Dal 21 al 30 aprile, a Ottawa, Canada, i rappresentanti di oltre 190 Paesi hanno affrontato il quarto round di discussioni sul Trattato globale sull’inquinamento da plastica. Una trattativa cruciale per l’ambiente che gioca un decisivo tiro alla fune per stabilire se includere norme vincolanti volte a frenare la produzione e la dispersione di rifiuti plastici, oppure dare priorità agli interessi dei produttori di polimeri e petrolio.
Iniziati nel marzo 2022 con l’adozione della risoluzione 5/14 dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente – UNEA, i lavori hanno portato alla creazione di un Comitato negoziale intergovernativo – INC, incaricato di elaborare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante.
L’INC si prefigge di concludere il suo mandato entro fine del 2024, con il trattato pronto per la ratifica. Il trattato mira a coprire l’intero ciclo di vita della plastica, dalla progettazione alla produzione, fino allo smaltimento.
Il Comitato naviga tra divisioni profonde, con alcuni Paesi che spingono per standard rigorosi e limiti alla produzione, mentre altri sono inclini a sostenere le richieste dell’industria petrochimica, favorevoli a soluzioni meno stringenti come il riciclaggio, spesso etichettato dagli ambientalisti come “soluzione fallace”. Il dibattito si focalizza non solo sulla necessità di regolamentazioni efficaci, ma anche sul modo in cui queste possano essere implementate globalmente senza ostacolare gli interessi economici, mantenendo un equilibrio tra sviluppo industriale e protezione ambientale.
Perché è necessario un trattato globale sull’inquinamento della plastica
L’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, sottolinea che il rapido aumento dei livelli di inquinamento da plastica rappresenta una grave minaccia ambientale a livello globale. Minaccia che impatta su tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile: ambientale, sociale, economico e sanitario.
“Non riusciremo a uscire dalla crisi dell’inquinamento da plastica con il riciclo: abbiamo bisogno di una trasformazione sistemica per realizzare la transizione verso un’economia circolare”
Inger Andersen, direttrice esecutiva UNEP.
Ogni anno si producono circa 400 mln di tonn di rifiuti di plastica a livello mondiale, ma solo il 10% di questi viene riciclato. Senza interventi adeguati, l’UNEP prevede che la quantità di rifiuti di plastica nei fiumi e nei mari potrebbe triplicare entro il 2040.
Si acquistano un milione di bottiglie di plastica al minuto e si utilizzano fino a 5.000 miliardi di sacchetti di plastica all’anno. La metà della plastica prodotta è monouso.
Dati su produzione e gestione dei rifiuti
Secondo la Organization for Economic Co-operation, la produzione globale di plastica è cresciuta significativamente, passando da 234mln di tonn nel 2000 a 460mln di tonn nel 2019. Di conseguenza, anche i rifiuti di plastica sono aumentati, passando da 156mln di tonn a 353mln di tonn. Globalmente, circa la metà di questi rifiuti finisce nelle discariche, un quinto viene incenerito, a volte per generare elettricità, e solo quasi un decimo viene riciclato. Più di un quinto dei rifiuti è gestito in modo inadeguato, finendo in luoghi non appropriati.
Due fronti contrapposti nelle trattative
a) La coalizione della grande ambizione
Fin dall’inizio delle trattative, è emersa una frattura significativa tra due gruppi principali. La “Coalizione della grande ambizione“, guidata da oltre 60 paesi come Norvegia e Ruanda, spinge per regole stringenti a livello globale, mirando principalmente a imporre un limite alla produzione globale di plastica. Questo gruppo è sostenuto da organizzazioni ambientaliste come Greenpeace e il Center for International Environmental Law – CIEL, che richiedono una riduzione del 75% della produzione di plastica entro il 2040 rispetto ai livelli del 2019 per contrastare l’inquinamento degli oceani e realizzare gli obiettivi climatici globali.
b) La coalizione globale per la sostenibilità della plastica
In contrasto, la “Coalizione Globale per la Sostenibilità della Plastica“, comprendente Paesi il cui PIL dipende fortemente dalle industrie fossili e chimiche come Arabia Saudita, Russia, Iran, Cuba, Cina e Bahrein, si oppone ai limiti alla produzione. Questo gruppo preferisce un trattato che regoli principalmente la gestione dei rifiuti e il riciclaggio, lasciando ai singoli paesi la libertà di stabilire i propri obiettivi ambientali.
