Nei prossimi anni, il bisogno di cibo non potrà che crescere: se, come si prevede, entro il 2050 la popolazione globale raggiungerà 9,1 miliardi di persone, la richiesta di cibo sarà del 70% in più.
Ciò pone un problema che riguarda gli imballaggi ovvero il ‘packaging’: da un lato gli imballaggi alimentari svolgono un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento delle risorse in tutto il mondo, dall’altro hanno sicuramente un impatto sul clima e sulle limitate risorse del pianeta.
E’ necessario trovare un compromesso tra il bisogno di cibo e la salvaguardia della Terra.
A spiegarlo è Adolfo Orive, CEO di Tetra Pak, il principale fornitore mondiale di imballaggi per alimenti come latte, zuppe, succhi di frutta e altri prodotti liquidi e azienda produttrice di macchinari per il trattamento e il confezionamento degli alimenti. “Non dobbiamo trovarci a scegliere tra proteggere l’ambiente e la soddisfare il crescente bisogno di cibo. Gli imballaggi alimentari possono svolgere un ruolo importante nel creare questo equilibrio”.
Quali caratteristiche deve avere il food packaging del futuro perché sia sostenibile e rispetti questo balance? 5 sono le aree di sfida che richiedono azioni coerenti.
MATERIA PRIMA E RISORSE: ripensare il prodotto nella direzione di sostituire la plastica a base fossile e l’alluminio con materiali provenientI da fonti responsabili. I materiali rinnovabili di origine vegetale possono ridurre le emissioni di carbonio e proteggere la biodiversità e gli ecosistemi naturali
PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE: ridurre le emissioni di gas serra attraverso l’utilizzo di energia e materiali rinnovabili per la produzione del packaging e attraverso una distribuzione dei prodotti pensata in quest’ottica
PROTEZIONE DEGLI ALIMENTI E CONSUMI: assicurare la disponibilità di cibo di qualità per la popolazione in crescita attraverso l’utilizzo di tecnologie avanzate per la lavorazione degli alimenti e della loro protezione
RICICLO: migliorare il riciclo dell’imballaggio anche attraverso costruzione di sistemi integrati per sostenere la raccolta, lo smistamento
FINE DEL CICLO DI VITA: ridurre l’impatto della fine del ciclo di vita del packaging sull’ambiente utilizzando imballaggi a base di carta, con i quali si minimizza la quantità di plastica usata e si aumenta la quota di materiali rinnovabili
Si evince che per migliorare radicalmente le condizioni ambientali, mitigare il cambiamento climatico e proteggere la natura, va posta l’attenzione sull’’intero ciclo di vita del packaging non solo sul suo riciclo. Una delle motivazioni centrali a sostegno di questa tesi va attribuita al fatto che i singoli Stati hanno, al loro interno, diversi livelli di infrastrutture destinate al riciclo e che solo una frazione dei rifiuti finisce per essere riusata.
Rispetto a questo le materie prime e l’impatto del carbonio dell’imballaggio sull’ambiente acquisiscono un valore prioritario.
Studi comparativi dimostrano che le confezioni in cartone hanno un’impronta di carbonio inferiore rispetto alle confezioni alternative.
INDUSTRIA DEL CARTONE E IMPRONTA DI CARBONIO
Tony Hitchin, Direttore Generale di Pro Carton – Associazione Europea che riunisce i produttori di cartone e cartoncino – in occasione dell’uscita dello studio Carbon Footprint of Carton Packaging 2019 condotto insieme all’Istituto di Ricerca Svedese (RISE) ha dichiarato che “I cartoni sono una delle forme di imballaggio più ecocompatibili. Il cartoncino è una materia prima rinnovabile capace di immagazzinare carbonio e il riciclaggio ritarda la restituzione di CO2 nell’atmosfera. Secondo il censimento europeo dei gas serra, le foreste dei 28 paesi dell’UE sono autentici depositi di carbonio, con un assorbimento di CO2 che tra il 1990 e il 2014 è aumentato di oltre il 19%”.
La ricerca copre l’impatto del carbonio in tutto il suo ciclo di vita, tenendo conto sia delle emissioni di gas serra derivanti da fonti fossili non rinnovabili, come il petrolio e il carbone, sia le emissioni biogeniche di gas serra e quelle provenienti da fonti rinnovabili, come piante e alberi, nonché gli assorbimenti e le emissioni direttamente derivanti dal cambiamento della destinazione d’uso del terreno.
Secondo ll’indagine l’industria degli imballaggi di cartone ha migliorato la propria impronta di carbonio di circa il 9% rispetto all’ultimo rapporto pubblicato nel 2015 (Fonte: La Stampa).
Le 5 sfide e Tetra Pak: quale match
Partiamo dal fatto che l’imballaggio Tetra Pak è costituito per circa il 70% da cartone e che la materia prima proviene da foreste gestite secondo rigorosi standard ambientali, che si rigenerano, assorbendo anidride carbonica man mano che crescono (il cosiddetto approvvigionamento responsabile). L’azienda sta inoltre lavorando nella direzione di ridurre l’uso di alluminio e plastica nei prodotti. Tra le iniziative messe in campo ha realizzato cannucce di carta sui cartoni per bevande in Europa e presto sperimenteranno il loro primo imballaggio utilizzando un’alternativa alla barriera di alluminio.
La strategia di sostenibilità adottata evolve il concetto di economia circolare in un’economia circolare a basse emissioni di carbonio, andare oltre il riciclo e riuso e includere l’impatto del carbonio delle materie prime e della produzione.
Dal 2020 l’azienda si è impegnata a raggiungere un livello di emissioni di gas serra pari a zero nelle loro attività e a utilizzare il 100% di elettricità rinnovabile entro il 2030, con l’ambizione di raggiungere un livello di emissioni di gas serra pari a zero per l’intera catena del valore entro il 2050.
Sul fronte dello spreco alimentare e della conservazione è lo stesso CEO a puntualizzare che “Le nostre tecnologie di lavorazione prolungano la durata di conservazione degli alimenti e mantengono gli alimenti deperibili nutrienti, senza bisogno di refrigerazione o conservanti”.
Infine “End of Life” per Tetra Pak significa che tutti i cartoni per bevande possono essere raccolti per il riciclo e niente deve diventare rifiuto o essere avviato in discarica Questo avviene grazie alla collaborazione con clienti, società di gestione dei rifiuti, comuni, associazioni di settore e fornitori di attrezzature.
“Creare il future food packaging non sarà facile e non avverrà dall’oggi al domani. Ma rimaniamo pienamente impegnati verso questo obiettivo”, conclude Adolfo Orive. “La promessa del nostro marchio ci motiva ogni giorno mentre continuiamo a fare rapidi progressi in un percorso di sostenibilità iniziato molti anni fa. È un impegno continuo che include il contributo alla garanzia della sicurezza degli alimenti, la garanzia di una catena del valore responsabile, la promozione della diversità e dell’inclusione, il contributo a un’economia circolare a basse emissioni di carbonio e altro ancora”.