Educazione alla sessualità, cosa ha significato fino ad ora

L’educazione sessuale e affettiva accoglie al proprio interno tematiche che, ancora oggi, creano vergogna, confusione e preoccupazione. Per questo motivo, accade spesso che chi ha in carico la formazione delle persone più giovani tenda ad evitare la divulgazione di questi argomenti o a trattarli in modo settoriale, stereotipato e preconcetto.

Sessualità: la situazione educativa italiana

In Italia, non sono previsti programmi ministeriali obbligatori di educazione sessuo-affettiva per le scuole, e la loro attuazione dipende esclusivamente da scelte autonome dei singoli istituti. Sono altrettanto assenti azioni capillari e continuative sul territorio a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
I genitori, a loro volta poco informati e in difficoltà sul tema dell’educazione al piacere, faticano a condividere spiegazioni pratiche e vissuti emotivi, portando avanti così un tabù silenzioso e una sessualità non consapevole e poco sicura.

L’educazione sessuale è, però, un pilastro fondamentale per la crescita degli individui e della società: il suo obiettivo primario è quello di fornire le informazioni necessarie e aprire un dialogo costruttivo con le persone più giovani, affinché possano prendere decisioni libere e consapevoli sulla propria sessualità personale e relazionale.
L’ottica dei Paesi del Nord Europa (in primis Svezia e Germania) è molto differente dalla nostra e mira a formare le persone fin dai primissimi anni di scuola con l’obiettivo di informarle ed educarle ad una sessualità affettiva, ma anche di abbattere i pregiudizi e sostenere l’inclusività.

Lo scorso autunno a Milano ha destato scalpore la campagna pubblicitaria di Netflix per la serie TV ‘Sex Education’, molto nota, perché ritenuta di sfacciata allusione alla sessualità e provocatoria.


L’evoluzione storica della narrativa sessuale

A partire dagli anni Settanta, in Europa e negli Stati Uniti, abbiamo osservato la nascita di una serie di movimenti politici e di opinione che hanno iniziato a sdoganare le tematiche sessuali. Inizialmente guidata da una visione “biologicamente determinata”, la sessualità era vissuta come mera possibilità riproduttiva, escludendo interamente la componente affettiva, emotiva e relazionale, così come la sfera del piacere. Solo in un secondo momento, grazie all’influenza di nuovi approcci di pensiero e attivismo, ha iniziato a diffondersi l’idea di una sessualità più completa e multisfaccettata.

A partire dagli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, l’attenzione si è nuovamente modificata e si è rivolta per lo più alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Per il bene della salute collettiva, si è aperto il dibattito su anticoncezionali, promiscuità e relazioni omosessuali ed eterosessuali. Lo stigma dell’AIDS e le grandi paure associate alla divulgazione sui rischi dei rapporti sessuali (senza che questi venissero controbilanciati da informazioni positive sul piacere erotico, per esempio) non hanno aiutato le generazioni di quei decenni, che hanno dovuto trovare da sole le risposte alle proprie domande e angosce.
Le difficoltà nel fornire una guida matura, esauriente e psicologicamente attenta hanno avuto – e hanno tuttora – importanti ricadute su coloro che attraversano infanzia e adolescenza. Essendo giunti all’età dello sviluppo psicosessuale, ragazzi e ragazze si trovano a vivere e sperimentare la sessualità, senza possedere le basi fondamentali per accedervi in maniera sana e naturale.

Per natura, infatti, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è caratterizzato da una ricerca sempre più curiosa e intensa di informazioni, indipendentemente dal contesto socio-culturale e da quanto quest’ultimo sia pronto a rispondere alle domande spontanee. Se questo bisogno di risposte non viene soddisfatto da fonti autorevoli e professionali, la ricerca non si arresta, ma viene proseguita seguendo il sentito dire, il gruppo dei pari e fonti inaffidabili.
A partire dagli anni Novanta, sono stati condotti diversi studi sui rischi correlati alla ricerca di informazioni provenienti da fonti non attendibili: le generazioni più giovani, caratterizzate da maggiore impulsività e ancora in fase di maturazione cognitiva, sono facilmente influenzabili da ciò che leggono e, se esposte a dati nocivi, possono sperimentare disagio psicologico e relazionale.

