La musica e il teatro come strumenti di cambiamento e reinserimento sociale. Ma anche come spunto di riflessione sul rapporto tra i ragazzi e il web.
Un rapporto che si è fatto sempre “tossico”, specie negli ultimi mesi. Il lockdown prima, l’istituzione delle zone rosse poi, hanno contribuito ad ampliare le dimensioni del fenomeno cyberbullismo. I giovani rimasti a casa, collegati per ore a smartphone, tablet e PC, annoiati e isolati, si sono scoperti molto più fragili. E la cronaca riporta periodicamente le notizie di sfide mortali sui social che vedono coinvolti bambini e ragazzi sempre più giovani. I risultati dell’Osservatorio indifesa 2020 di Terre Des Hommes e ScuolaZoo, presentati qualche giorno fa, evidenziano che in Italia il 61% dei ragazzi tra i 13 e 23 anni ammette di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo e il 68% dichiara di aver assistito a episodi di questo tipo. Ben il 14,76% dei ragazzi e l’8,02% delle ragazze, invece, si è reso responsabile di aver compiuto atti di bullismo o cyberbullismo. Un fenomeno, quindi, che andrebbe monitorato con più attenzione.
New Wild Web, ovvero come ti smonto il bullo
Il cyberbullismo è il tema principale del nuovo spettacolo messo in scena nel teatro del carcere minorile Beccaria di Milano dalla Compagnia Puntozero. Il lavoro, dal titolo “New Wild Web”, è l’ultimo di una lunga serie di iniziative – oltre una ventina gli spettacoli allestiti nei 25 anni di attività della compagnia – che puntano a coinvolgere i ragazzi ospiti del carcere durante e dopo il loro percorso riabilitativo. “Puntozero è una compagnia a tutti gli effetti, che si impegna a formare non solo attori ma anche macchinisti, tecnici del suono e delle luci, offrendo nuovi sbocchi professionali ai ragazzi che provengono da situazioni familiari e sociali svantaggiate”, ci spiega Giuseppe Scutellà, presidente e direttore artistico di Associazione Puntozero. Lo spettacolo vuole far riflettere soprattutto i ragazzi, che oggi vivono sui social buona parte del loro quotidiano, e fa parte delle iniziative di sensibilizzazione contro l’odio online finanziate dalla raccolta fondi in crowdfunding #UnaBuonaCausa, promossa dalla piattaforma per la tutela legale delle vittime COP – Chi Odia Paga. “New Wild Web” verrà presentato in livestream nella mattinata del 22 febbraio agli alunni di diverse scuole. Si tratta di una rappresentazione “molto innovativa, ibrida e interattiva – prosegue Scutellà –, in cui si alternano una stand up comedy, musica e scene. Il copione c’è ma di fatto lo spettacolo si costruisce insieme al pubblico, che potrà interagire con gli attori in scena attraverso interventi e domande dirette”.
La rappresentazione prende spunto da un lavoro di Jaron Lanier, informatico della Silicon Valley convinto che i social network stiano minando la nostra capacità di provare empatia e ha per protagonisti due bulli un po’ sopra le righe: Ismo&Bull. “L’obiettivo dello spettacolo – sottolinea Scutellà – è smontare il ruolo del bullo e far capire che è possibile creare una società migliore”. Un messaggio positivo con una valenza universale, che trova conferma nella testimonianza di uno degli attori della compagnia, un ragazzo che chiamerò Kevin.
L’esperienza di Kevin: da bullizzato a (futuro) educatore
Kevin è nato in Italia da genitori croati e per varie vicissitudini personali si è trovato a vivere l’esperienza del carcere minorile. Ci sentiamo al telefono e la cosa che mi impressiona da subito è la sua maturità. “Io sono stato vittima dei bulli e quello che mi sento di dire è che non bisogna stare zitti e girarsi dall’altra parte“.
Quando si assiste a un’aggressione o a un episodio di bullismo o cyberbullismo, invece di “godersi lo spettacolo”, filmare e condividere, bisogna intervenire e denunciare
L’esperienza con Puntozero, prosegue Kevin, “mi ha insegnato che è possibile cambiare vita se c’è chi ha fiducia in te. Se c’è chi non ti critica ma, anzi, ti aiuta a realizzare i tuoi sogni e ti dà un motivo per andare avanti a testa alta, senza vergogna. Se c’è chi vede la persona al di là dello sbaglio che può aver commesso. Ed è questo l’insegnamento che mi porto dentro: bisogna vedere e capire la persona che c’è al di là dello schermo, solo così è possibile sconfiggere il cyberbullismo”.
Un insegnamento che Kevin vuole contribuire a diffondere mettendo a frutto la propria esperienza personale. “Adesso il mio obiettivo è diplomarmi in scienze dell’educazione, perché mi piacerebbe aiutare altri ragazzi che, come me, si sono trovati in un momento di difficoltà. Io so bene cosa provano e come si sentono e penso che la mia esperienza potrebbe aiutarli ad aprirsi. E, magari, fargli capire che si possono trovare nuovi percorsi di vita”, anche ripensando il rapporto con la tecnologia e i social.
Dietro un computer o un telefono ci sentiamo tutti più forti
“Poi, quando ci incontriamo faccia a faccia, invece, spesso non sappiamo come comportarci. Lo spettacolo mi ha permesso di tirare fuori emozioni e sentimenti molto intensi. Io stesso sono stato bullizzato e lo spettacolo mi ha aiutato a superare l’odio, ecco perché sono certo che questo progetto servirà anche ai ragazzi più piccoli, per capire che la vita non è quella che mettiamo in scena sui social. Internet non è il male, ma va ripensato e dovrebbe essere usato con più delicatezza”, è l’insegnamento che mi lascia Kevin.
Chiudo la telefonata e penso che forse basta davvero poco per sconfiggere il cyberbullismo.