Il coronavirus ha avuto un forte impatto sulla nostra vita e sta cambiando anche il nostro modo di essere, forse più di quanto pensiamo. Prova ne sia il nostro cambiamento come consumatori.
Secondo una ricerca di GfK per Best Brands Italia il nuovo consumatore nato dalla pandemia è più maturo, riflessivo, portato a ponderare con attenzione le proprie scelte e a premiare comportamenti sostenibili e attenti al territorio e alla società.
Un cambiamento che tutto sommato non ci dispiace.
“I consumatori sembrano aver ripensato in maniera sostanziale il loro stile di consumo. – ha spiegato Enzo Frasio, Presidente del Consiglio di Amministrazione GfK Italia – Ridimensionati gli acquisti d’impulso, mentre cresce la predisposizione alla valutazione, all’ascolto, al cambiamento, alla ricerca della sostenibilità“.
Il periodo drammatico sembra inoltre aver spinto gli italiani a riscoprire un forte orgoglio di appartenenza nazionale (73%), ma anche il peso della scienza e della competenza (80%) e l’importanza della responsabilità collettiva (91%). Valori che, seppur indirettamente, si riflettono sulle scelte di acquisto che privilegiano i Brand che incarnano gli ideali in cui credono e che contribuiscono al benessere della società.
Andando a guardare quali siano gli interessi di acquisto del nuovo consumatore (per lo meno in questi mesi), non stupisce il fatto che siano emerse nuove esigenze, legate alla necessità di trascorrere più tempo in casa (fai da te, giardinaggio, cucina) e riscoprire la centralità dello spazio domestico.
Quattro le direttrici di scelta del “nuovo” consumatore secondo lo studio:
Gli spazi esterni: 1 italiano su 2 desidera una casa con uno spazio esterno/ giardino privato.
La sostenibilità: nel post-Covid gli italiani sono sempre più attenti ai consumi energetici degli elettrodomestici (66%), all’inquinamento dell’aria all’interno della casa (49%), all’impatto ambientale di prodotti e detergenti per la casa (49%).
La cucina: 16 milioni di italiani dedicano più tempo alla cucina rispetto a prima del Covid e il 33% vorrebbe una cucina più grande.
Lo smart working: è passata al 24%, dal 14% pre-Covid, la percentuale di italiani che lavorano da casa; di questi, uno su due vorrebbe attrezzare uno spazio dedicato al lavoro in casa.
Un’evoluzione che, secondo l’analisi, rappresenta qualcosa di più di un cambiamento transitorio legato all’emergenza e che impatta anche sulle risposte che ci si aspetta dalle aziende produttrici di beni e servizi: il consumatore appare maturato e pretende dai brand chiarezza, impegno, fatti.