Crediti di plastica, cosa vuol dire ‘plastic offset’

Dal plastic offset al modello Plastic Bank. Si moltiplicano i progetti per dare risposta all'immenso problema della plastica.

Il “plastic offset” è una strategia emergente che mira a ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti di plastica. Questo approccio permette a aziende e individui di compensare la plastica che utilizzano investendo in progetti che riducono o rimuovono una quantità equivalente di inquinamento da plastica dall’ambiente, soprattutto in regioni dove la gestione dei rifiuti è carente. I partecipanti possono acquistare crediti di plastica, un’unità di misura utilizzata per quantificare e compensare l’impatto ambientale derivante dall’uso della plastica.

Il concetto è simile a quello del “carbon offset“, ma è specificamente focalizzato sui rifiuti di plastica. L’offset della plastica può includere investimenti in infrastrutture di riciclaggio o contributi a progetti che rimuovono attivamente la plastica dall’ambiente.

Un terreno per il greenwashing

Per le aziende, il concetto di ‘plastic offset’ può aprire le porte al ‘greenwashing‘, come già avvenuto nell’ambito delle compensazioni di carbonio. Dichiarazioni tipo “plastic neutral”, devono corrispondere a una strategia aziendale che assicuri la riduzione nell’uso della plastica e non semplicemente la sua compensazione.

Nonostante i potenziali benefici, l’offset della plastica affronta pertanto critiche simili a quelle del carbon offsetting. Gli osservatori più rigorosi sostengono che permette alle aziende di continuare a utilizzare la plastica acquistando crediti, piuttosto che ridurre o eliminare completamente l’uso della plastica. L’efficacia e l’integrità dei programmi di offset della plastica dipendono fortemente dalla tracciabilità accurata e dalla segnalazione dell’uso della plastica, dalla trasparenza dei progetti di offset e dai reali benefici ambientali che apportano.

In sostanza, se da un lato l’offset della plastica offre un meccanismo per gestire il problema dei rifiuti di plastica e può indirizzare fondi verso la pulizia dall’inquinamento, non dovrebbe essere visto come LA soluzione.

Esattamente come per il sistema dei crediti di carbonio, funziona come parte di uno schema completo che include prima di tutto la riduzione della produzione e del consumo di plastica, poi il miglioramento della gestione dei rifiuti e la transizione verso un’economia circolare, e solo infine la compensazione.

Dove finisce la plastica raccolta?

Secondo diversi osservatori, lo schema ‘verde’ del ‘plastic offset’ ripulisce dalla plastica, ma non risolve il problema, forse ne crea di nuovi. Offre una nuova scappatoia alle aziende per continuare a inquinare, inoltre ci sono dubbi sulla sostenibilità di tutto il processo, sia in termini di inquinamento che di diritti umani: cioè, che fine fa la plastica raccolta e lo sfruttamento dei ‘raccoglitori di plastica’.

Per fare un esempio, un’indagine di SourceMaterial, agenzia di investigazoni giornalistiche, ha scoperto che oltre l’80% della plastica raccolta dal programma di PCX, pubblicizzata come “significativa, credibile e sostenibile”, viene consegnata ai produttori di cemento che la bruciano come combustibile, generando migliaia di tonnellate di gas serra, nonché sostanze chimiche associate al cancro.

Come nasce il plastic offsetting

Il concetto di “plastic offsetting” è stato introdotto relativamente di recente, una delle prime organizzazioni a offrire questo servizio, la Seven Clean Seas, è stata fondata nel 2018 da Tom Peacock-Nazil. L’idea di base del plastic offsetting è simile a quella del carbon offsetting: permettere ad aziende e consumatori di compensare il proprio consumo di plastica investendo in progetti che riducono l’inquinamento da plastica. Questi investimenti vengono spesso utilizzati per raccogliere e riciclare plastica, specialmente in aree dove la gestione dei rifiuti è carente.

In sostanza, il plastic offsetting è ancora in fase di sviluppo e continua a evolversi come strumento potenziale per affrontare la crisi della plastica, integrando altri sforzi di riduzione e riciclo della plastica.

Tra le organizzazioni attualmente più attive c’è la 3R Initiative che promuove l’approccio circolare Riduci, Recupera, Ricicla (3R) per affrontare il problema dei rifiuti di plastica. L’iniziativa mira a sviluppare un mercato per i crediti di plastica che incentiva la raccolta e il riciclaggio della plastica, aumentando il valore dei rifiuti di plastica in modo sostenibile e trasparente. Offre anche linee guida per le aziende per monitorare e ridurre le loro impronte di plastica, e collabora con esperti per sviluppare standard robusti come lo Standard per la Riduzione dei Rifiuti di Plastica, per guidare gli investimenti verso attività che riducono i rifiuti di plastica nell’ambiente.

Le sfide del plastic offset

Oltre al già accennato problema nascente dal fatto di poter essere una soluzione di ‘comodo’ per molte aziende, il plastic offset affronta la sfida degli standard che al momento non ci sono. Cioè, non esistono riferimenti univoci per ‘misurare’ i crediti e le compensazioni generate dal plastic offset.

All’interno della la 3R Initiative, si è cercato di sviluppare grazie a Verra, uno dei partner, lo “Standard per la Riduzione dei Rifiuti di Plastica” (Plastic Standard): esso stabilisce regole e metodologie per quantificare e contabilizzare la raccolta e/o il riciclaggio dei rifiuti e incorpora garanzie sociali e ambientali. Verra, insieme ad altre organizzazioni come  rePurposePlastic Credit Exchange, hanno già cominciato a emettere crediti di plastica per progetti che vanno dalla pulizia delle spiagge a Bali al miglioramento dei salari dei raccoglitori di rifiuti in Kenya.

Lo scorso gennaio, la Banca Mondiale ha offerto una ulteriore spinta a questo tipo di progetti e all’industria nascente dei crediti di plastica emettendo un’obbligazione (bond) di sette anni del valore di 100 milioni di dollari, i cui rendimenti finanziari sono legati ai progetti realizzati in Indonesia e Ghana.

Plastic Bank: la blockchain per tracciare la plastica

Plastic Bank è un’impresa sociale canadese, fondata per affrontare sia il problema dell’inquinamento da plastica che della povertà. Il progetto si basa su un modello di economia circolare e sociale che mira a trasformare la plastica in una risorsa, piuttosto che vederla come rifiuto.

Il suo pilastro è utilizzare una piattaforma digitale basata su blockchain per assicurare trasparenza e sicurezza nel tracciamento della plastica raccolta. Questo sistema aiuta a garantire che gli scambi siano equi e che i dati sulla raccolta e il riciclo siano accurati e verificabili. Anche Plastic Bank si occupa di crediti di plastica, ma in modo del tutto particolare.

I crediti, infatti, sono il fondamento per portare cambiamenti positivi nelle comunità di raccolta nel Sud-Est asiatico, in America Latina e in Africa. Il modello di Plastic Bank trasforma la plastica scartata in una valuta, consentendo alle comunità di scambio di ottenere reddito e benefici sociali. Questi benefici includono assicurazioni sulla salute, sull’occupazione e sulla vita, connettività digitale, buoni spesa, materiale scolastico, servizi fintech e altro ancora. In sostanza, l’acquisto di crediti di plastica attraverso Plastic Bank contribuisce a una duplice missione: ridurre l’inquinamento da plastica e porre fine alla povertà.

E non solo: in questo modo, la società ha dato vita alla Social Plastic™, una plastica riciclata che viene trasformata e reintrodotta nella catena di approvvigionamento globale, e che incarna tutti i valori ambientali, sociali ed economici.