Il digital divide era un tema molto in voga nei primi anni duemila, ed era soprattutto un dato ‘geografico’, riguardava fondamentalmente la divisione antidemocratica che si stava venendo a creare tra luoghi del mondo, anche all’interno di uno stesso Paese, dotati di accesso a internet e luoghi in cui l’accesso non c’era. Era evidente che l’abisso correva tra chi poteva usare la ‘Rete’ (con la R maiuscola) e chi no. Un abisso di conoscenza.
Poi il digital divide ha cominciato a mutare, superato il problema infrastrutturale è diventato un problema generazionale, socio-economico, di competenze. Alla fine, oggi, grazie soprattutto alla diffusione delle tecnologie mobile e relative coperture di rete con connettività veloce, possiamo dire sia rimasto solo come problema di competenze e, a dirla tutta, anche di scelta individuale.
Il divario digitale oggi lo possiamo misurare sulla base degli strumenti che si riesce a maneggiare: non tutti possiamo essere esperti di big data o machine learning, ma se sei in grado di usare facebook, whatsapp e una casella email, probabilmente ce la puoi fare a utilizzare una piattaforma di e-learning, in teoria.
Cosa è successo allora nel sistema della scuola italiana quando ci siamo trovati a dover forzatamente utilizzare quegli strumenti digitali pensati per la scuola e l’insegnamento a distanza?
Tutti i limiti sono emersi. Caos, disorganizzazione, incompetenze.
E’ emerso il digital divide tra scuola e scuola, tra regione e regione, tra professore e professore. Sotterraneo, tra roventi gruppi whatsapp di genitori, un SOS.
Fabio Signoretti ha 42 anni, vive a Fano in provincia di Pesaro Urbino nelle Marche, si occupa di innovazione, digitale e web marketing. E’ uno di quelli ‘bravi con il computer’ e che all’indomani della chiusura della scuola ha cominciato a ricevere telefonate da amici professori e maestri meno tech di lui: ‘io non ci capisco niente, ma te che sei bravo con questa tecnologia, perché non mi aiuti a organizzarmi per fare lezione?’ .
Fabio ha spirito imprenditoriale, gli piace darsi da fare, risolvere problemi. Per lui è un attimo passare dalla telefonata dell’amico all’idea di un’organizzazione più grande “perché aiutare solo pochi amici quando con la rete di contatti e il network di collaborazioni in tutto il territorio nazionale possiamo provare ad aiutare centinaia e centinaia di persone? Perché non sviluppare un progetto a livello nazionale per dare una mano concreta per la gestione della didattica a distanza?’
Fabio mette insieme una squadra: Matteo Menchetti, Mirko Ciesco, Chiara Indelicato, Marco Terzo, Simone Carletti, Fabio Antichi, Lorenzo Brandimarte, Francesca Baldini, Silvia Foglia e Fiammetta Gamboni.
In un paio di giorni nasce il progetto Aiutiamo la Scuola e il sito internet è online.
In pochissime ore avevamo già quasi 100 colleghi da tutta Italia che si erano registrati nel nostro sito per dare il loro contributo. In pochi giorni il team si è allargato, ora siamo in 11 ma stiamo cercando ancora delle figure a supporto
Attualmente Aiutiamo la Scuola conta oltre 250 esperti, provenienti da 62 provincie che si sono registrati e hanno dato la disponibilità del loro tempo e competenze per rispondere alle richieste che stanno arrivando. Nei primi è stato attivato il tam-tam sui social e tramite i gruppi whatsapp di genitori, professori, scuole e studenti.
“Fino a oggi abbiamo già ricevuto e smistato poco meno di 150 richieste, ma crescono ogni giorno. Principalmente sono professori di scuole medie e superiori (33%), maestri di scuola elementare (20%) genitori (25%) e studenti (10%), un altro 10% circa sono richieste varie provenienti da scuole private, accademie e altre realtà private che ci chiedono aiuto. Le richieste arrivano da tutta Italia, da 40 provincie al momento, e sono speso molto semplici ma molto molto diverse tra loro, non c’è un pattern ricorrente, ed è per questo che è importante avere persone sul campo per fornire assistenza individuale”.
Il progetto è naturalmente interamente gratuito e no-profit e il funzionamento è semplice: insegnanti, studenti o genitori che hanno bisogno di aiuto o consigli, si registrano gratuitamente sul sito www.aiutiamolascuola.it indicando i dettagli della richiesta e vengono poi contattati da uno degli esperti digitali che hanno offerto la propria disponibilità ad aiutare in maniera volontaria. Oltre al sito web è possibile chiedere aiuto e trovare un esperto digitale anche su Facebook tramite Il gruppo di Aiutiamo la Scuola.
Scritto da Donatella Cambosu