L’adaptive fashion è una nuova tendenza che unisce moda e disabilità.
Lo styling della moda per disabili agisce come un ponte che rende possibile l’empowerment delle persone.
Tra i primi che hanno aperto la strada di questa nuova linea posso ricordare Alexander McQueen che fece sfilare vent’anni fa la modella Aimée Mullins, dotata di due protesi alle gambe realizzate in legno. Nel 2016, poi, Tommy Hilfiger ha creato una linea di abbigliamento dedicata ai bambini affetti da varie disabilità per poi ampliarla agli adulti.
Mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito l’adaptive fashion si sviluppa a passo sostenuto, in Italia non trova ancora spazio nei mass media e l’industria della moda sembra apatica e poco interessata.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute, nel mondo vi sono circa 1,3 miliardi di persone con disabilità che arrivano a oltre 2 miliardi con amici e parenti e insieme rappresentano un potere d’acquisto aggregato di 8 trilioni di dollari l’anno.
Soddisfare i bisogni di abbigliamento alla moda delle persone con disabilità non è dunque un atto caritatevole o di SROI, Social Return on Investment, ma una vera strategia commerciale per rispondere alla domanda di un target specifico, una scelta di business intelligente per il Made in Italy.
Come ha detto Stephanie Thomas, famosa disability fashion stylist per diverse maison statunitensi, «Non si può vendere a persone che non si vedono, e non si può vedere ciò che non si valuta. Le persone con disabilità sono prima persone e come tutte hanno esigenze individuali».
E lei certamente non si riferiva solo al loro valore come esseri umani, bensì a quello di potenziali clienti.
L’adaptive fashion, lo styling della moda per le persone con disabilità, deve garantire al proprio pubblico dignità, stile e fiducia in sé, seguendo alcuni principi guida: capi smart, prezzi abbordabili, linee fashion e piena accessibilità ai camerini di prova nei punti vendita.
Come costruire ponti tra moda e disabilità?
Dal punto di vista umano, si devono ascoltare le richieste delle persone interessate, parlare con loro, capire di cosa hanno bisogno per sentirsi “alla moda”, per piacersi e piacere, e valutare quali sono le innovazioni che un marchio di abbigliamento può introdurre nelle sue linee di produzioni.
Magari, agendo sulla visibilità, includendo le persone nelle campagne e negli eventi, ridefinendo l’unicità di ogni corpo e andando a influenzare gli stessi modelli culturali ampliando i concetti di bellezza e normalità.
Con l’adaptive fashion gli imprenditori della moda si trovano oggi di fronte a un mercato inesplorato: clienti da soddisfare con prodotti che non vengono ancora offerti.
Ripensare l’obiettivo ed espanderlo è un’occasione unica. I cambiamenti nella produzione possono essere valutati con progetti su misura: non si tratterà di aumentare i costi, ma di fare appello alla creatività, per essere i primi a rispondere ad una domanda in ottica win-win.
Là fuori c’è una immensa opportunità che ci aspetta!
Alejandra Alvarez – ADAPTIVE FASHION® Italy
Main image, credits @ Tommy Adaptive