L’influenza dell’industria petrochimica sulle discussioni è una preoccupazione crescente, evidenziata dal notevole aumento dei partecipanti legati all’industria della plastica nelle trattative, con un incremento del 37% rispetto al round precedente. Lobbisti promuovono il riciclaggio come soluzione principale, nonostante le critiche delle ONG che lo considerano una “soluzione fallace”.
La complessità del dibattito sulla plastica
Il dibattito è complesso e pieno di sfide e riflette una gamma di preoccupazioni e benefici legati all’uso della plastica.
Il Vinyl Institute ha evidenziato come le plastiche possano salvare vite, cercando di migliorare l’immagine di un’industria spesso percepita solo come dannosa. Ha sottolineato il ruolo positivo della plastica, in particolare nella medicina moderna, dove materiali come il PVC sono essenziali per conservare il sangue e altri fluidi vitali, e nel minimizzare lo spreco alimentare attraverso imballaggi efficaci.
“Ci sarà ancora bisogno di plastica per usi specifici, come le tecnologie per l’energia rinnovabile. Ma c’è un crescente consenso sul fatto che gli usi di breve durata e monouso possono essere eliminati.”
Inger Andersen, direttrice esecutiva U.N.E.P.
Dall’altra parte, ci sono gravi preoccupazioni ambientali e sanitarie. Ricercatori europei hanno rivelato un database di oltre 16.000 sostanze chimiche presenti nelle plastiche, molte delle quali sono legate a rischi di cancro e danni al sistema immunitario. Questo solleva questioni significative sulla sicurezza delle plastiche. Inoltre, la produzione di plastica è criticata per le sue emissioni di gas serra. In risposta a questi problemi, quasi trenta paesi africani hanno adottato misure severe contro le plastiche monouso e gli imballaggi, dimostrando un forte impegno verso la riduzione del consumo di plastica.
Considerazioni che dimostrano la complessità del dibattito su come gestire l’uso della plastica. Mentre le sue applicazioni possono essere cruciali in certi contesti, i rischi ambientali e per la salute che comporta suggeriscono la necessità di un approccio più regolamentato e possibilmente di nuove normative più stringenti.
Prossima tappa: 25 novembre a Busan
I delegati hanno steso una lunga bozza di testo e definito un’agenda formale per il lavoro preparatorio all’ultimo incontro previsto a Busan, Corea del Sud, il 25 novembre.
Questa fase affronterà temi cruciali come il finanziamento del trattato e la limitazione delle sostanze chimiche nocive legate alla plastica.
Rimane tuttavia irrisolta la questione principale sulla possibile limitazione della produzione di plastica. La sessione è stata descritta infatti come deludente da alcuni attivisti ambientali, i quali criticano l’ingombrante influenza dell’industria sulla negoziazione.
Le discussioni recenti sui termini del trattato globale sulla plastica hanno visto la conferma che le disposizioni più ambiziose sono ancora oggetto di negoziazione.
Bjorn Beeler, direttore generale dell’organizzazione no-profit International Pollutants Elimination Network, ha evidenziato il sostegno crescente per gli aspetti legati alla salute. In particolare legati alla creazione di una norma volta a limitare le sostanze chimiche pericolose aggiunte alla plastica.
Un gruppo di esperti è stato incaricato di proporre un framework per identificare i tipi più problematici di plastica e le relative sostanze chimiche. Il team deve anche ragionare su linee guida atte per la ideazione di prodotti che favoriscano il riciclo e il riutilizzo.
Un altro gruppo di lavoro si concentra invece su questioni finanziarie, esplorando modalità di finanziamento per supportare i Paesi in via di sviluppo nell’abbandonare l’uso della plastica monouso.
Mancano otto mesi alla fine del 2024 e sono ancora molti i dettagli da definire per concludere il trattato entro l’anno. L’obiettivo è quello di implementare politiche che disincentivino l’uso di plastica vergine e incoraggino l’utilizzo di materiali riciclati.
Foto di copertina
Foto di copertina Greenpeace Media: Centinaia di attivisti di gruppi della società civile organizzano una mobilitazione di massa in vista dell’inizio dei colloqui dell’INC4 sul Trattato Globale sulla Plastica a Ottawa, chiedendo un trattato forte per porre fine alla crisi della plastica.