Il termine inclusione sociale indica la possibilità per individui e gruppi di prendere parte alla vita comunitaria del territorio in cui abitano. E un elemento importante al servizio dell’inclusione è la possibilità di muoversi sul territorio.
Spostarsi significa sfruttare opportunità di crescita, in ogni aspetto della vita: dall’istruzione, al lavoro e alla cultura. E permette inoltre lo svago.
Da una ricerca commissionata dal World Economic Forum in collaborazione con Boston Consulting group e l’università di San Gallo in Svizzera emerge questo forte legame tra mobilità e crescita. Di seguito, riportiamo alcuni risultati che aiutano a capire la portata del fenomeno.
Per esempio, è stato riscontrato che ridurre la durata dei viaggi da pendolare aiuta le persone che si spostano per lavoro a emanciparsi da situazioni di povertà.
Ed è vero anche il contrario: l’immobilità fisica porta alla paralisi sociale.
Durante la pandemia da Covid 19, le persone più colpite dal virus sono state quelle che abitavano in aree caratterizzate da scarsa mobilità. La distanza dagli ospedali e la difficoltà negli spostamenti rendevano praticamente impossibile sottoporsi a tamponi o prendere parte alle campagne di vaccinazione.
Una mobilità obsoleta
I cambiamenti sociali degli ultimi anni però sono stati molto più rapidi rispetto all’ammodernamento dei sistemi di trasporto. Si è creata così una discrepanza tra le esigenze dei cittadini e le opzioni di spostamento disponibili nelle città.
Purtroppo, il sistema di mobilità funziona più o meno come ai tempi della sua massima espansione, negli anni ’50 del ‘900. Ma sono passati 70 anni dell’epoca d’oro, e nel frattempo gli utilizzatori dei mezzi pubblici sono radicalmente cambiati. I passeggeri contemporanei sono fortemente diversificati in termini di genere, etnia, lingua, abilità fisiche, età e disponibilità finanziaria e non sono più solo colletti bianchi che viaggiano nelle ore di punta.
I policy maker faticano a implementare cambiamenti radicali perché hanno un’idea sorpassata della mobilità: ragionano ancora secondo un sistema binario che vede da un lato le automobili private e dall’altro il trasporto pubblico di massa.
Questa miopia impedisce di ampliare il sistema a livello fisico e socioeconomico, e non sfrutta le soluzioni offerte dalla tecnologia, come shuttle on-demand, veicoli a guida autonoma e app per la condivisione dei mezzi di trasporto.
Come favorire l’inclusione sociale con la mobilità
Nell’ottica di una mobilità che favorisca l’inclusione sociale, emergono cinque imperativi da tenere in considerazione.
1. L’accesso a un sistema di mobilità ampio ed efficiente è alla base dello sviluppo e della crescita economica di ogni comunità. Aggiungere alle opzioni già esistenti modalità come shuttle che avvicinano alle stazioni o car sharing a prezzi contenuti può addirittura raddoppiare il numero di lavori disponibili.
2. Non basta aumentare l’offerta. Bisogna analizzare la domanda. Se si vuole incrementare l’uso della metropolitana, per esempio, aggiungere corse o vagoni ai treni non convincerà chi solitamente non utilizza i mezzi pubblici. Questa fascia di utenti però potrebbe essere interessata a un servizio di prima classe: i prezzi più alti legati all’esclusività del servizio permetterebbero di migliorare le condizioni per i viaggiatori meno abbienti.
3. I sistemi di mobilità devono diventare multimodali, attraverso l’integrazione tra pubblico e privato. Bisogna creare l’infrastruttura adatta, superare la dicotomia auto vs. trasporto pubblico e implementare soluzioni innovative che aiutino anche a contrastare il cambiamento climatico.
4. Bisogna migliorare la raccolta dati sugli spostamenti degli utilizzatori. Solo comprendendo le sfide legate alla mobilità si potrà trovare soluzioni su misura del territorio.
5. L’unico modo per capire se le nuove soluzioni funzionano è testarle sul campo. Gli stakeholder devono incoraggiare progetti pilota e calcolare i finanziamenti necessari.
In questo processo di adeguamento della mobilità alle esigenze della società, è necessario analizzare i sistemi già esistenti. L’inclusività sociale viene misurata a partire da cinque dimensioni.
Gli indicatori di mobilità inclusiva
1. DISPONIBILITÀ
Oltre al numero e alla distribuzione delle fermate per il trasporto su strada o su rotaia, e della presenza di stazioni o sale d’attesa, tiene conto anche dell’accessibilità per le persone con disabilità.
2. CONVENIENZA
Il costo legato a una modalità di trasporto ha conseguenze dirette sulla scelta della soluzione di spostamento e sul numero dei viaggi. Se si parla di trasporto privato, bisogna calcolare il prezzo dell’acquisto o del noleggio di mezzi e attrezzature.
3. AFFIDABILITÀ
Uno spostamento è efficace se la durata è sempre più o meno la stessa. Un trasporto è affidabile se consente all’utente di arrivare in orario a lavoro nonostante l’incidenza di fattori esterni come il traffico o il tempo di trasferimento tra un mezzo e un altro.
4. SICUREZZA E SALUTE
Questa dimensione comprende la percezione di viaggiare in sicurezza, l’incidenza di molestie e crimini sui mezzi di trasporto ma anche le politiche per la riduzione delle emissioni DI CO2.
5. DIGITALIZZAZIONE
Le soluzioni di mobilità inclusiva devono tenere conto anche di persone che non hanno accesso a internet, non riescono a navigare interfacce complesse e che possono pagare solo in contanti perché non hanno carte bancarie, né in alcuni casi un conto in banca.
I primi tentativi di mobilità al servizio dell’inclusione sociale, implementati in territori molto diversi fra loro (il report sopra citato riporta diversi casi tra cui Berlino, Chicago e Beijing), hanno importanti punti in comune.
Per prima cosa, molte città sottolineano che i mezzi pubblici sono accessibili per persone a mobilità ridotta o con disabilità fisiche. Il prossimo step sarà facilitare gli spostamenti di chi ha disabilità mentali o non parla la lingua locale.
In secondo luogo, nel discorso sui trasporti emerge il legame esistente tra inclusione sociale, crescita economica e sostenibilità. Le soluzioni legate alla mobilità devono quindi includere tutti e tre questi aspetti.
In un mondo globalizzato, la strada da fare è ancora lunga, ma i segnali di cambiamento sono incoraggianti.
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