Cosa c’è dietro una manager, il fattore Epsilon di Anna Micossi

Passioni e lavoro spesso viaggiano su binari paralleli. Ma a volte accade la magia e traiettorie apparentemente distanti si incontrano, generando e moltiplicando positività

Anna Micossi ha cominciato a interessarsi di sostenibilità ai tempi dell’università e sulla responsabilità sociale d’impresa ci ha fatto anche la tesi, in Marketing e Comunicazione, conseguita con lode,  e che le ha permesso di muovere i primi passi professionali in Ethos, divisione della società di consulenza Lorien Consulting, specializzata in progetti e servizi legati al tema della corporate social responsibility (CSR). Qui ha avuto modo di formarsi nella realizzazione di attività di CSR, di fundraising per cause sociali, di marketing e comunicazione in questo specifico settore.

‘Il mio primo lavoro è stato legato a questa mia grande passione, sono stata in Ethos due anni e mezzo – dice Anna – questo mi ha permesso di conoscere tante associazioni e tante aziende che facevano progetti di questo tipo già allora, parliamo di circa 15 anni fa. Abbiamo seguito progetti e clienti importanti, ad esempio per Mediaset avevo seguito La Fabbrica del sorriso quando è nata. E’ stata quindi una passione nata quasi per caso, ma che mi ha subito conquistato.”

“Nello stesso periodo anche il mio papà con un gruppo di suoi amici imprenditori e manager, aveva dato vita a una no profit per fare charity ‘in un altro modo’: pensavano che tutto quello che viene donato dalle persone e dalle imprese per una causa sociale deve arrivare totalmente alla causa stessa e non assottigliarsi lungo strada per sostenere una struttura.”

Così è nata Epsilon, un’associazione onlus che aiuta i bambini disagiati in Paesi in via di sviluppo in ambiti quali alimentazione, sanità e istruzione. 

Erano 5 super manager, con buone intenzioni, ma senza una conoscenza specifica del mondo della responsabilità sociale e del marketing associato alle cause sociali. – racconta Anna affettuosamente – allora il mio papà mi chiese se potevo dare una mano, un po’ perché avevo questa sensibilità, un po’ perché conoscevo un sacco di associazioni che potevano essere coinvolte nei progetti. All’inizio infatti, non avevamo ancora una rete di contatti locali come abbiamo oggi, essenziali per i nostri progetti, per cui ci serviva appoggiarci proprio ad associazioni già operanti in quei territori. Così è iniziato tutto, col tempo ci siamo creati una rete di soggetti locali in Africa, India e Sud America con cui teniamo le relazioni e sviluppiamo i progetti. Ci vogliono anni perché questo avvenga, perché è molto difficile mantenere le comunicazioni con queste persone.

All’inizio si andava avanti con i soldi donati dei soci fondatori, poi abbiamo cominciato a fare raccolta fondi, abbiamo partecipato a qualche bando, ci arriva un po’ dal 5×1000. Nel tempo anche il mio ruolo e impegno è cresciuto, oggi sono Segretario Generale, che suona pomposo, ma in realtà sono semplicemente uno dei factotum dell’associazione!”

Anna nella sede dell’associazione

“E’ piuttosto impegnativo, considerato che io come gli altri soci, siamo tutti volontari effettivi, abbiamo un lavoro, una famiglia, tante volte in questi anni mi sono chiesta se sarei riuscita a portare avanti questo impegno, è complicato conciliare tutto. Ma poi,  come si fa? Oramai ci sono progetti che dipendono da noi, tipo il centro nutrizionale in Ruanda dove ci sono circa 100 bambini malnutriti, alcune scuole in Togo, che possono andare avanti solo grazie a noi, non si può rinunciare. Per fortuna ho trovato anche nuove persone, un po’ di amiche,  e nuove energie da coinvolgere, compreso un nuovo Presidente, che è una figura importantissima per le pubbliche relazioni”. 

Cosa fa Epsilon

Nata nel 2004, Epsilon si concentra sulla realizzazione di progetti piccoli, realizzabili velocemente, e misurabili. La lettera greca Epsilon, utilizzata in matematica per definire cose piccole, era stata scelta per riferirsi a questo.

Altro elemento costitutivo è stato quello di avere zero spese generali. Il 100% dei fondi raccolti viene destinato ai progetti. Ogni socio impegnato, oltre a dedicare il suo tempo, copre le sue spese, anche di eventuali viaggi all’estero, con i propri mezzi. A oggi ha realizzato 125 progetti, aiutando 425.000 bambini grazie a donazioni per 2.250.000 euro.

Conciliare passioni e carriera da manager

Anna Micossi è un manager in comunicazione e marketing e ha lavorato in questi anni per Fiera Milano, Smau, Gruppo Digital360, Cerved. Tutte aziende piuttosto impegnative.

