La sessualità nei bambini, tra curiosità e risposte ‘adulte’

Fin dai primissimi anni di vita si hanno dei bisogni connessi alla sfera della sessualità. Benché accostare l’immagine di un bambino o bambina a quella del sesso crei ancora molta preoccupazione e disappunto, l’educazione sessuale nell’infanzia è fondamentale per una crescita fisica e psicologica sana delle generazioni più giovani. L’Unesco sostiene che percorsi di educazione sessuale nelle scuole, strutturati ad hoc in base all’età e ai bisogni specifici di ogni fase di vita, nonché integrati da buona informazione trasmessa in famiglia, permettono l’apprendimento degli aspetti cognitivi, affettivi, fisici e sociali della sessualità. Questo, allargando il campo, concede a bambini e bambine di divenire dapprima adolescenti e poi adulti consapevoli, in grado di ricercare la salute propria e altrui, di instaurare relazioni interpersonali e sessuali basate sul rispetto, e di diventare persone consapevoli dei propri diritti e con i giusti strumenti per tutelarli.

Accogliamo la precoce e naturale curiosità sul sesso

È tempo di accettare che l’enorme e naturale curiosità di bambini e bambine riguarda anche la sessualità, il corpo, il non verbale così come le azioni romantiche e sessuali a cui sono esposti quotidianamente.

Fin dalla tenerissima età, si è attratti dal sesso, parola che viene spesso addirittura vietata nei contesti in cui si cresce e, come ogni cosa proibita, diventa ancora più misteriosa e attraente. Bambini e bambine vogliono sapere tutto: come si fa sesso, chi lo fa, a che età e come fare sesso per la prima volta, perché “alle persone grandi piace così tanto”, come nascono i bambini e le bambine, che differenza c’è tra fare l’amore e fare sesso, etc. Se le persone adulte per prime non riescono a rispondere a queste domande con prontezza, la mente dei bambini correrà ai ripari grazie alla potenza della fantasia o verrà indirizzata verso credenze magiche dai racconti fantasiosi, vaghi ed evitanti dei genitori. Il rischio è che finiscano per trasformare la realtà in api e fiori, cicogne e cavoli o si informino da soli su internet, con grandi incognite sull’affidabilità e scientificità delle informazioni che troveranno.

Le generazioni più giovani hanno una sensibilità altissima e sono in grado di percepire qualsiasi sfumatura delle reazioni degli adulti: elevato imbarazzo o reazioni di chiusura in risposta a questi argomenti avranno solo l’effetto di rendere sessualità e affettività ancora più oscure, incomprensibili e, allo stesso tempo, attraenti e spaventose.

L’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole

C’è quindi bisogno di educare ogni generazione all’affettività e quindi alla sessualità, intesa come una sua declinazione specifica, nel rispetto delle necessità di ogni specifica fase evolutiva. Durante la scuola dell’infanzia, per esempio, il focus viene posto primariamente sul tema dell’affettività, intesa soprattutto come dimensione “emotivo-affettiva”.

L’obiettivo è di portare bambini e bambine tra i tre e i sei anni a vivere in modo equilibrato e positivo i propri stati affettivi, esprimendo e imparando a gestire emozioni e sentimenti, e allenando la sensibilità verso quelli dei pari. Inoltre, vengono dati strumenti importanti per costruire e riconoscere l’identità personale e altrui, distinguendo e apprezzando le differenze di sesso, di cultura e di valori esistenti in ogni famiglia, comunità e tradizione di appartenenza.

Da non dimenticare l’importanza del focus sul corpo, proprio e altrui.

Fin dai tre anni, età di inserimento nel sistema scolastico, bambini e bambine imparano il rispetto del corpo dell’altra persona: per esempio, vengono guidati nell’apprendimento di quando ci si può toccare e quando no, delle modalità con cui farlo e con quali tempi, e diventano consapevoli di come il proprio corpo sia il canale privilegiato per esprimere emozioni e sensazioni.

Proprio in questa fase, viene raggiunta la prima consapevolezza sulla propria identità di genere. Bambini e bambine scoprono in quegli anni le caratteristiche più tipicamente legate al maschile e al femminile (poste su un continuum dalle infinite sfumature personali), notando comportamenti differenti nell’approccio al gioco e nelle modalità espressive.

Una buona educazione all’affettività in questa fase evolutiva permette a bambini e bambine di esprimere come si sentono davvero: capita spesso, per esempio, che nei giochi simbolici i bambini interpretino le mamme e le bambine i papà. Ed è normale: l’utilizzo di ruoli e personaggi nel gioco è fisiologico e non riflette assolutamente un pensiero patologico; è anzi importantissimo permettere loro di entrare nei panni delle altre persone, sperimentandosi nelle competenze empatiche e scoprendo la propria realtà identitaria.

