Una recente ricerca condotta da Asterys, società internazionale di sviluppo organizzativo, ha analizzato lo stato del benessere in azienda e il rapporto tra modelli organizzativi e le esigenze emergenti dei lavoratori. È emerso come le dinamiche nocive all’interno delle imprese abbiano un impatto significativo sulla salute e sul benessere dei dipendenti: l’81% delle persone parla di conseguenze negative, mentre meno della metà, soltanto il 47%, dichiara di avere l’opportunità per potere esprimere il proprio potenziale.
Queste e altre considerazioni si trovano nel libro 5 Principi per prosperare nella complessità, scritto da Giovanna D’Alessio e Stefano Petti, partner di Asterys: il testo esprime con chiarezza la necessità di adottare nuovi approcci nell’organizzazione aziendale, per garantire un ambiente più sano, sostenibile e comunque di successo.
L’indagine, che ha coinvolto 600 dipendenti, manager ed executive italiani, sottolinea l’urgenza di ripensare i modelli organizzativi esistenti per garantire un ambiente lavorativo più favorevole.
Dalla struttura tradizionale verso un’organizzazione centrata sulla persona
Lo studio ha rivelato (e confermato) che la struttura aziendale tradizionale, basata sulla gerarchia verticale, è ancora predominante in Italia, con il 71% delle aziende che adotta questo modello. In tale contesto, le decisioni chiave sono prese al vertice, mentre i cosiddetti manager di linea hanno prevalentemente un ruolo di controllo sui dipendenti. Solo il 25% delle aziende presenta una struttura meno gerarchica, in cui le decisioni vengono prese dal management e dai team leader, ma dove i dipendenti godono di un certo livello di autonomia. Ancora più rara è la presenza di aziende piatte, dove il 4% del campione indica che i membri dei gruppi prendono decisioni autonomamente e il monitoraggio è affidato all’intero team.
L’analisi condotta da Asterys mette in luce la necessità di una trasformazione verso modelli organizzativi maggiormente centrati sulla persona, agili e in grado di affrontare le sfide attuali e future. Questo è il cuore dei 5 principi per prosperare nella complessità, che sono alla base di un approccio manageriale e di sviluppo agile fondato su: orientamento allo scopo e ai valori, auto-organizzazione, equalità, trasparenza e adattività.
Giovanna D’Alessio, nel proporre l’adozione di un modello organizzativo centrato sulla persona e senza gerarchia, chiamato AEquacy, può portare ad esempio alcune imprese che l’hanno già adottato con successo. Lo conferma Simona Liguoro, Direttrice delle Risorse Umane di Nespresso Italia, che è stata promotrice di un processo di cambiamento che ha progressivamente coinvolto l’intera azienda: “in ogni team abbiamo visto come l’autodeterminazione delle persone migliora e fa la differenza, con un maggiore coinvolgimento e dedizione”.
Giovanna e Stefano spiegano come avviene il viaggio di trasformazione di un’azienda, da nociva a virtuosa, secondo i 5 principi che sono alla base di AEquacy:
- Orientamento allo scopo e ai valori: garantire che tutti i dipendenti siano allineati ispira maggiore impegno e senso di appartenenza.
- Auto-organizzazione: decentralizzare il potere decisionale e promuovere team autonomi stimola la creatività e l’innovazione.
- Equalità: promuovere un ambiente caratterizzato da uguaglianza ed equità riduce dinamiche nocive, come la competizione interna.
- Trasparenza: la chiarezza nelle comunicazioni favorisce un clima di collaborazione e responsabilità.
- Adattività: l’azienda si adatta rapidamente ai cambiamenti del mercato grazie a una mentalità flessibile e a un impegno costante nell’apprendimento e nell’innovazione.
L’impatto sul benessere e sulla produttività
I dati dimostrano chiaramente come una serie di comportamenti all’interno delle aziende italiane rappresentino una minaccia tangibile sia per il benessere dei dipendenti che per la produttività complessiva. Nella ricerca di Asterys, il 50% del campione ha riportato la presenza costante o frequente di competizione interna e carichi di lavoro eccessivi: fra il 41% e il 48% segnalano l’eccessiva burocrazia, il lavorare per compartimenti stagni, la focalizzazione sul breve termine accanto a processi spesso inutili e farraginosi, fino alla disattenzione riguardo alle esigenze dei dipendenti.
Sono tutti elementi che contribuiscono a creare un ambiente lavorativo poco sano, dove il 91% degli intervistati riporta diverse conseguenze negative: nervosismo, carichi di lavoro eccessivi, stress prolungato, ore di lavoro improduttivo e diminuzione delle prestazioni.
La ricerca evidenzia inoltre che troppa energia aziendale è dissipata in attività non produttive: ciò significa che diverse risorse vengono sprecate in compiti che non solo non creano valore per l’azienda, ma danneggiano anche le prestazioni e il benessere dei dipendenti nel lungo periodo. I quali hanno parlato con chiarezza delle modalità di lavoro desiderate.
La maggioranza ha infatti espresso il desiderio di vedere garantite pari opportunità per esprimere il proprio potenziale, seguito dalla richiesta di relazioni basate su fiducia e partnership, e da aree di responsabilità chiare e condivise nel gruppo di appartenenza. Infine, se l’aumento dello stipendio rappresenta la motivazione principale per cambiare lavoro o azienda per la maggior parte (55%), circa un terzo degli intervistati ha fatto emergere altri fattori importanti che influenzano tale decisione: cercare un contesto meritocratico ed equo, svolgere un lavoro più significativo e appagante, poter scegliere il luogo di lavoro, far parte di una cultura organizzativa sana e allineata con i propri valori.
Per i due autori del libro, i 5 principi aprono la strada verso un tempo di sostanziale cambiamento all’interno delle aziende, promettendo innovazione, crescita e realizzazione: e questo vale tanto per le imprese quanto per le persone. È altresì un invito a lasciare alle spalle le gerarchie tradizionali, per abbracciare un futuro più sostenibile e prospero.
Il modello organizzativo AEquacy