Come hai fatto Anna a conciliare la tua professione con la famiglia e l’attività per Epsilon?

“E’ una passione. E’ molto impegnativo, ma è il cuore che ti porta oltre l’ostacolo. Io dedico a Epsilon tanto tempo, i fine settimana, tutto l’anno, anche perché quando hai sponsor devi tenere una certa rendicontazione, i progetti vanno seguiti, mi scrivo continuamente su Whatsapp con i referenti locali. Poi ci sono i viaggi. Ho fatto il mio primo viaggio in Togo per Epsilon nel 2007, sono andata con un’equipe di ortopedici del Gaetano Pini e ho vissuto un’esperienza indimenticabile, entravo in sala operatoria con loro, in situazione molto spartane, all’epoca lì non avevano neanche l’anestesia generale. Quando sono tornata volevo persino iscrivermi a Medicina. Sono stata diverse volte in Togo e in Paesi vicini, poi sono stata diverse volte in Ruanda, negli anni successivi al drammatico genocidio, c’era ancora una situazione molto tesa. Sono posti pazzeschi e quando ci vai diventano esperienze indimenticabili rispetto alle quali non puoi più rimanere indifferente. Presto andrò in India, appena si potrà di nuovo viaggiare, anzi sto cominciando a organizzare anche per gli altri, perché diversi nostri sponsor vorrebbero mandare qualche loro dipendente, per vedere i progetti e rendere tutta l’azienda più partecipe dell’iniziativa.”

Anna Micossi in Togo ‘L’ho fatta l’anno scorso quando sono stata a visitare il complesso scolastico costruito da Epsilon che oggi conta 7 scuole – dalla scuola materna al liceo – e 2.000 studenti tra i 3 e i 18 anni. Questa e’ una bambina della scuola elementare del villaggio di Tchebebe (centro Togo).

Da circa 5 mesi Anna Micossi è diventata il capo della comunicazione del Gruppo Fedrigoni, uno dei più importanti produttori di carta al mondo 3.000 dipendenti in 16 stabilimenti tra Italia, Spagna, Brasile e Stati Uniti e 25.000 referenze in catalogo vende e distribuisce in quasi tutto il mondo. Una storia, come Gruppo, di 130 anni, anche se una delle sue società, la Fabriano, ha ben 750 anni. “Un’azienda straodinaria – dice Anna – mi emoziono ogni volta che entro negli uffici, è così diverso dal mondo digitale al quale ero abituata. E’ tutto molto più tattile, una specie di esperienza dei sensi”.

Ma come si concilia il lavoro in una società che fa carta, considerata un settore ad alto impatto ambientale, con la tua sensibilità verso la sostenibilità?

“In realtà proprio perché è un’industria ad alto impatto ambientale, già da molti anni è un settore sotto osservazione e che deve seguire precise direttive. – risponde Anna – Il mondo della carta è per necessità un mondo che investe tanto in tema di sostenibilità proprio perché ha tanti parti del processo che sono ‘critiche’: la materia prima, la cellulosa, che origine ha, le emissioni di Co2, l’utilizzo dell’acqua nel processo produttivo, e così via. Per questo tutte le aziende del settore sono molto attente a questi aspetti e alle certificazioni, una ad esempio e’ la FSC, che riguarda la corretta gestione forestale e la tracciabilita’ dei prodotti derivati. 

Fedrigoni ha sempre fatto tanto, ma ha sempre comunicato poco questo suo impegno, come altre aziende. Oggi per una serie di motivi è diventato importante anche comunicarlo all’esterno, da un lato non è più un’azienda familiare essendo stata acquisita nel 2018 da Bain Capital Private Equity, società di investimento globale, e quindi deve rendere conto anche agli investitori di come gestisce il suo impatto ambientale; ha un progetto di crescita ambizioso e l’impegno sulla sostenibilità oggi è sempre più un tema chiave per tutti gli stakeholder. Dall’altro lato, il tema della sostenibilità è diventato fondamentale per il cliente finale e per tutte le aziende clienti: clienti del fashion per esempio, che fanno con noi tutto, dal packaging alle shopping bag e i cataloghi, ci chiedono che la carta sia riciclata o abbia una certa percentuale di materiale riciclabile all’interno, che la materia prima sia certificata, che tutta la catena dei nostri fornitori risponda a certi requisiti…Insomma, ci sono tanti aspetti da considerare, per cui la sostenibilità d’ora in avanti sarà sempre più importante, più strutturata e più comunicata.

Personalmente sono entusiasta, quindi, di lavorare in questa azienda proprio in questo momento perché mi permette di ritornare alla mia grande passione per la responsabilità sociale d’impresa e per la sostenibilità. E’ bello quando nella vita possiamo unire le nostre passioni con il lavoro, tutto ha più senso”.

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