In questa settimana che scegliamo di dedicare alle donne, in direzione #8marzo, scopriamo oggi grazie allo studio ’Diversity & Inclusion 2020’, realizzato da da IIA – Associazione italiana delle imprese insurtech (assicurazioni) e Valore D, associazione di imprese in Italia impegnata per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva, quanta strada bisogna ancora percorrere per raggiungere l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030, dedicato alla gender equality.
In sintesi, nel settore assicurativo, siamo ancora molto lontani:il 71.7% delle donne nelle aziende italiane sono posizionate a livello di Impiegato.
“Il raggiungimento della parità di genere in termini sia di leadership che retribuitivi è uno dei temi chiave su cui Valore D insiste sin dalle sue origini. Per ridefinire policy efficaci in materia di promozione dell’occupazione femminile è necessario anzitutto partire dal principio di misurabilità, concetto alla base dell’Inclusion Impact Index®”, commenta Barbara Falcomer, Direttrice Generale Valore D. “Ci auguriamo che sempre più realtà in Italia accolgano questo strumento per contribuire fattivamente al miglioramento del contesto occupazionale delle donne italiane.”.
Ecco i principali risultati di questo studio:
I dati emersi mostrano che quasi la metà (48.1%) del personale aziendale è composto da donne, ma nonostante questa quasi parità, la maggior parte delle donne sono posizionate a livello di Impiegato, mentre a livello Dirigente e Quadro le donne sono in numero inferiore rispetto agli uomini, sia nel confronto diretto con gli uomini (52.6% delle donne Impiegato vs 47.4% degli uomini), sia osservando solo il genere femminile (71.7% del totale delle donne è impiegata).
Solo un terzo della prima linea (i dipendenti/manager che hanno contatto con i clienti) delle società in analisi è costituito da donne (29.3%), risultato abbastanza lontano dal raggiungimento della parità, e nei Consigli di Amministrazione delle stesse è presente il 27.9% di donne tra i consiglieri; tra queste, il 66.7% delle consigliere ricoprono ruoli non-executive, cioè sono di solito esterni alla società.
La maggior parte delle donne neo-assunte nel 2019 sono approdate a livello impiegatizio (87.4%) e gli ingressi hanno riguardato per poco più della metà (54.7%) le giovani tra i 18 e i 29 anni.
Il part-time e lo smart working risultano essere le soluzioni principalmente adoperate dalle donne, nonostante i contratti part-time non siano estremamente diffusi (solo l’11%); anche il tema del congedo parentale facoltativo è appannaggio quasi esclusivo delle donne (91.1%): questo, e i precedenti argomenti, evidenziano quanto i carichi di cura ricadano ancora prepotentemente sulle donne e talvolta diventino il motivo per l’abbandono della carriera professionale.
Infine, gli indicatori sul Pay gap (le differenze retributive) riportano un divario ancora piuttosto consistente, anche più rispetto ai dati Index e a quelli Eurostat, che per il settore privato riscontrano rispettivamente il 17.3% e il 17.0% nell’analisi del settore privato.
“Questa ricerca – commenta Gerardo Di Francesco, Segretario Generale di Italian Insurtech Association – ci mostra che abbiamo non solo la necessità di avere più talenti femminili nel settore assicurativo, ma che il settore ha l’urgenza di creare politiche aziendali che consentano a tali talenti di avere il loro spazio e di crescere. Bisogna colmare un gap che è prima di tutto culturale e che rischia di bloccare uno sviluppo che sia realmente ricco e innovativo, perché non esiste “innovazione” senza “diversità”, non si può innovare senza cogliere le opportunità che le differenze ci mettono davanti.”
Photo by CoWomen