La lotta agli sprechi è per Berlino una cosa molto seria e non secondaria: per ridurre drasticamente i rifiuti, l’amministrazione comunale ha appena aperto una struttura che sarà la prima di una serie: un grande magazzino statale di 7mila metri quadri che vende articoli che altrimenti potrebbero essere buttati via e che funge da centro educativo incoraggiando la riparazione e il riutilizzo.
Il centro, chiamato B-Wa(h)renhaus (un gioco di parole intraducibile che significa sia grande magazzino che “casa di conservazione”), vende abbigliamento usato e riciclato, mobili, telefoni e altri prodotti elettronici. Nel tentativo di allargare la clientela e andare oltre le solite persone che già frequentano i negozi di seconda mano, anche la posizione del negozio è significativa, si trova infatti all’interno di uno dei più celebri grandi magazzini di Berlino, il Karstadt del quartiere di Kreuzberg.
A breve, altri tre o quattro di questi negozi del riuso sorgeranno in altre aree di Berlino: l’ambizione più a lungo termine, secondo il piano regolatore dei rifiuti 2020-2030 della città, è di aprire un negozio di questo tipo in ognuno dei 12 quartieri di Berlino.
Questi store comunali (che hanno già delle controparti su scala ridotta in città come Amburgo e Vienna) non saranno solo dei normali mercati dell’usato progettati per evitare che i beni utilizzabili finiscano nelle discariche. Secondo il comunicato stampa della città, Berlino spera di utilizzare i negozi per ” radicare il riutilizzo dei beni usati nella società urbana”, funzionando come centri per educare e diffondere consigli sul riutilizzo – soprattutto alle fasce di pubblico che attualmente non sono molto coinvolte nell’economia circolare. L’iniziativa fa parte di un piano più ampio della coalizione centro-sinistra/verde/sinistra dominante a Berlino, che mira a ridurre gli sprechi in tutti i settori dell’economia della città.
Secondo gli standard internazionali, i sistemi di recupero di Berlino sono già abbastanza buoni. Attualmente Berlino ricicla il 49% dei “rifiuti edilizi minerali” – materiali come cemento, mattoni e gesso che storicamente hanno costituito la maggior parte dei rifiuti della città. Dal 2008, la città è anche riuscita a ridurre di 11 chili (24,3 libbre) i rifiuti domestici annuali per abitante. L’amministrazione comunale vuole migliorare ulteriormente questi obiettivi nel prossimo decennio.
Per quanto riguarda le famiglie, un migliore riutilizzo dei beni potrebbe fare la differenza nel raggiungimento di questo obiettivo. La città stima che l’8% dei beni elettronici gettati via dalle famiglie e dalle piccole imprese berlinesi sono riutilizzabili, insieme al 6% degli oggetti ingombranti, del legno e del metallo di scarto. Non sarà però possibile evitare che questi oggetti finiscano nella spazzatura, senza un reale impegno a cambiare le abitudini da parte di un’ampia fascia della popolazione. Attualmente, tra i più propensi a riutilizzare o ad acquistare oggetti di seconda mano vi sono i più poveri e soprattutto gli eco-consapevoli.
Il piano della città mostra quanta differenza farebbe un impegno a raggiungere altre fasce della popolazione. Esso modella due possibili livelli di impegno pubblico per la riduzione dei rifiuti: uno “scenario di base” in cui un terzo dei berlinesi collabora pienamente con le linee guida, e uno “scenario ecologico” in cui tra la metà e i due terzi dei berlinesi seguono le regole alla lettera. Se la città raggiunge lo “scenario ecologico”, potrebbe ridurre la spazzatura della città di 5,5 kg per abitante più di 5,5 kg all’anno rispetto allo scenario di base. Inoltre, garantirebbe che altri 17 chili in più a persona vengano riciclati piuttosto che finire in una discarica.
Gli sforzi della città per arrivare a quest’ultimo scenario sono iniziati con iniziative semplici per espandere il mercato dell’usato. “Tre anni fa abbiamo iniziato a raccogliere tutti i tipi di beni usati che la gente ha nelle cantine o nelle soffitte”, dice la portavoce della città Dorothee Winden. “Cose che sono ben conservate e funzionanti, ma che non vengono più usate”. L’obiettivo è quello di dare a queste cose una nuova vita con qualcuno che possa usarle”.
Leggi di più nell’articolo originale di Feargus O’Sullivan su CityLab (Bloomberg).
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