I bisogni degli adulti: come fare ‘bene’ l’amore

Gli adulti hanno bisogno di crescere nella sfera sessuale. L’educazione non riguarda unicamente l’insegnamento di una nozione, ma significa sviluppare facoltà e attitudini della persona attraverso l’intero ciclo di vita. Nell’ambito della sessualità non si smette mai di imparare, ma soprattutto non si smette mai di viversi e sperimentarsi nell’incontro con un’altra persona, che sia inserito in un rapporto fondato su una duratura affettività o sia destinato a nascere e concludersi in una serata.

Il sesso può essere un grandissimo contenitore di dubbi, ma anche di esplorazione e comunicazione. Ciascuna delle parti giunge al rapporto sessuale con la propria storia, preferenze, le paure, aspettative e desideri: a volte è difficile viverlo serenamente, tanto più quando vacilla la comunicazione o quando non ci si sente legittimati a vivere liberamente la sessualità.

I tre pilastri dell’educazione alla sessualità degli adulti

Tra le richieste più importanti mosse dagli adulti che si presentano negli studi di psicoterapia e parlano di sesso c’è la domanda “come si fa a fare l’amore bene?”. Questa è una riflessione potente, che tocca trasversalmente il tema dell’educazione alla sessualità e all’affettività, ma anche aspetti individuali e di crescita personale.

Eric Berne, psicoterapeuta canadese e autore alla base della teoria dell’Analisi Transazionale, suggerisce che una buona psicoterapia mira a rendere autonome le persone: “l’autonomia si conquista quando si liberano o si recuperano tre capacità: consapevolezza, spontaneità e intimità”. Queste tre capacità sono fondamentali anche nell’incontro sessuale e devono essere liberate per potere vivere appieno e in modo soddisfacente questa dimensione della vita così importante.

La consapevolezza nell’amore

Cominciamo dunque dalla prima, la consapevolezza. Essa implica la capacità di vedere, sentire, provare le sensazioni. Nel fare l’amore, essere pienamente presenti vuol dire stare nel contatto con la pelle dell’altra persona, sentirne gli odori, i rumori e i sapori, e fare piena esperienza dell’incontro, vivendo le proprie sensazioni corporee e gli stimoli che giungono dall’esterno.

Una buona educazione alla sessualità, in modo indipendente e trasversale all’identità di genere e alle preferenze sessuali, dovrebbe mirare sempre al tema della consapevolezza nel momento presente. Questo discorso può essere ampliato comprendendo anche l’educazione al piacere, intendendo non solo quello connesso al fare sesso, ma anche il piacere originato dalla masturbazione, tanto più in quella femminile, argomento ancora tabù, sebbene più sdoganato di un tempo.

Quando cresciamo, purtroppo, tendiamo a vivere il momento del rapporto sessuale rivolgendo la nostra attenzione ed energia verso aspettative, potenziali insoddisfazioni e critiche, etichettando dentro a categorie quello che ci accade e concentrandoci sulla performance. Quando ci permettiamo di essere consapevoli, invece, queste voci interne cariche di risultati attesi si affievoliscono fino a spegnersi e finalmente possiamo vivere il momento, godendo dell’esperienza e delle risposte corporee ed emotive a quest’ultima.

La spontaneità nell’amore

La spontaneità, invece, rappresenta la capacità di reagire al mondo circostante in modo diretto, senza adeguare il nostro comportamento alle aspettative altrui o alle richieste che giungono dalla nostra criticante voce interna.

Molti adulti che intraprendono percorsi di psicoterapia riportano di fare fatica a vivere spontaneamente il sesso, reprimendo la propria spinta naturale verso desideri e pratiche sessuali, e incastrandosi dentro a canoni attribuiti dalla società o dalla propria storia di vita. Pensiamo, per esempio, alle persone che si chiedono se sia giusto fare sesso alla prima uscita, se sia accettabile usare le dating app per incontrare nuove persone con cui eventualmente avere rapporti, che si domandano se quello che fanno sia sesso o amore o come fare sesso per la prima volta.

La questione non è morale né sociale, non ci sono prescrizioni mediche o regolamenti calati dall’alto. Le uniche domande realmente importanti per raggiungere e mantenere il benessere sessuale e psicologico sono “Ma io ne ho voglia?” e ancora “Sto ascoltando il mio bisogno? Sto considerando la mia spontaneità? O la sto frenando e canalizzando per attenermi alle aspettative altrui?”.

Il giusto e lo sbagliato, per fortuna, non esistono. Esiste invece la possibilità fondamentale di scegliere come muoversi nella propria e personalissima sfera della sessualità e affettività.

L’intimità nella sessualità

L’ultima capacità – necessaria per raggiungere l’autonomia – è l’intimità. Il bisogno di intimità è forse quello più strutturato nella sessualità adulta e compie un ulteriore passaggio evolutivo rispetto alla consapevolezza e alla spontaneità. Essere intimi significa condividere apertamente le emozioni e le esperienze interne, i pensieri e le predisposizioni. Per raggiungere questo grado relazionale non è necessario essere innamorati: anche l’incontro sessuale non connotato da affetto può e, anzi, deve essere intimo. Questo permette infatti alla persona di fare e dire quello che sente senza paura e senza freni, sempre nel rispetto dell’altra persona, rendendo così l’esperienza sessuale libera e totalmente godibile da entrambe le parti.

Essere intimi significa condividere apertamente le emozioni e le esperienze interne, i pensieri e le predisposizioni. Anche le proprie fantasie.

Educare a riconoscere i bisogni sessuali degli adulti

Il bisogno dell’adulto nella sessualità è necessariamente più evoluto di quello del bambino e dell’adolescente, che si trovano per la prima volta a conoscere e a sperimentarsi. È però interessante rendersi conto di come sia spesso anche quello più frenato e meno riconosciuto.

Tenendo come fondamenta i tre aspetti dell’autonomia visti fino ad ora, una buona educazione sessuale agli adulti dovrebbe quindi fornire rassicurazioni e orientamento rispetto a una moltitudine di temi, quali, per esempio, la vergogna spesso associata e vissuta nel sesso occasionale o in quello sperimentato per la prima volta in età adulta, i tentativi di controllo o di disallineamento di potere nell’incontro sessuale, e molti altri. Questo tipo di lavoro potrebbe essere di grande aiuto nella cura del sé, indipendentemente dal beneficio che potrebbero trarne le coppie stabili.

Sono consapevole di come vivo la mia sessualità? Sono consapevole di quello che desidero e sento nell’atto sessuale? Sono spontaneo e vivo le mie emozioni liberamente? Posso condividere quello che sento con il/la partner? So dire sì e so dire no nell’incontro con l’altra persona? Sto rispettando me e chi sta condividendo la sessualità con me?

Permettersi di porsi queste semplici domande potrebbe essere utile per innescare una riflessione sulle proprie modalità relazionali e sui vissuti sessuali, anche se si è adulti… soprattutto se si è adulti.

Questo articolo è stato scritto a quattro mani dalla dott.ssa Federica Piacenza, Psicologa e specializzanda in Psicoterapia ad indirizzo Analitico Transazionale e dalla dott.ssa Chiara Maggio, Psicologa clinica, co-founder e Digital media specialist di greenvibes.store.