I giochi di ruolo sono molto comuni tra i bambini e devono essere vissuti in libertà.

Dai tre ai sei anni si assiste, dunque, alla primissima forma di alfabetizzazione emotivo-sentimentale, che passa attraverso la percezione corporea del bambino e la sua progressiva apertura alla socialità. L’acquisizione progressiva del senso di sé si lega strettamente alla percezione del proprio corpo nel suo potenziale espressivo e comunicativo, oltre che nelle sue esigenze di cura, che introducono i bambini al concetto di salute. Grazie al linguaggio e alla loro iniziale capacità narrativa, i bambini formulano proprio in questa fase le grandi domande esistenziali sul mondo, interrogandosi, ad esempio, sull’origine della propria vita e sul senso delle proprie azioni.

Durante la scuola primaria le conoscenze si allargano: è il momento in cui diventa importante educare alle principali differenze psicologiche e comportamentali, includendo anche quelle di genere, sottolineando sempre l’importanza della persona in quanto tale e non come etichetta preconcetta e binaria “maschio o femmina”.

È proprio in questa fase – che dovrebbe essere guidata da grande attenzione all’inclusività – che bambini e bambine scoprono le prime nozioni sul sesso. Grazie allo sviluppo cognitivo, ci si pone domande sempre più specifiche e, con metodo deduttivo, si va alla ricerca delle risposte. Al termine del ciclo scolastico, il campo di esperienza del sé è arricchito dalla conoscenza del corpo umano e quindi dall’acquisizione di concetti legati alla riproduzione sessuale e alla sfera dell’affettività interpersonale: qui giocano un ruolo fondamentale quindi le basi di educazione al piacere, al rispetto di sé e dell’altro e ai comportamenti sessuali responsabili. Queste sono le prime tappe nello sviluppo psico-sessuale di bambini e bambine.

Il ruolo, i comportamenti e le risposte degli adulti

Il bisogno di sapere e di chiedere sono totalmente naturali e non devono spaventare genitori o insegnanti. Le generazioni più giovani cercano le risposte alle loro domande nelle persone di riferimento e al classico interrogativo “Come nascono i bambini?” è giusto soddisfare il loro bisogno di sapere, fornendo informazioni reali, ma sempre con un linguaggio adatto alla loro età e alle loro capacità di comprensione. Il bisogno di conoscersi e riconoscersi nelle altre persone (soprattutto in quelle che percepiscono come d’esempio) è fondamentale in questa fase dello sviluppo: per questo, bambini e bambine porranno spontaneamente domande alle quali sarà importante rispondere senza trasmettere messaggi di tabù, divieto o vergogna.

Come nascono i bambini?” è una domanda tipica che bisogna soddisfare fornendo informazioni reali, ma sempre con un linguaggio adatto alla loro età e alle loro capacità di comprensione.

Anche eventuali comportamenti considerati spesso “sbagliati” dagli adulti vanno contestualizzati e normalizzati. La masturbazione nei più piccoli, per esempio, non ha una finalità sessuale, ma è spesso espressione di tensione e ansia, la quale viene gestita dai più piccoli con comportamenti fisici di scarica della tensione. Sapere che è un comportamento naturale e scegliere le giuste modalità per accogliere il bambino o la bambina e il suo disagio – senza sgridare, frenare o fare sentire in colpa – è un compito delicato ma fondamentale per una crescita sana.

È altrettanto comune che in età elementare vengano usate espressioni legate alla sessualità in qualità di parolacce: anche in questo caso, è importante spiegare il significato dei termini con trasparenza e chiarezza, senza sgridare né punire, ed eliminando così il senso di proibito associato a quelle parole.

Per ultimo, ma non per minore importanza, è fondamentale che lo sguardo degli adulti sia sempre attento nel trasmettere a bambini e bambine la possibilità di esistere come si è, senza direzionare l’espressività emotiva o il vissuto identitario di genere, e dichiarando sempre la libertà di scelta e di espressione. Questo è possibile farlo accogliendo sofferenze e momenti di non accettazione di sé o delle altre persone, e sottolineando l’unicità e importanza di ogni individuo. Le generazioni più giovani devono sentirsi sostenute da adulti che le riconoscono e amano indipendentemente dall’orientamento sessuale o dalle preferenze di manifestazione della propria realtà identitaria.

Il tema del bullismo e dell’omofobia e transfobia è un macigno già presente in tenerissima età e si può combattere solo educando, fin dai primi anni di vita, al rispetto della propria unicità e di quella altrui. Appare dunque naturale come questo debba passare imprescindibilmente da percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità.

Questo articolo è stato scritto a quattro mani dalla dott.ssa Federica Piacenza, Psicologa e specializzanda in Psicoterapia ad indirizzo Analitico Transazionale e dalla dott.ssa Chiara Maggio, Psicologa clinica, co-founder e Digital media specialist di greenvibes.store.