Aiutiamo la scuola. Non è uno slogan, è una startup

Tra gli effetti dell’emergenza coronavirus c’è stato l’impatto sul mondo della scuola. L’insegnamento a distanza tramite piattaforme digitali è emerso come l’unica alternativa per continuare a mandare avanti il settore istruzione, dalla Scuola primaria all’Università. Ma la scuola italiana era pronta?

Il digital divide era un tema molto in voga nei primi anni duemila, ed era soprattutto un dato ‘geografico’, riguardava fondamentalmente la divisione antidemocratica che si stava venendo a creare tra luoghi del mondo, anche all’interno di uno stesso Paese, dotati di accesso a internet e luoghi in cui l’accesso non c’era. Era evidente che l’abisso correva tra chi poteva usare la ‘Rete’ (con la R maiuscola) e chi no. Un abisso di conoscenza.

Poi il digital divide ha cominciato a mutare, superato il problema infrastrutturale è diventato un problema generazionale, socio-economico, di competenze. Alla fine, oggi, grazie soprattutto alla diffusione delle tecnologie mobile e relative coperture di rete con connettività veloce, possiamo dire sia rimasto solo come problema di competenze e, a dirla tutta, anche di scelta individuale.

Il divario digitale oggi lo possiamo misurare sulla base degli strumenti che si riesce a maneggiare: non tutti possiamo essere esperti di big data o machine learning, ma se sei in grado di usare facebook, whatsapp e una casella email, probabilmente ce la puoi fare a utilizzare una piattaforma di e-learning, in teoria.

Cosa è successo allora nel sistema della scuola italiana quando ci siamo trovati a dover forzatamente utilizzare quegli strumenti digitali pensati per la scuola e l’insegnamento a distanza?

Tutti i limiti sono emersi. Caos, disorganizzazione, incompetenze.

E’ emerso il digital divide tra scuola e scuola, tra regione e regione, tra professore e professore. Sotterraneo, tra roventi gruppi  whatsapp di genitori, un SOS.

Fabio Signoretti ha 42 anni, vive a Fano in provincia di Pesaro Urbino nelle Marche, si occupa di innovazione, digitale e web marketing. E’ uno di quelli ‘bravi con il computer’ e che all’indomani della chiusura della scuola ha cominciato a ricevere telefonate da amici professori e maestri meno tech di lui: ‘io non ci capisco niente, ma te che sei bravo con questa tecnologia, perché non mi aiuti a organizzarmi per fare lezione?’ .

Fabio ha spirito imprenditoriale, gli piace darsi da fare, risolvere problemi. Per lui è un attimo passare dalla telefonata dell’amico all’idea di un’organizzazione più grande “perché aiutare solo pochi amici quando con la rete di contatti e il network di collaborazioni in tutto il territorio nazionale possiamo provare ad aiutare centinaia e centinaia di persone? Perché non sviluppare un progetto a livello nazionale per dare una mano concreta per la gestione della didattica a distanza?’

Fabio mette insieme una squadra: Matteo Menchetti, Mirko Ciesco, Chiara Indelicato, Marco Terzo, Simone Carletti, Fabio Antichi, Lorenzo Brandimarte, Francesca Baldini, Silvia Foglia e Fiammetta Gamboni.

In un paio di giorni nasce il progetto Aiutiamo la Scuola e il sito internet è online.

In pochissime ore avevamo già quasi 100 colleghi da tutta Italia che si erano registrati nel nostro sito per dare il loro contributo. In pochi giorni il team si è allargato, ora siamo in 11 ma stiamo cercando ancora delle figure a supporto

Attualmente Aiutiamo la Scuola conta oltre 250 esperti, provenienti da 62 provincie che si sono registrati e hanno dato la disponibilità del loro tempo e competenze per rispondere alle richieste che stanno arrivando. Nei primi è stato attivato il tam-tam sui social e tramite i gruppi whatsapp di genitori, professori, scuole e studenti.

Fino a oggi abbiamo già ricevuto e smistato poco meno di 150 richieste, ma crescono ogni giorno. Principalmente sono professori di scuole medie e superiori (33%), maestri di scuola elementare (20%) genitori (25%) e studenti (10%), un altro 10% circa sono richieste varie provenienti da scuole private, accademie e altre realtà private che ci chiedono aiuto. Le richieste arrivano da tutta Italia, da 40 provincie al momento, e sono speso molto semplici ma molto molto diverse tra loro, non c’è un pattern ricorrente, ed è per questo che è importante avere persone sul campo per fornire assistenza individuale”.

Il progetto è naturalmente interamente gratuito e no-profit e il funzionamento è semplice: insegnanti, studenti o genitori che hanno bisogno di aiuto o consigli, si registrano gratuitamente sul sito www.aiutiamolascuola.it indicando i dettagli della richiesta e vengono poi contattati da uno degli esperti digitali che hanno offerto la propria disponibilità ad aiutare in maniera volontaria. Oltre al sito web è possibile chiedere aiuto e trovare un esperto digitale anche su Facebook tramite Il gruppo di Aiutiamo la Scuola.

Scritto da Donatella Cambosu

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