Gli antichi romani utilizzavano l’espressione Rus in urbe, “la campagna nella città”: a sottolineare l’importanza degli spazi verdi anche nelle città. Fin da allora, quindi, erano chiari gli effetti benefici della natura sul benessere delle persone.
Oggi sappiamo che questi benefìci non sono solo una generale influenza positiva sul nostro stato psicofisico, si tratta di benefìci concreti sulla nostra salute. «Da molti anni – racconta l’architetto Andrea Mati – mi occupo di curare persone con problemi fisici e psichici attraverso il contatto con il verde ed i risultati sono stati straordinari. Svolgo questo mio lavoro in collaborazione con medici specialisti, psichiatri, psicologi e con Università».
Il gruppo MATI 1909 ha sviluppato un ramo di azienda dedicato alla sola progettazione e realizzazione di giardini terapeutici, spazi studiati in ogni minimo dettaglio e destinati a persone affette da deficit cognitivi, giardini in grado di essere un valido aiuto alla medicina tradizionale nel percorso di cura e riabilitazione. «In questi anni – prosegue Mati – abbiamo realizzato diversi giardini terapeutici in Rsa o aziende ospedaliere per alleviare le sofferenze di persone affette da Alzheimer o malattie depressive e, nel 2019, abbiamo realizzato un progetto di ricerca finanziato dalla Regione Toscana presso la Rsa Argia di Figline Valdarno per la realizzazione di un ambiente interno ed esterno di un padiglione Alzheimer finalizzato alla sperimentazione di terapie non farmacologiche. Queste tipologie di giardino, progettati in base alle metodologie di cura adottate da ogni direzione sanitaria, sono calibrati sulle esigenze degli utenti e sugli obiettivi terapeutici da ricercare. Sempre più evidenze scientifiche ne rilevano i benefici sull’esito clinico dei percorsi di riabilitazione cognitiva e fisiologica, il ruolo nella riduzione del carico farmacologico sul paziente e nel miglioramento della qualità dell’assistenza con i caregiver e i familiari».
Nato a Pistoia in una storica famiglia di vivaisti, Andrea Mati ha studiato architettura, arte dei giardini e musica. Ha fondato, circa vent’anni fa, due cooperative che operano nel settore vivaistico e nella progettazione, realizzazione, manutenzione di spazi verdi e nel reinserimento di persone appartenenti a categorie protette. È stato nominato docente al primo master italiano in Orticoltura Terapeutica organizzato dall’Università di Bologna. Sul principio che il “il verde che salva le persone fragili”, Andrea Mati ha costruito tutto il suo percorso lavorativo: collabora con comunità per il recupero di tossicodipendenti – da San Patrignano alla Comunità Incontro di don Gelmini – e con centri di assistenza per disabili psichici. Insieme a un gruppo di psicologi, geriatri e psichiatri, ha dato vita a una ricerca sperimentale volta a progettare giardini dalle specifiche funzioni terapeutiche, per aiutare nella cura della sindrome di Down, dell’autismo, delle depressioni, dell’Alzheimer e di tutte le dipendenze.
Il 13 aprile uscirà in libreria il suo libro “Salvarsi con il verde. La rivoluzione del metro quadro vegetale”, per Giunti editore.
Che cos’è la green therapy
Architetto Mati, cosa si intende per green therapy?
È un concetto ampio che afferma quanto sia salutare vivere a contatto con il verde in generale. Nello specifico è la cura di varie sindromi o malattie svolta all’interno di spazi verdi appositamente studiati per migliorare le condizioni di salute di questi soggetti. Senza sostituire la medicina e la scienza, ma come terapia integrativa per il benessere dei pazienti, il contatto tra uomo e natura è stato dimostrato avere effetti benefici sulla salute dell’essere umano: abbassa i livelli di stress, rafforza le difese immunitarie, aiuta a ritrovare vitalità e soccorre in una fase depressiva o difficile, come quella vissuta in conseguenza dell’emergenza pandemica.
Che prove abbiamo che il contatto con la natura abbia effetti positivi sui pazienti con problemi psicologici e psichiatrici?
Dopo molti anni di lavoro e di confronto con medici e ricercatori universitari ho messo a punto una nuova idea di spazi verdi terapeutici: gli spazi verdi per la riconnessione con la natura. Ho realizzato 6 concept di spazi dedicati alla riconnessione esperienziale con la natura.
Dedichiamo molto tempo ad essere connessi con varie tecnologie, credo che possiamo impegnarci anche solo 1 ora al giorno o un giorno la settimana a recuperare il nostro rapporto con la parte naturale del nostro pianeta, in pratica con gli elementi che ci hanno dato e la vita e che ci consentono di continuamente di vivere. I dati scientifici, e potrei citarne veramente tanti, da Ulrich a Hillmann, a grandi antropologi come Desmond Morris, al noto giornalista americano Hari autore del best seller “Lost in connection” sul tema della depressione, confermano quanto la natura abbia effetti curativi straordinari su persone affette da disturbi psichiatrici, psicologici, su tante altre patologie non solo mentali ma anche fisiche.
È possibile lavorare su una green therapy in appartamenti senza giardino?
Assolutamente sì. In molti centri per disabili o per persone affette da demenza questa cosa viene fatta. Le piante in casa aiutano moltissimo devono però essere seguite da professionisti che ne conoscono le caratteristiche e le fanno vivere bene, nella giusta posizione, con la quantità d’acqua e di luce giuste secondo la fisiologia della pianta stessa. Una pianta sofferente non aiuta nessuno. A questo proposito vorrei parlare della figura fondamentale dell’Ortoterapeuta. L’esperto in Orto Terapia conosce sia le esigenze delle piante che quelle del paziente e lavora costantemente per mettere in connessione entrambi. Senza un professionista del genere non è possibile ottenere risultati importanti dal verde utilizzato con finalità curative.
In un appartamento privato, in che modo una terrazza o un balcone possono portare beneficio agli inquilini?
Qualche tempo fa stato inviato a parlare ad un convegno sull’Alzheimer. Al mio fianco avevo una signora colpita da questa malattia in giovane età. Le poche parole che è riuscita a dire, essendo nella fase iniziale della malattia ancora riusciva mettere insieme qualche frase, sono state:
“da adesso mi interessano solo le piante del mio terrazzo, nient’altro”. Credo che queste poche parole spieghino tutto. Conosco persone affette da demenza che riescono ancora a bagnare le piante del loro terrazzo, che stanno molto tempo a guardarle spesso anche in inverno e lo stesso per le piante che hanno in casa. Il contatto principalmente ma anche la sola visione del verde cambia migliora lo stato d’ansia e di depressione che spesso colpisce chi soffre di malattie mentali. In alcuni centri abbiamo realizzato giardini di fronte a grandi vetrate da cui anche in inverno si può vedere il giardino.
E le piante da interno?
Le piante da interno sono anche loro di grande aiuto. In America in zone molto fredde vengono utilizzate moltissimo le piante da interno, sia in casa che in piccole serre, dove i malati possono prendersene cura, da soli o con personale specializzato. Credo che le piante da interno svolgano un ruolo veramente importante in ambito terapeutico ed è un settore di lavoro dove ancora c’è da fare moltissimo soprattutto in Europa.