Cos’è l’ozono? L’ozono è un gas presente naturalmente nell’alta atmosfera terrestre. Uno degli strati atmosferici che circondano il nostro Pianeta, tra i 15 e i 35 chilometri di quota, prende proprio il nome di ozonosfera. Nell’ozonosfera c’è la più alta concentrazione di ozono, O3, un gas ad effetto serra formato da tre molecole di ossigeno.
L’ozono è un gas molto importante perché trattiene e assorbe i raggi ultravioletti che provengono dal sole, i raggi UV a bassa lunghezza d’onda ma con alta frequenza, che in grandi quantità sarebbero dannosi agli esseri viventi e al Pianeta. Questo strato di atmosfera, l’ozonosfera, è essenziale: senza ozono non sarebbe possibile la vita sulla Terra.
La presenza dell’ozono in atmosfera è del tutto normale, ma la quantità di ozono varia nel tempo, nello spazio e nei diversi luoghi del Pianeta.
La storia della Terra ci parla di periodi nei quali lo strato di ozono è stato più spesso e altri nei quali si è assottigliato.
Nelle diverse aree geografiche terrestri lo strato di ozono atmosferico non ha lo stesso spessore: sappiamo che sopra i poli e sopra l’equatore, lo strato di ozono è più sottile che altrove. L’ozono atmosferico varia anche in base alle stagioni: da agosto ad ottobre è meno presente e la sua quantità aumenta di nuovo in autunno e inverno.
La presenza di ozono in atmosfera dipende da fattori naturali e fattori antropici, cioè dovuti al comportamento umano. Tra i fattori naturali che influiscono sullo strato di ozono atmosferico ci sono la temperatura dell’atmosfera stessa e la presenza di vortici di aria calda o fredda nell’alta atmosfera.
L’uomo ha contribuito a modificare lo spessore dello strato di ozono atmosferico immettendo sostanze chimiche che vanno a reagire con l’ozono stesso e a distruggerlo: questi composti sono principalmente i CFC, clorofluorocarburi.
Occorre fare attenzione: quando parliamo di buco dell’ozono ci riferiamo agli strati alti dell’atmosfera, all’ozonosfera. Spesso si sente nominare l’ozono come gas serra che causa inquinamento: in questo caso ci si riferisce agli starti atmosferici vicinissimi a noi, alla zona detta troposfera. Il caldo e la direzione dei venti, la presenza di altre sostanze inquinanti come ossidi di azoto e composti organici volatili possono contribuire ad aumentare la presenza di ozono nella bassa atmosfera e ad inquinare l’aria che respiriamo.
Come si è formato il buco dell’ozono?
Dal periodo dell’industrializzazione in poi, l’uomo ha contribuito a modificare la quantità di ozono presente attorno alla Terra immettendo nell’atmosfera sostanze inquinanti che innescano reazioni chimiche che distruggono le molecole di ozono.
Di buco dell’ozono si è iniziato a parlare alla fine degli Anni Ottanta perché in quel periodo gli scienziati hanno osservato un preoccupante assottigliamento dello strato di questo gas in alta atmosfera. Soprattutto sull’Antartide, l’ozono era diminuito di circa il 40%: da qui nasce il nome, buco dell’ozono.
Tra le sostanze che hanno maggiormente contribuito alla formazione del buco dell’ozono ci sono i CFC, i clorofluorocarburi. I CFC sono sostanze chimiche a base di fluoro che si trovano comunemente nelle bombolette spray e nei sistemi refrigeranti di frigoriferi, congelatori e condizionatori d’aria, ma anche in alcune particolari lavorazioni industriali della plastica e del polistirolo.
Proprio all’immissione massiccia di CFC nell’atmosfera si deve l’apertura del buco dell’ozono. Anche i composti del bromo, i bromofluorocarburi o BFC hanno contribuito a modificare la quantità di ozono in atmosfera, tanto che tutte queste sostanze sono state definite ODS, Ozone Depleting Substances, perché alla luce del sole liberano cloro che reagisce con l’ozono e ne provoca la diminuzione.
Dopo gli Anni Ottanta i satelliti hanno inviato immagini della Terra preoccupanti, con uno strato di ozono sempre più sottile, anche del 90%.
Gli effetti del buco dell’ozono
La perdita di ozono negli alti strati dell’atmosfera causa diversi danni all’uomo e all’ambiente.
Per la salute umana, l’ozono può essere dannoso e favorire l’insorgenza di:
• tumori della pelle
• malattie dell’occhio e danni alla vista
• indebolimento del sistema immunitario.
Sul nostro Pianeta, l’assottigliamento dello strato di ozono è responsabile di:
• minore produzione agricola
• diminuzione della quantità e della qualità del fitoplancton oceanico
• danni al DNA di animali e vegetali.
Il buco dell’ozono si sta chiudendo
Il 2020, l’anno della pandemia, ha cambiato molte delle nostre abitudini che hanno avuto ripercussioni anche sulla salute del Pianeta. Nel 2020 gli scienziati hanno nuovamente parlato di un problema legato al riaprirsi del buco dell’ozono atmosferico: in quel periodo l’estensione del buco dell’ozono aveva raggiunto uno dei suoi massimi storici arrivando a misurare circa 24,8 milioni di chilometri quadrati.
I massicci incendi in Australia nel 2021 hanno favorito il riaprirsi del buco dell’ozono, dopo che il lockdown imposto dalla pandemia nell’anno precedente aveva visto un generale miglioramento dell’inquinamento atmosferico, anche negli starti più alti.
Ma tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, WMO, ha annunciato la chiusura del buco dell’ozono atmosferico.
Come siamo riusciti a raggiungere questo risultato? Le condizioni del clima, in questo caso, hanno agito in modo favorevole e vortici polari freddi nell’alta atmosfera hanno aiutato nella chiusura del buco dell’ozono. Perfino il cambio di abitudini imposto dalla pandemia ha notevolmente diminuito le emissioni di gas in atmosfera e ci ha aiutato a raggiungere il nostro scopo.
Ma è soprattutto il traguardo raggiunto grazie al passo fondamentale e decisivo di vietare l’utilizzo dei CFC arrivato come risoluzione finale del Protocollo di Montreal del 1987. Il Protocollo di Montreal e le azioni comuni in 196 Stati del mondo, compresa l’Europa, hanno contribuito alla chiusura del buco dell’ozono.
Con l’impegno comune si raggiungono i risultati
L’emergenza ozono ha riunito nel 1987 a Montreal rappresentanti di vari Stati al mondo che hanno deciso di bandire i CFC in quanto responsabili dell’apertura del buco dell’ozono: senza questa protezione, i tumori della pelle e altre malattie collegate alle tradizioni UV erano aumentati notevolmente.
Per questo motivo il Protocollo di Montreal viene considerato un caso di successo della diplomazia ambientale. Entrato in vigore nel 1989, è stato sottoposto a diverse revisioni, e solo dal 1990 in poi i clorofluorocarburi sono stati eliminati quasi definitivamente.
A partire dall’evidenza scientifica, l’opinione pubblica e quella del settore produttivo e industriale hanno fatto pressione sui governi perché arrivassero a riunirsi e a decidere di eliminare i CFC dalla produzione e dall’utilizzo, oltre a trovare valide alternative.
Per l’anidride carbonica e il problema climatico che viviamo oggi è più complesso. Ma l’esperienza del buco dell’ozono ci dice che anche in questo caso, con la definizione di traguardi comuni chiari, la cooperazione e l’impegno di tutti è possibile invertire la rotta e raggiungere gli obiettivi climatici.