La burocrazia, si sa, non piace a nessuno, ed è in genere un elemento con cui ci scontriamo: rende più complicato fare cose che dovrebbero essere alla mano, è incoerente, comporta costi, rende ogni processo meno trasparente e chiaro, genera lentezza e barriere. La burocrazia, nata per gestire l’amministrazione pubblica finalizzata al bene collettivo e garantire legalità e uguaglianza dei cittadini, è spesso percepita come un potere contro di noi. La burocrazia frena anche riforme e sviluppo sostenibile.
L’Italia è certamente tra i Paesi più burocratizzati al mondo, un recente articolo del sito TrueNumbers evidenzia chiaramente come in questo momento possa addirittura essere considerato il nemico numero uno nell’attuazione del famoso piano di rilancio (PNRR) ed è per questo che Bruxelles ha indicato praticamente come obbligatoria la riforma della pubblica amministrazione per poter realizzare il piano degli investimenti del Piano Nazionali di Ripresa e Resilienza che porterà in Italia una gran quantità di soldi – il premier ha parlato di 248 miliardi – provenienti dall’Europa.
L’Italia ha ben 160.000 norme con le quali aziende e cittadini si confrontano, contro le 7.000 di Francia, 5.500 di Germania e 3.000 di UK (dati CGIA). Ogni anno, secondo CNA, solo per pagare le tasse servono 240 ore, 85 ore in più rispetto alla media dei Paesi dell’area euro; a tutti gli effetti una perdita di tempo che – tra moduli, certificati e adempimenti – grava sul sistema produttivo italiano per quasi 100 miliardi di euro all’anno.
La burocrazia grava sulle aziende e tutte le attività in maniera considerevole, lo sanno bene gli imprenditori italiani. Ma è anche l’incubo dei privati cittadini, la cosiddetta burocrazia domestica ha anch’essa un costo elevato: tasse, adempimenti fiscali vari e scartoffie relative a spese domestiche come bollette, assicurazioni o affari condominiali.
La digitalizzazione è senza dubbio lo strumento principale per ridurre la burocrazia, anche se ovviamente deve accompagnare un programma di semplificazione, va usata con intelligenza e in modo diffuso e capillare nella pubblica amministrazione.
Un esempio delle iniziative della pubblica ammnistrazione in questa direzione è lo SPID, il Sistema Pubblico d’Identità Digitale, con il quale si potrà accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti, in maniera sicura. Nell’ultimo anno c’è stato un aumento di oltre il 200% delle registrazioni Spid (richiesta dallo Stato per l’erogazione di una serie di contributi), che ha portato anche al successo della dichiarazione precompilata dell’Agenzia delle Entrate: oltre il 40% dei cittadini entrando nell’area personale proprio con lo Spid hanno fatto da soli la propria dichiarazione dei redditi e l’hanno poi trasmessa, risparmiando mediamente dai 30 ai 50 euro rispetto a rivolgersi a un centro di assistenza fiscale o a un professionista abilitato.
Con l’andare del tempo, sarà sempre più esteso il numero di servizi accessibili con SPID, diventerà la nostra identità digitale. Unico neo? Tutta la procedura per ottenere lo SPID non è sempre semplice.
In attesa che la pubblica amministrazione faccia passi avanti, il privato può agilmente sfruttare le soluzioni digitali già disponibili per la gestione della burocrazia domestica o personale. Ecco alcuni esempi.
Tasse e bollette risolte con le app
Per le tasse, ad esempio, “il privato cittadino deve mettere a bilancio, solo per la Dichiarazione dei Redditi, almeno due visite al commercialista/CAF e un fascicolo che conta almeno 5 documenti, tra CUD, documenti di identità, fatture e scontrini per detrazioni di spese mediche, scolastiche, immobiliari o assicurative. Per una perdita di tempo che stimiamo di essere, usando i canali tradizionali “offline”, di almeno di 20 ore solo per compilare la Dichiarazione dei Redditi” spiega Matteo Stifanelli di Taxfix, un’app che permette di fare la Dichiarazione dei Redditi via smartphone o dal computer.
Con Taxfix basta rispondere a semplici domande che guideranno l’utente passo passo con un linguaggio facile, comprensibile e colloquiale. Per qualsiasi dubbio, ci sarà a disposizione un esperto fiscale assegnato ad ogni utente al momento della registrazione. Una volta caricati i documenti e pagato il costo del servizio (29 euro), il team di esperti fiscali procederà con la revisione delle informazioni fornite dall’utente, e se tutto risulterà corretto, compilerà e invierà la dichiarazione all’Agenzia delle Entrate per conto dell’utente, avvisandolo poi a procedura completa.
Un’altra app molto utile è Switcho che, oltre a trovare l’offerta migliore per le utenze domestiche anche in base a specifiche richieste (ad esempio: energia da fonti rinnovabili), si fa carico della burocrazia necessaria per il cosiddetto “switch” da un fornitore all’altro. Una proposta che ha due vantaggi: risparmio in termini di tempo e in termini economici. “Da un’indagine interna risulta che uno su quattro dei nostri utenti ritiene la burocrazia necessaria per cambiare fornitore e la ricerca per trovare le migliori offerte i principali ostacoli al cambiamento – spiega Marco Tricarico, fondatore di Switcho – nel nostro caso a scoraggiare l’utente è il tempo perso nella ricerca tra i 600 fornitori presenti sul mercato e la difficoltà nella lettura della bolletta e delle offerte. Anche il processo di “voltura”, che può durare diversi giorni giorni e richiede spesso contatti frequenti (voluti o meno) con i servizi clienti, può essere un ostacolo al cambiamento”.
Foto di copertina by Viktor Talashuk on Unsplash