Salute mentale, le conseguenze del Covid-19 sui più giovani

Crescono i disagi psicologici legati o peggiorati dal Covid-19 tra i più giovani. Un problema sul quale anche l'Unicef ci invita ad aprire gli occhi con l'iniziativa 'Generazione Covid'

Bambini e adolescenti: sono probabilmente le vittime invisibili e più toccate, a livello mentale, dalla pandemia e dal lockdown. “Più di ogni altra crisi degli ultimi decenni, la pandemia da Covid-19 ha ridefinito l’infanzia su scala globale, – dice l’Unicef – per i suoi effetti sulla salute mentale e per la maggiore vulnerabilità agli abusi e all’interruzione dell’istruzione. L’impatto catastrofico del Covid-19 sull’infanzia e sull’adolescenza deve essere approfonditamente studiato e capito”.

Proprio per studiarlo e capirlo è nata l’iniziativa “Generation Covid: Respond. Recover. Reimagine.”  di Unicef Internazionale, Magnum Photos e, per l’Italia, l’Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL) e il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Lombardia.

Questa iniziativa mira a raccontare, attraverso le testimonianze dei giovani e le immagini realizzate da grandi fotografi, le conseguenze della pandemia sulle nuove generazioni in sei Paesi differenti: Brasile, Grecia, Italia, Turchia, Stati Uniti e Sud Africa.

Con i lockdown nazionali e le restrizioni di movimento legate alla pandemia, è stato un periodo difficile, lungo per tutti, ma soprattutto per i bambini: giorno dopo giorno, stare lontano dagli amici e distante dagli affetti e magari anche bloccato a casa con qualcuno che usa violenza. Molti bambini hanno avuto paura, si sono sentiti soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro. Dobbiamo uscire da questa pandemia con un migliore approccio alla salute mentale di bambini e adolescenti e dobbiamo cominciare dando a questa tematica l’attenzione che merita”, dice Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia.

Storia di Anna, 14 anni. “Prima del Covid ero diversa”

"Ero aria, invisibile. Ho vagato per la città per un po', ma non riuscivo a capire dove fossi. Ho cercato di toccare le persone, di avvicinarmi a loro, ma non mi hanno visto. Sono passato attraverso i loro corpi come un fantasma. […]. Non ho fatto altro che lasciare dolore, solitudine e morte dietro di me. Fatemi presentare, mi chiamo COVID-19 e sono un mostro". (dal saggio di Anna: Vorrei non essere mai nato).

Quella di Anna – che abita nella città di Fara Gera d’Adda, in Lombardia – è la stessa storia vissuta da tanti adolescenti nel peggior periodo della pandemia, quello del lockdown totale, degli ospedali in emergenza, delle file di morti. Isolamento, paura, smarrimento, ansia, depressione: l’emergenza sanitaria ha lasciato il segno in tanti giovani e il primo passo per aiutarli è proprio farli aprire.
“Solo attraverso un attento ascolto delle voci dei ragazzi, delle loro testimonianze, dei loro bisogni e desideri possiamo costruire una realtà più giusta per loro. Anche nelle esperienze più difficili e drammatiche saper cogliere i fattori che li determinano permettono agli adulti che si pongono in ascolto dei giovani le chiavi per avvicinarli e supportarli nella loro crescita quotidiana” spiega Riccardo Bettiga, Garante per l’infanzia e l’adolescenza di Regione Lombardia. 

“Le foto e i saggi rivelano i volti, le voci, l’umanità, la solidarietà, le speranze e la resilienza di fronte alle sfide. Sono storie di comunità che si uniscono. Queste storie rafforzano la nostra convinzione che l’infanzia e l’adolescenza debbano essere al centro della nostra risposta globale al COVID-19. Ed è proprio partendo da questi presupposti che OPL da anni lavora sul tema dei Diritti Umani, con particolare attenzione al tema dei diritti dei più piccoli”, dice Gabriella Scaduto Segretario dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e Coordinatrice della Consulta per i Diritti Umani.

Anna, insieme ad altri due coetanei, ha vinto con il proprio saggio il premio letterario lanciato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia, in collaborazione con il Garante dell’Infanzia e dell’adolescenza della Regione Lombardia nei primi mesi dell’emergenza sanitaria quando gli studenti delle scuole secondarie di alcune delle zone più colpite dal Covid-19 sono stati invitati a scrivere le loro esperienze di pandemia e l’impatto dell’isolamento sociale e del lockdown sulla loro salute mentale. A seguito di questo premio è stata scelta come storia-testimonianza italiana per il progetto Unicef, al quale è dedicato un intero sito web che raccoglie anche altre storie (e bellissimi reportage fotografici), come quella del dodicenne Caio che senza la scuola si sente solo e spaesato ‘in attesa del niente’; o di Zehra, una rifugiata siriana di 9 anni in Turchia, che non può fare scuola perché non ha un telefono o un computer. Storie che ci mostrano soprattutto come in contesti diversi la scuola possa essere un punto di riferimento importante e di stabilità per tanti ragazzi, anche quando tutto intorno è il caos. E con la pandemia che ha aumentato il caos e tolto la scuola, certamente è per questi bambini e adolescenti davvero complicato trovare speranza e baricentro.

Anna in classe con la mascherina e ben distanziata dalla compagna. Immagine trattadi Alex Majoli tratta dall'iniziativa di Uncef 'Generazione Covid'
Anna in classe – Foto di Alex Majoli tratta dal sito ‘Generazione Covid’.

Salute mentale, un problema crescente

Dobbiamo promuovere la cultura dei diritti e su tali elementi rafforzare i nostri sistemi sanitari e educativi, la pandemia ha portato alla luce come sia forte il bisogno di psicologia in tutti i campi, e di come proprio la psicologia giochi un ruolo cruciale nella promozione e nella tutela dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” così dice Laura ParolinPresidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, ha commentato in relazione al lancio dell’iniziativa Generazione Covid.

Tra le righe delle sue parole il fatto che i problemi di salute mentale sono emersi e acuiti in pandemia andando a toccare nuove fasce della popolazione; ma il problema non era del tutto nuovo.

Il nuovo rapporto UNICEF: “La condizione dell’infanzia nel mondo: Nella mia mente” indica per esempio che in Europa il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni, preceduta soltanto dalle morti causate da incidenti stradali.

Il rapporto mostra anche che il 19% dei ragazzi europei tra i 15 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale, seguiti da oltre il 16% delle ragazze nella stessa fascia d’età. Tra i ragazzi tra i 10 e i 19 anni, 9 milioni convivono con un disturbo legato alla salute mentale: l’ansia e la depressione rappresentano oltre la metà dei casi. 

Nei mesi scorsi, a livello nazionale, aveva lanciato un allarme Stefano Vicari, docente e direttore Scuola di Neuropsichiatria infantile della Cattolica e primario di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma, che commentava l’aumento del 30% dei ricoveri per casi gravissimi di disagio psichiatrico.

In copertina immagine di Alex Majoli tratta dal sito ‘Generazione Covid’.

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