La pandemia da Covid-19 ha costretto tutti a rivedere i modelli di consumo e a prestare attenzione a stili di vista più sostenibili.
In piena stagione estiva i riflettori si sono accesi sul turismo e sulle possibilità di fruire delle vacanze in maniera equilibrata, senza rimanere vittime della compulsione al consumo, rispettando l’ambiente ma anche valorizzando il contesto socio-culturale. Ecco allora ritornare in auge il turismo sostenibile, di prossimità, quello dei piccoli borghi o dei parchi naturali che naturalmente cambia anche la domanda. Un trend che il Covid-49 ha certamente accelerato, ma che in Italia è già presente da qualche tempo.
Secondo il nono rapporto Univerde sul turismo italiano, pubblicato 2019, il 75% degli italiani preferisce andare in vacanza in strutture ricettive che non utilizzano plastiche monouso e l’80% dichiara di essere preoccupato dell’impatto che l’utilizzo della plastica monouso ha sull’ambiente, tanto da considerarla un’emergenza a cui si deve porre rimedio.
Contestualmente cresce il numero di turisti che presta attenzione all’impatto che il modo di viaggiare può avere sulle comunità e sui territori.
Secondo la responsabile per la Sostenibilità di Federturismo, Ada Rosa Balzan, l’Italia ha le carte in regola per diventare un Paese leader. “La filiera – spiega Balzan- si sta muovendo in questa direzione: dai tour operator fino ad arrivare agli albergatori, tutti hanno messo in campo iniziative che ben si possono collocare sotto il cappello sostenibilità: maggiore attenzione allo spreco di acqua ed energia, riciclo dei rifiuti, iniziative a sostegno dello sviluppo socio-economico dei territori e delle comunità. Quello che manca è la messa a sistema di questi progetti e, dunque, una strategia politica di supporto”.

Criteri Esg per l’industria turistica
“Da dove iniziare? Per prima cosa – dice l’esperta- bisogna elaborare dei criteri Esg (Environmental, Social and Governance) come è stato fatto per il settore finanziario come base per giudicare la sostenibilità degli investimenti delle aziende. Questo avrebbe un impatto positivo sul business e anche sulla qualità dell’offerta al cliente”.
Nicolaus, gruppo ostunese, che ha acquisito l’asset dei Villaggi Valtur ha elaborato un programma di sostenibilità che ricalca i criteri Esg.
“Quando abbiamo acquisito Valtur – spiega Sara Prontera, responsabile Marketing di Nicolaus – è emersa l’esigenza di ridisegnare l’esperienza della vacanza in villaggio, che tradizionalmente è scelta delle famiglie, in ottica ‘sostenibile’ appunto. Tenendo conto che i grandi villaggi hanno impatto molto importante sul contesto in cui si sviluppa. Abbiamo dunque orientato la nostra offerta, sia in Italia sia all’estero, cercando di agganciare famiglie più smart, culturalmente più sensibili al tema sostenibilità e più consapevoli che il ‘come’ fare una vacanza può influire sull’ambiente, sul territorio e sul suo tessuto economico”.
L’approccio alla sostenibilità di Nicolaus applicata al brand Valtur si basa su 4 cardini, riassunti nel concetto di “We Care”: comunità, attenzione alle persone, responsabilità sociale ed ecosostenibilità.
“Ognuno di questi elementi – prosegue Prontera – è composto da azioni concrete che cerchiamo di perseguire nei nostri resort. Valorizziamo, ad esempio, la comunità promuovendo eventi culturali, workshop, e momenti di entertainment espressione culturale del territorio”.
Attenzione alle persone significa garantire la qualità del soggiorno, in termini di sicurezza – tema caldo nel post-Covid – oppure attività per migliorare la vita dei dipendenti e delle loro famiglie e momenti che promuovano uno stile di vita sano.
“Particolarmente importante il pillar della responsabilità sociale – puntualizza la manager – Sulla filiera prestiamo attenzione a che siano rispettati i diritti umani fondamentali. Abbiamo poi optato per una politica di assunzione e formazione on the job di dipendenti locali per dare supporto allo sviluppo dei territori e delle comunità. Inoltre puntiamo a rafforzare un modello di business sostenibile dal punto di vista economico-finanziario a tutela dell’intera filiera, obiettivo cruciale in questi ultimi anni in cui si dibatte sulla necessità di aggiornare il modello di sviluppo”.
Il futuro dei villaggi turistici
Un esempio concreto nel villaggio di Zanzibar: l’isola “vive” di turismo, ma lì è operativo solo un istituto alberghiero per formare professionisti del settore. Per fare fronte alla crescente domanda di lavoratori skillati, l’azienda ha strutturato piani di formazione per la professionalizzazione della comunità locale.
Infine l’ecosostenibilità: in Nicolaus-Valtur si lavora per ridurre l’impatto ambientale dei villaggi operando una razionalizzazione dell’acqua, riducendo l’utilizzo della plastica e dando sprint al riciclo dei rifiuti. E non solo. Alle Maldive, dove il gruppo possiede uno dei villaggi storici, ha messo in campo attività a sostegno della barriera corallina a rischio estinzione.
Il gruppo utilizza un sistema di monitoraggio per verificare che nei villaggi vengano messe in pratica i principi e le azioni del piano sostenibilità.
“Questo è quello che intendiamo per We Care – conclude Prontera – Ci importa: ci importa offrire servizi di qualità ai nostri clienti e consentire ai nostri dipendenti di lavorare in un ambiente che ha a cuore i loro bisogni. Con un focus particolare alla tutela dell’ambiente”.
Cover Photo by Camilla Frederiksen on Unsplash