Domani è una parola difficile. E’ il futuro, quello più vicino a noi, quello che possiamo percepire, vivere, nell’arco della nostra esistenza.
Da sempre l’uomo si è interrogato sul suo domani, cercando risposte nelle sibille, nelle religioni, negli esperti, nei visionari, oggi nelle previsioni basate sui dati. Ma la verità, come il Covid ci ha fatto brutalmente capire, è che tutte le previsioni possono essere giuste o sbagliate perché sul futuro incombe sempre l’imprevisto, il cigno nero, che stravolge ogni cosa.
Certo questo non deve portare ad abbandonarci al caso. Piuttosto farci riflettere sul ruolo che possiamo avere come persone, con le nostre competenze anche caratteriali ed emozionali; e con le nostre aziende, organizzazioni con un forte potere di influenza sociale, nello stabilire qualche certezza in questo futuro, in che direzione vorremmo andare.
L’iniziativa Choice Conference 2021 ha fornito un ‘contenitore’ a questa riflessione: in 18 città in 4 continenti decine di persone si sono ritrovate in spazi di coworking, incubatori, associazioni (i local beat), e si sono interrogate su cosa ci stiamo lasciando alle spalle e a cosa stiamo andando incontro, nell’attuale cambio di decade, nel mondo del lavoro.
I risultati sono stati molto interessanti e per certo versi inaspettati e la sintesi potrebbe essere questa: le persone credono che il domani che ci attende sarà migliore del passato e sarà caratterizzato da un positivo equilibrio tra umanità e tecnologia.
In particolare, come mostra la mappa di parole chiave qui sotto, le persone ritengono che il recente passato sia stato caratterizzato da una forte rigidità e individualismo nel mondo del lavoro, capace di arrivare ad estremi come la falsità (delle persone), la costante esposizione al giudizio altrui, che genera sensazione di solitudine, esclusione, adddirittura segregazione. Le organizzazioni sono viste in effetti quasi come una prigione che soffoca le persone piuttosto che valorizzarle. Altri aspetti negativi del lavoro fino a oggi sono stati il pendolarismo, i viaggi di lavoro, la mancanza di flessibilità e un equilibrio con la vita personale.
Il futuro che ci attende sarà, secondo le persone che hanno partecipato ai local beat, esattamente l’opposto, come rivela la mappa seguente. La flessibilità sarà la caratteristica dominante, ma affianco a questa parola ci sono ‘tecnologie’ ed ‘ecosistemi’, quasi a sottolineare come nel tech troveremo gli strumenti per poter lavorare in modo più flessibile e nel modello di ecosistema la forma ideale di collaborazione e di partecipazione alla vita aziendale e sociale.
Insomma, ‘il futuro del lavoro deve essere pensato per le persone. Mentre, la tecnologia deve essere uno strumento per gli esseri umani, non il contrario’, è stato sottolineato.
Emerge un cambio culturale profondo nello stesso concetto di lavoro, che non è più visto come un compartimento stagno all’interno della vita della persona, utile solo per lo stipendio. Il lavoro diventa qualcosa di più alto, in cui le persone esprimono se stesse e possono fare cose in cui credono; non si è più disposti a lavorare per un’azienda in cui non ci si riconosce, che non valorizza le persone, che non rispetta le persone. A livello di modalità lavorative, la convinzione è che lavoro ibrido e lavoro da remoto saranno la normalità.
L’evento The Choice Conference è stato organizzato da Cocoon Pro, un’azienda di ultima generazione dedicata a favorire la creazione di valore reale nell’ecosistema mondiale del lavoro. I suoi clienti sono organizzazioni che desiderano un’evoluzione profonda per rimanere rilevanti, resilienti e risonanti.