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
. (Jacques Prevert)

Il silenzio degli adulti ha lasciato spazio alla disinformazione

Adulti, genitori e figure di riferimento di bambine, bambini e adolescenti, secondo la psicoterapeuta Roberta Giommi, sembrano avere preferito il silenzio al dialogo aperto e informativo sulla sessualità, senza considerare, però, che anche il silenzio è una risposta. Se di sessualità non si può parlare, si creano, infatti, censure e tabù difficili da scardinare e capaci di condizionare il fisiologico bisogno di crescita. Nel silenzio degli adulti trovano spazio i messaggi che arrivano dall’esterno, che possono trasmettere contenuti malsani, minare l’autostima e l’autodeterminazione, e sviluppare convinzioni errate, stereotipi e paure poco gestibili.

Pensiamo alle riviste che compravamo in edicola da adolescenti negli anni Novanta. Erano piene di informazioni su come fare sesso la prima volta, domande su funzionalità anatomiche di base e preoccupazioni sessuali e relazionali, test per capire quale fosse la differenza tra fare l’amore e fare sesso o il momento giusto per avere il primo rapporto. In tempi più recenti, hanno avuto lo stesso ruolo forum online, blog e pagine social.
Lasciare la delicata divulgazione sulla sessualità a riviste, social e persone non professioniste non può fare altro che creare un universo di credenze errate, fantasie irrealistiche, aspettative irraggiungibili, pregiudizi e paure sulle pratiche sessuali. In egual modo, la pornografia (quella non etica e più diffusa), già ampiamente ricercata in pre-adolescenza, rappresenta la sessualità come un atto meccanico, spesso caratterizzato dalla dominazione del piacere maschile e dall’assenza di una cornice relazionale e affettiva, che fa invece parte della sessualità reale.
L’argomento della pornografia – come quello del piacere, del consenso, dell’affettività, dei bisogni, dei desideri, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere – non riesce mai a trovare spazio all’interno degli sporadici e ingessati incontri sull’educazione alla sessualità nelle scuole. Ognuno di questi temi citati, ancora oggi, solleva le critiche di genitori, insegnanti e presidi, e fa gridare allo scandalo quando proposto. Nel frattempo, però, all’interno delle classi, ragazzi e ragazze non fanno altro che chiedere risposte alle loro insicurezze e desideri.
Questa è la storia dell’educazione sessuo-affettiva che ha connotato il nostro Paese fino a oggi.
Ma è possibile concepire una nuova educazione al piacere e alla sessualità? Nel prossimo episodio, racconteremo di come l’educazione sessuale sta cambiando nella società di oggi, gettando le basi per un approccio più olistico, inclusivo, psicologico, ed emotivo-relazionale.

Questo articolo è stato scritto a quattro mani dalla dott.ssa Federica Piacenza, Psicologa e specializzanda in Psicoterapia ad indirizzo Analitico Transazionale e dPsicologa e specializzanda in Psicoterapia ad indirizzo Analitico Transazionale e dalla dott.ssa Chiara Maggio, Psicologa clinica, co-founder e Digital media specialist di greenvibes.store.


Bibliografia
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato6982320.pdf
https://www.stateofmind.it/2018/10/educazione-sessuale-adolescenti/
https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_sessuale
https://www.psicolinea.it/storia-delleducazione-sessuale/
https://www.wired.it/play/cultura/2014/10/08/top-sex-blogging-superhero/
https://www.cosicomeviene.it/breve-storia-delleducazione-sessuale-parte-1/
https://www.cesp-pd.it/spip/spip.php?article2153