Adotta un filare, così si sostengono piccoli produttori

Parte dal blog eno-gastronomico Nomade diVino un'iniziativa per avvicinare le persone a tutto quello che c'è dietro un buon calice di vino

Da alcuni anni si sente parlare di “adozione a distanza” di varie tipologie di prodotti: si tratta di una modalità che ha lo scopo di sostenere e valorizzare i piccoli produttori locali, attraverso un coinvolgimento diretto del cliente. Si possono ad esempio adottare animali, come mucche, capre, alveari, oppure piante come olivi o vigneti: è una formula che si sta dimostrando efficace sia nel supportare realtà produttive di dimensioni ridotte sia come regalo che sempre più persone fanno a familiari e amici, i quali apprezzano questa nuova tipologia di dono, decisamente originale e dall’importante caratterizzazione etica.


Dopo avere scritto dell’esperienza di Ager Oliva, abbiamo avuto occasione di conoscere direttamente un’analoga realtà che opera nel settore del vino: in questo caso il punto di partenza è stato un blog che Cristian Chieregati e Irene di Summa hanno avviato da qualche anno, spinti dal desiderio di lavorare “nel”, ma anche “con” il mondo del vino. Il Nomade di Vino ha avuto fin dall’inizio l’obiettivo di raccontare e valorizzare un mondo che è indubbiamente caratterizzato da fatica, sacrificio, “dipendenza” dalla natura, ma nel quale si trovano soprattutto passione e dedizione.
Per questo entrare nel loro blog significa girare per vini e vitigni, dove trovare brevi itinerari che portano a scoprire conoscere luoghi ricchi di fascino che si possono visitare in un weekend; ma la loro comune passione per i viaggi li ha portati a proporre dei veri e propri tour enologici, non solo in Italia, ma anche in altri luoghi ricchi di fascino tra Grecia, Spagna, Portogallo e oltre i confini europei. Nelle varie sezioni si ha anche la possibilità di incontrare coloro che lavorano nelle cantine, così da associare l’esperienza turistica ed eno-gastronomica a quella umana, ricca di quelle relazioni personali che i due blogger amano raccontare.

Fra le iniziative proposte c’è appunto quella denominata “Adotta il tuo Filare”, che è il programma di un anno che la coppia ha pensato per chi vuole vivere la vigna direttamente da casa propria: poiché non ci si può improvvisare vignaioli, l’idea di Cristian e Irene è stata quella di raccontare l’evoluzione delle viti attraverso una serie di email che gli adottanti ricevono, così da poter vedere tramite video e fotografie quello che succede nella vigna, attraverso gli occhi e le parole di chi quella vigna la vive quotidianamente.

Adottare per poi gustare

Il progetto è nato con due cantine a connotazione familiare, che Cristian e Irene hanno scelto per la loro professionalità e per la passione che hanno colto nel loro lavoro quotidiano: si tratta dell’azienda Casalsole fra Vinci e Cerreto Guidi (FI) e dell’azienda salentina La Pruina di Torre Santa Susanna (BR).
Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere Claudio e Irene Giorgetti (padre e figlia) a Casalsole, dove si trova anche una suggestiva casa colonica in cui poter trascorrere un’esperienza genuina immersi nella natura, apprezzando un altro aspetto interessante del pacchetto: ovvero la visita e la degustazione presso la loro cantina. È stata un’occasione particolarmente piacevole, sia per l’accoglienza ricevuta che per la bellezza del panorama che si stagliava di fronte a noi: le splendide colline della campagna toscana si perdono a vista d’occhio, riuscendo a intravedere qualche borgo limitrofo e altri terreni coltivati con ulivi o vigneti. A fianco della cantina si trovano i filari sui quali sono stati state apposte le targhette con i nomi delle persone che hanno effettuato l’adozione: un piccolo segno, semplice ma assai apprezzato.

Casalsole è un’azienda giovane in conversione biologica, che non utilizza sostanze di sintesi come diserbanti o concimi chimici. La cura che Claudio mette nel coltivare il vigneto emerge dallo stesso racconto dei diversi momenti che caratterizzano le fasi di crescita di una vite: “ci sono le operazioni di mantenimento, come lo sfalcio dell’erba tra i filari, che qui cresce spontanea, trattandosi di terreni sani e vigorosi”. L’adozione consente sia di scegliere il tipo di vitigno che si preferisce, fra Sangiovese, Canaiolo e Trebbiano, ma anche di essere periodicamente aggiornati sullo stato di avanzamento: “raccontiamo ai nostri clienti tutte le fasi della vita vegetativa del loro filare, con spiegazioni e foto”, continua Claudio, “affinché possano seguire i vari momenti come il germogliamento, la potatura, la legatura, la fioritura, fino alla vendemmia e all’imbottigliamento in cantina”.

A questo punto i clienti riceveranno una confezione di 6 bottiglie, contenenti il vino prodotto con le uve del vitigno scelto: si può dire che la degustazione sia stata un gradevole anticipo. Anche se la vendemmia completa il percorso di adozione, si possono prevedere ulteriori momenti di incontro. Irene ci ha parlato della “Giornata dell’Adottante”, un appuntamento che viene organizzato con gli amici del Nomade di Vino, per partecipare alla vendemmia. “Spieghiamo in cosa consiste e come si procede alla raccolta dell’uva, per poi andare direttamente lungo i filari; il programma”, aggiunge Irene, “prevede poi un pranzo tipico toscano, con le prelibatezze del nostro territorio e un breve momento didattico in cantina, in cui scoprire come si produce il vino”.

Questa formula sembra dunque una strada efficace per unire produttori e clienti, i quali possono conoscere e apprezzare il lavoro lungo, paziente, impegnativo che porta al vino che stappiamo nelle nostre tavole: ci auguriamo che il progetto divulgativo del Nomade di Vino possa coinvolgere ulteriori piccole cantine seguendo la stessa logica collaborativa, in cui valorizzare la sostenibilità e il rispetto del territorio che le contraddistingue.

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