Danimarca, il Paese dove la sostenibilità è divertente. E crea occupazione

Energie rinnovabili e servizi alle persone i pilastri del progetto Holmene: 9 isole da costruire ex novo a pochi km da Copenaghen. E il Paese scandinavo investe anche per creare green jobs ad alto valore aggiunto

In Danimarca la “sostenibilità è divertente”. Il Paese scandinavo, pioniere dell’attenzione all’ambiente e promotore “ante litteram” di un modello di vita più vicina al benessere delle persone, ha abbracciato la filosofia dell’archistar Bjarke Ingels, secondo il quale perseguire la sostenibilità non significa rinunciare al divertimento. Ciclovie lungo tutto il Paese, piste da sci realizzate al centro di Copenaghen per coprire e mettere a valore – sembra quasi un controsenso ma non lo è – il termovalorizzatore cittadino, educazione al riciclo dei rifiuti fin dai primi anni di scuola.
Così i danesi hanno imparato che la sostenibilità fa rima con benessere ma anche impegno. Perché dall’impegno della comunità tutta si può costruire una società migliore.

Adesso la Danimarca è impegnata in una serie di progetti di rinnovamento ambientale e sociale che riguardano le isole.

Le nove isole sostenibili a un passo da Copenaghen


Il progetto Holmene prevede la costruzione di nove isole artificiali a 10 km a sud di Copenaghen nelle quali installare un impianto di termovalorizzazione, un centro di ricerca e aree naturali protette. I lavori di costruzione di Holmene inizieranno nel 2022 per terminare nel 2040: sul piatto 425 milioni di euro di investimento.

Il progetto vede in campo il governo danese, la municipalità di Hvidovre e lo studio di architettura Urban Power.
“La nuova area contribuirà a creare una delle “zone commerciali più grandi, più verdi e innovative del Nord Europa”, spiega la municipalità di Hvidovre.
Per costruire Holmene si procederà alla bonifica del territorio aggiungendo circa 26 milioni di metri cubi di terra. Circa 2,3 milioni di metri quadrati di isole saranno dedicati alle aree industriali e il resto servirà per paesaggi naturali da sfruttare per sport e tempo libero così come le 11 miglia di piste ciclabili.
L’isola più grande delle nove in cantiere, sarà dedicata allo sviluppo di progetti tecnologici green e alla realizzazione di hub per la produzione di energie rinnovabili nonché alla creazione del più grande impianto di termovalorizzazione del Nord Europa.
In questo impianto verranno trattati e trasformati in biogas e acqua pulita i rifiuti biodegradabili e gli scarti di acqua di 1,5 milioni di abitanti di Copenaghen. 
Previsto anche lo stoccaggio di calore, e la produzione di energia elettrica attraverso un impianto eolico. L’intero sistema genererà circa 300mila Mwh di energia pulita e a garantire la riduzione annuale di almeno 70milla tonnellate di CO2.

Si prevede che, grazie al progetto, saranno creati creerà 380 nuove aziende e oltre 10mila posti di lavoro nei settori biotecnologico, farmaceutico e delle scienze della vita. Secondo Urban Power si tratta della “più grande e ambiziosa bonifica dei terreni in Scandinavia”.
Urban Power ha anche progettato l’incorporazione di una serie di barriere alluvionali intorno alle isole per combattere la minaccia dell’innalzamento del livello del mare e una serie di piccoli isolotti e scogliere che incoraggeranno l’arrivo della la fauna selvatica.
Lo studio di architettura spera che Holmene diventi “il motore di crescita verde della Danimarca” e sostenga la crescita del settore della tecnologia verde.


