Transizione ecologica e digitale, ecco i 12 borghi del futuro che faranno da laboratorio

La transizione ecologica e digitale ha bisogno anche di loro

Alghero, Bardonecchia, Campobasso, Carbonia, Cetraro, Concorezzo, Ginosa, Grottammare, Otranto, Pantelleria, Pietrelcina e Sestri Levante: sono i 12 Borghi del Futuro italiani promossi dallo scorso gennaio a diventare living lab di innovazione digitale e green.

Già assegnati 90 milioni di euro dal Ministero dello sviluppo economico (programma Smarter Italy) che andranno a finanziare i progetti innovativi che verranno realizzati in queste cittadine e che fungeranno da modello per il resto d’Italia. Non dovrebbero esserci ripercussioni negative per il proseguire di questo intervento nonostante il cambio di Governo avvenuto nel frattempo, soprattutto perché si tratta di un programma perfettamente in linea con quanto si accinge a fare il nuovo esecutivo.

Con il nuovo Governo Draghi nascono in Italia il Ministero della transizione ecologica, affidato al ‘tecnico’ Roberto Cingolani, una figura molto apprezzata e super partes che arriva dal mondo della ricerca e dell’innovazione; e il Ministero dell’Innovazione tecnologica e transizione digitale, affidato a Vittorio Colao, già capo della task force di Conte per il post Covid, top manager a capo di Vodafone per 10 anni.

Questi ministeri portano al centro degli affari di Stato lo sviluppo green e digitale e serviranno alla gestione delle ingenti risorse che arriveranno con il Recovery Fund, o Next generation EU come lo ha battezzato la Commissione europea. Una quantità di danaro come non si è mai visto prima, che supera quel famoso ‘Piano Marshall‘ che ha ricostruito l’Europa dopo la seconda guerra mondiale.

La gestione di queste risorse sarà fondamentale per permettere anche al nostro Paese di riprendersi e di trovare un nuovo sviluppo, diventare sempre più moderno, più sostenibile e garantire un benessere diffuso e maggiore giustizia a tutti i suoi cittadini.

Come sono nati i ‘Borghi del Futuro’

Digitale e ambiente sono due temi molto importanti per l’Europa da diversi anni, vedi il Green deal europeo e tutta una serie di interventi nell’ultimo decennio sul tema dell’Europa digitale.

Sulla falsariga europea si sono mossi, chi più chi meno, tutti gli Stati europei, Italia compresa che con Paola Pisano, Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione nel governo Conte II, ha delineato la ‘Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese 2025‘, un piano per modernizzare e digitalizzare il Paese, i linea con gli obiettivi di sviluppo sostenbile dell’Agenda 2030.

Tra le tante cose previste da questo piano, ce n’è uno, il punto A10 – Borghi del futuro, meno conosciuto di altri ma molto interessante.

I Borghi del Futuro sono concettualmente l’equivalente della ‘smart city‘ su scala ridotta: cittadine con meno di 60mila abitanti, ricchi di storia e di cultura, rappresentativi del territorio italiano. Spesso hanno gli stessi problemi di una grande città, ma la differente dimensione rende molto diverse le possibili soluzioni. Il programma Smarter Italy prevede che diventino laboratori di sperimentazione su servizi digitali e innovativi al servizio del cittadino, per migliorare la vita di questi borghi e in diversi casi evitare anche lo spopolamento.

Come funzionano queste sperimentazioni?

I 12 comuni selezionati presenteranno all’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale che si occuperà della fase operativa) i loro bisogni ed esigenze in 4 aree di riferimento; mobilità, cultura, benessere e cura della persona, salvaguardia dell’ambiente. Questi bisogni si trasformano in bandi aperti a tutte le imprese private, università, centri di ricerca, enti del terzo settore, persone fisiche e vengono pubblicati sul sito della Pubblica amministrazione appaltinnovativi.gov.it, che ha adottato un sistema di appalti più moderno e veloce. Qui vengono poi selezionate le migliori proposte e realizzate con la dotazione finanziaria di Smarter Italy.

I primi bandi riguarderanno la mobilità, un tema molto delicato sia nelle grandi città così come nei piccoli centri e in cui grandi soluzioni possono arrivare dall’applicazione di soluzioni digitali.

Perché sono importanti i Borghi del Futuro?

In Italia ci sono circa 7903 comuni, di cui solo 103 vanno oltre i 60mila abitanti. L’innovazione e la digitalizzazione, se vogliamo che contribiscano al rilancio del Paese, devono essere inclusive, ovvero portare soluzioni per una vita migliore, più sana e un minore impatto ambientale anche nei centri con un minor numero di abitanti. Il cosiddetto digital divide (divario digitale), tema nato insieme alla diffusione di internet e della connettività che non ha raggiunto tutti i luoghi in ugual modo, ma purtroppo ha privilegiato per ragioni economiche i grandi centri e le aree a più alta densità di popolazione, ha mostrato proprio in pandemia di essere ancora oggi un problema, un problema che crea disagi, disparità, lesione di diritti e persino distorsioni economiche.

Un problema fra tutti: la didattica a distanza, unico modo per fare scuola durante il lockdown, ha patito moltissimo il digital divide. Molti ragazzi non hanno potuto esercitare il loro diritto all’istruzione non per causa della ‘DAD’ in sé, ma in quanto per problemi di connessione (e spesso anche di mancanza di un computer) non hanno potuto farla.

Teoricamente ogni soluzione digitale che possa aiutare i centri abitati a gestire il traffico, i rifiuti, la qualità dell’aria, l’ambiente, le imprese, le scuole, gli anziani, l’economia circolare, la cultura, deve essere a disposizione di ogni comune italiano, non solo delle grandi città.

Così possiamo fare la transizione digitale ed ecologica ed entrare, tutti, nell’Italia del futuro.

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