era tornata – Tenetevi forte: la Cascina Matta è mia! E’ pazzesco, mio fratello ha deciso di deporre le armi e accettare il mio scambio, lui ha avuto una promozione e se ne va a vivere in Canada. Vi rendete conto, il mio sogno si potrà avverare, potremo anche vivere insieme! Paolo, vuoi essere il mio architetto?”
Era davvero pazzesco, sì, potevamo davvero festeggiare, era almeno un anno che Cascina Matta era l’argomento preferito di conversazione di Veronica. Veniva da una famiglia un po’ eccentrica, forse il nome della loro proprietà agricola alle porte di Milano sud, Cascina Matta, non era stato dato a caso. I fatti principali, di cui tante volte aveva subito lo storytelling, in sintesi erano questi: il padre di Veronica veniva da una famiglia di contadini che erano diventati proprietari terrieri e commercianti, si occupavano di riso, nel corso del tempo avevano costruito una discreta fortuna. Purtroppo però l’ultimo ricambio generazionale non aveva favorito questa azienda familiare: il padre di Veronica, Ugo, era diventato medico e dei suoi due fratelli uno, l’ereditiero bello senz’anima e tombeur de femmes, era morto da giovane facendo immersioni subacquee; l’altro, artista incompreso, dopo anni di vita bohémien, aveva deciso di sparire in India per fare l’asceta, rinunciando a tutta la sua eredità. In breve, suo padre aveva anche ereditato un bel patrimonio dai fratelli: un’azienda che aveva rivenduto (volendo lui continuare a esercitare la professione), diversi immobili, opere d’arte, terra e…Cascina Matta. Tutto questo era a sua volta diventato una bella eredità per Veronica, suo fratello e sua madre, c’erano diverse proprietà, titoli, soldi in banca. Il problema era la divisione dell’eredità.
Veronica si era messa in testa dal primo momento di liquidare sua madre e il fratello, con cui non andava d’accordo, dalla proprietà di Cascina Matta per realizzare un suo progetto, anche questo un po’ matto: sua madre aveva accettato senza difficoltà di rinunciare alla sua parte di proprietà, mentre il fratello dispettoso non si era mai mostrato disponibile ad accettare la proposta di Veronica di pagargli la sua quota o scambiarla con quella in un appartamento che avevano in comune. A quanto pare ora il fratello ci aveva ripensato e Veronica avrebbe avuto la possibilità di realizzare il suo progetto imprenditoriale.
Il suo cervello fece delate e reboot di quello che aveva pensato fino a quel momento su Veronica. In fondo le voleva molto bene, avrebbero continuato ad aiutarla come avevano sempre fatto, e lui certo che sì, l’avrebbe aiutata a rimettere in piedi Cascina Matta e realizzare il suo progetto. Magari sarebbe stata anche per lui l’occasione per mollare lo studio di architettura in cui lavorava e mettersi in proprio.
Veronica e sua moglie saltavano come due bambine a una festa di compleanno.
“Questa sì che è una notizia, Veronica, e certo che voglio essere il tuo architetto, direi che me lo sono guadagnato! – disse con il sorriso più largo del suo arsenale – Per quale motivo credi io ti abbia sopportata finora?”.
“E pensare che pensavamo che tutta la tua eccitazione dipendesse dall’esserti abbonata a SuperDottore.it – rivelò Miriam buttandosi a sedere sul divano. – Ti sei abbonata, giusto? Ho capito bene? Perché adesso ancora di più, se devi aprire anche questa nuova fase della tua vita, la gestione della salute non deve essere più un problema per te. Certo che una cosa per volta tu mai, eh? Incinta, l’eredità, nuovi progetti … ma il fidanzato?”
“Tante cose, tutte belle, ragazzi, grazie di essermi stati sempre vicini, lo so che a volte sono pesante. Il fidanzato? Se la legge di attrazione continua a girare bene vedrai che arriva…” rispose Veronica ridendo. “Cavoli, ma io devo scappare, devono consegnarmi delle medicine nel pomeriggio!”.
Erano solo le 12 e qualcosa, e fin lì era stata un’ottima giornata, penso Paolo.
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