Ærø, paradiso sostenibile

La piccola isola di Ærø, nella parte meridionale della Danimarca, ha lavorato attivamente negli ultimi 30 anni per promuovere l’uso di energia rinnovabile. Oggi oltre il 55% della produzione è basato su solare, eolico e biomasse con l’obiettivo di arrivare al 100% di produzione da Fer (fonti energia rinnovabile) entro il 2025.
Sull’isola sono presenti 3 impianti di teleriscaldamento, alimentati al 100% da fonti di energia rinnovabile.
L’isola ha una capacità totale di energia eolica di 12 MW con una generazione di energia elettrica annuale di 40 GWh che copre oltre il 120% del consumo totale di elettricità.
La strategia sostenibile dell’isola è fortemente partecipata dalla comunità locale. Le turbine eoliche sono infatti di proprietà di 650 azionisti del posto e di un fondo che investe parte dei suoi profitti in progetti sostenibili destinati alla comunità locale.
Una strategia, quella di Ærø, iniziata nel lontano 1981 con l’istituzione dell’Ufficio dell’energia e dell’ambiente, che si è fatto intermediario nel processo di sviluppo di un parco eolico di proprietà della comunità: solo gli abitanti e le società operanti sull’isola possono comprare azioni.
Le banche locali hanno contribuito a rafforzare questo approccio “bottom up”, facendosi garanti di presti a cittadini e imprese interessati a partecipare al progetto.
Ancora oggi l’Ufficio dell’energia e dell’ambiente sponsorizza buone pratiche sul risparmio energetico, aiuta i cittadini locali nelle richieste di sovvenzioni e pianifica progetti energetici Fer.


Bornholm, l’isola “campione” d’Europa

Nel 2020 Bornholm, a circa 200 km a est di Copenaghen, si è aggiudicata il primo posto e 500mila euro nell’ambito dell’iniziativa EU’s prize for renewable energy islands che premia i risultati ottenuti nella produzione locale da energia rinnovabile sulle isole, anche considerando l’impatto socio-economico.
L’opzione “isola sostenibile” è stata messa sul tavolo quando, alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, gli abitanti di Bornholm si sono messi alla prova puntando su un nuovo modello di sviluppo a seguito di una profonda crisi del settore ittico.
In questi 20 anni sono state installate sul territorio – l’isola è di poco meno di 600 km quadrati – 35 grandi turbine eoliche e impianti che recuperano energia dalla paglia, dal pellet e dai rifiuti. Una rete di smart meter contribuisce, invece, a coordinare i sistemi di riscaldamento evitando sprechi.
Il “vecchio” cavo sottomarino, che partiva dalla Svezia e alimentava fino primi anni Novanta l’energia di Bornholm, è diventato, nel tempo, ancillare rispetto agli hub che producono energie rinnovabili: attualmente fornisce solo un terzo dell’elettricità a fronte del 40% prodotta dall’eolico e del 20% prodotta da combustione del legno. C’è poi un impianto di biogas che garantisce il 4% e uno di solare fotovoltaico che genera il 3%.
Infine l’80% delle famiglie si riscalda con un sistema idrico alimentato dalla combustione di paglia, biogas, trucioli di legno e rifiuti.


Danimarca carbon free e green job

Le iniziative delineate vanno contestualizzate in un quadro più ampio. Negli ultimi venti anni i governi danesi si sono impegnati a mettere in campo strategie per avviare il processo di decarbonizzazione del Paese, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 70% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e delineare un nuovo modello di sviluppo che valorizzi anche nuove competenze e professioni innovative.
La Danimarca si muove velocemente sulla strada della transizione ecologica non solo per determinare benefici sull’ambiente ma anche per rilanciare occupazione ad alto valore aggiunto.
Secondo la Federazione nazionale dei lavoratori (Fagligt Fælles Forbund, 3F) e il Consiglio economico del movimento dei lavoratori (Arbejderbevægelsens Erhvervsråd – AE) nei prossimi 30 anni potranno essere creati fino a 380.000 nuovi posti di lavoro, di cui 17.000 (pari al 4,5%) permanenti, aumentando gli investimenti in progetti di sostenibilità ambientale. Secondo 3F, “la transizione verde è una necessità morale ed economica assoluta. Se agiamo con saggezza, ciò potrebbe anche garantire una maggiore creazione di posti di lavoro in tutto il Paese”. 
3F e AE hanno già identificato i progetti chiave su cui investire anche per aumentare i green jobs: questi includono la realizzazione di parchi eolici off-shore (4,2 GW) e on-shore (2,3 GW), la sostituzione delle caldaie a gas e petrolio con pompe di calore e l’estensione della rete di teleriscaldamento. Sul tavolo anche interventi per nuovi impianti di selezione dei rifiuti, la creazione di bio-raffinerie e la costruzione di 120 impianti a biogas.
L’investimento complessivo per questi interventi è stimato a 37,5 miliardi di euro, gran parte dei quali concentrati nei prossimi dieci anni.