Dal 13 al 16 novembre si terrà a Milano la Beautiful Work Week, 4 giorni dedicati ai cambiamenti nel mondo del lavoro, con conferenze, workshop pratici con i giochi seri, connessioni dal vivo in tutto il mondo. L’appuntamento è organizzato da Cocoon Pro, un’azienda innovativa e attiva nella promozione di un nuovo approccio al lavoro, oggi fermo per molti aspetti, al secolo scorso.
In attesa di questo evento, abbiamo incontrato Stelio Verzera, tra i membri fondatori di Cocoon Pro, e gli abbiamo fatto qualche domanda che ci aiuti a capire il futuro del lavoro.
Ciao Stelio, aiutaci a capire quali sono i principali stravolgimenti in corso nel mondo del lavoro attualmente…
“Oggi assistiamo a una transizione fondamentale nel mondo del lavoro, guidata da tre grandi fattori: la digitalizzazione, la crescente consapevolezza ambientale e l’evoluzione delle aspettative dei lavoratori. La digitalizzazione sta ridefinendo non solo il come lavoriamo, ma anche chi può farlo, abbattendo le barriere geografiche e settoriali. Sul fronte ambientale, l’attenzione all’impatto sociale e alla sostenibilità ha portato molte aziende a rivedere i propri modelli operativi, con una spinta crescente verso l’economia circolare. Infine, i lavoratori oggi chiedono un equilibrio migliore tra vita privata e professionale e desiderano un lavoro che sia significativo e non solo produttivo. Kurt Lewin, psicologo sociale, ci ricorda che il cambiamento non è un processo lineare, ma implica una trasformazione radicale dei nostri sistemi sociali, basata sull’interazione tra persone e ambiente. Questi stravolgimenti rappresentano dunque non solo una sfida, ma anche un’opportunità per ripensare il futuro del lavoro e creare ambienti più resilienti e inclusivi”.
Quali sfide ci attendono?
“Le sfide principali per il futuro del lavoro saranno due: adattare le organizzazioni a sistemi socio-tecnici sempre più complessi e affrontare le questioni ambientali e sociali con una prospettiva rigenerativa. Le aziende dovranno integrare tecnologia e persone in un modo che generi valore collettivo, adottando modelli organizzativi agili, capaci di rispondere rapidamente ai cambiamenti. Ma l’innovazione tecnologica, da sola, non sarà sufficiente. Dovremo ripensare il nostro rapporto con il pianeta, superando i modelli di crescita lineare e adottando un approccio rigenerativo. Questa sfida richiede un cambiamento di mentalità, dove il successo economico è misurato non solo in termini di profitto, ma anche di impatto sociale e ambientale. Seguendo la teoria dei sistemi socio-tecnici, il futuro del lavoro sarà determinato dalla capacità di integrare aspetti tecnologici, umani e ambientali in un equilibrio dinamico che rigeneri le risorse e potenzi le persone”.
Cosa si intende per ‘lavoro rigenerativo’?
“Il lavoro rigenerativo è un approccio che va oltre la semplice sostenibilità. Non si limita a ridurre gli impatti negativi, ma mira a rigenerare le risorse, gli ecosistemi e il benessere umano attraverso i processi lavorativi. Questo concetto, ispirato alle teorie di John Fullerton sull’economia rigenerativa, vede l’economia come parte integrante di un sistema più ampio, in cui ambiente, società e individui sono profondamente interconnessi. Il lavoro rigenerativo, quindi, crea valore non solo economico, ma anche sociale e ambientale, mettendo al centro il benessere delle persone e la prosperità degli ecosistemi. In questo modello, le aziende non sono solo attori economici, ma agenti di cambiamento capaci di contribuire attivamente alla rigenerazione del contesto in cui operano. Il lavoro rigenerativo promuove l’innovazione, la collaborazione e la co-creazione, rendendo il lavoro una forza positiva nella trasformazione delle organizzazioni e delle comunità“.
Quanto siamo lontani ancora da questa idea di lavoro, puoi fare degli esempi?
“Sebbene l’idea di lavoro rigenerativo sembri ancora lontana per molte organizzazioni, ci sono già esempi concreti di aziende che stanno adottando pratiche rigenerative. Alcune organizzazioni hanno iniziato a integrare modelli di economia circolare, dove ogni risorsa utilizzata viene rigenerata e reinserita nei processi produttivi, riducendo gli sprechi. Un esempio notevole è quello delle aziende che adottano modelli “zero waste” o che implementano pratiche di agricoltura rigenerativa. Tuttavia, non si tratta solo di pratiche ambientali; anche le dinamiche organizzative interne stanno cambiando. Aziende come Cocoon Pro hanno adottato strutture organizzative emergenti, dove il potere decisionale è distribuito e l’innovazione è promossa a tutti i livelli. Anche se siamo solo all’inizio di questo cambiamento, questi esempi dimostrano che è possibile adottare un modello di lavoro che non solo riduca gli impatti negativi, ma che rigeneri attivamente il capitale umano e ambientale”.
Qual è il primo passo che dovrebbe fare un’azienda per sostenere una trasformazione di questo tipo?
“Il primo passo che un’azienda dovrebbe compiere è quello di adottare una visione olistica del proprio ruolo nel sistema economico e sociale. Questo significa guardare al di là del profitto a breve termine e abbracciare una prospettiva di lungo periodo che consideri l’impatto delle proprie attività su persone, comunità ed ecosistemi. L’azienda deve iniziare rivedendo i propri processi, non solo per minimizzare i danni, ma per creare condizioni che rigenerino risorse e persone. A livello pratico, questo può iniziare con un audit di sostenibilità e un coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholder. Una volta compresa la situazione attuale, l’azienda dovrebbe abbracciare un cambiamento culturale, iniziando a educare il personale sulle pratiche rigenerative e incoraggiando la collaborazione e l’innovazione. Seguire i principi della psicologia sociale di Kurt Lewin – in cui il cambiamento organizzativo viene visto come un processo dinamico e partecipativo – aiuta a creare un ambiente in cui i dipendenti siano parte attiva nella trasformazione, rendendo il cambiamento non solo possibile, ma duraturo”.
Appuntamento con il lavoro rigenerativo alla Beautiful Work Week!