Microplastiche in aumento nel nostro cervello

In ventiquattro campioni di cervello esaminati all'inizio del 2024 hanno mostrato di contenere in media circa lo 0,5% di plastica in peso.

E’ allarme microplastiche nella comunità scientifica. L’ultimo in ordine di tempo a sensibilizzare sull’argomento è, secondo un articolo apparso su The Guardian, il ricercatore Sedat Gündoğdu, che studia le microplastiche presso la Cukurova University in Turchia, il quale afferma che alla luce dei risultati della ricerca, “è ora imperativo dichiarare un’emergenza globale” per affrontare l’inquinamento da plastica.

Un numero crescente di prove scientifiche dimostra infatti che le microplastiche si accumulano in organi umani critici, compreso il cervello, nei polmoni umani, nella placenta, negli organi riproduttivi, nel fegato, nei reni, nelle articolazioni del ginocchio e del gomito, nei vasi sanguigni e nel midollo osseo.

Gli esseri umani sono esposti alle microplastiche – cioè i frammenti di plastica dal diametro inferiore a 5 mm – e alle sostanze chimiche utilizzate per la produzione di plastica a causa del diffuso inquinamento da plastica nell’aria, nell’acqua e persino negli alimenti.

Gli effetti della presenza di microplastiche nei nostri tessuti e organi sono ancora da approfondire, ma studi recenti iniziano a suggerire che potrebbero aumentare i rischi di stress ossidativo, che può portare a danni cellulari e infiammazioni, e malattie cardiovascolari.

Addirittura, si comincia a supporre una sua influenza rispetto all’Alzheimer, che come altre forme di demenza è in aumento e si prevede possa triplicare i casi entro il 2050.

Uno studio condotto dalla Università del New Mexico, ha dato delle prime evidenze allarmanti.

I ricercatori hanno misurato le concentrazioni di microplastiche in 51 campioni di fegato, reni e cervello raccolti nel 2016 e nel 2024.

Tutti i campioni contenevano particelle, ma i campioni di cervello ne contenevano da sette a 30 volte di più rispetto a quelli di fegato e reni.

Inoltre, 12 campioni di cervello di persone decedute per demenza o Alzheimer contenevano fino a 10 volte più plastica in peso rispetto ai campioni sani, come riporta il New Lede.

Questi primi risultati non provano l’esistenza di un legame tra la presenza di microplastiche nel cervello e l’incidenza di demenza o Alzheimer. Tuttavia, suggeriscono la necessità di ulteriori ricerche, poiché i casi di queste malattie sono in aumento in tutto il mondo e la quantità di plastica nel cervello è aumentata di oltre il 50% negli ultimi otto anni, scrivono i ricercatori nel loro rapporto.

Inoltre, studi precedenti sui topi hanno collegato la presenza di nanoplastiche (particelle di plastica ancora più piccole delle microplastiche) nel cervello a cambiamenti cognitivi, al morbo di Parkinson e ad alcuni tipi di demenza.

Il lato positivo: boom di ricerche su microplastiche

Le ricerche sull’impatto delle microplastiche sull’uomo stanno crescendo rapidamente.

Uno studio del Journal of Hazardous Materials ha trovato microplastiche in tutti i campioni di midollo osseo esaminati, mentre un altro studio su pazienti in Cina ha rilevato microplastiche nelle articolazioni. Il Toxicological Sciences ha scoperto microplastiche nei testicoli umani e canini, con una correlazione tra plastica e riduzione del peso testicolare. Altri studi hanno trovato microplastiche nel pene, nello sperma e nella placenta, con effetti negativi anche sulle placche carotidi.

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