No-profit Zenzero ‘la nostra Africa sostenibile’

Riciclare la plastica e valorizzare le donne sono alcune delle attività realizzate da questa associazione italo-svizzera

“Quando una nazione ricca installa una discarica di rifiuti chimici o nucleari in un paese povero sta saccheggiando il futuro di quell’agglomerato umano, perché se i rifiuti sono, come dicono, «inoffensivi», per quale ragione non hanno installato la discarica sul proprio territorio?”

Luis Sepúlveda

Africa e rifiuti

In Africa esiste la più grande discarica a cielo aperto di RAEE, sigla per indicare le apparecchiature elettriche ed elettroniche usate, rifiuti elettronici e tecnologici. Si trova ad Agbogbloshie, suburbio della città africana di Accra, capitale del Ghana e qui convergono materiali provenienti da paesi dell’occidente sviluppato, frutto di importazione legale o illegale. Un vero disastro ecologico.
E sono anche miliardi le bottiglie di plastica che invadono il pianeta e il continente africano è il primo a subirne le conseguenze perché lo smaltimento è praticamente inesistente. Le colture non riescono a crescere e molti animali muoiono soffocati. La plastica viene accumulata nelle poche discariche dove arriva solo il 10% della spazzatura, il resto viene lasciato marcire in mezzo alle comunità o bruciata, disperdendo diossine letali per l’uomo e l’ambiente.
Proprio qui, in Ghana, ad ottobre 2020 verrà inaugurato il primo centro per raccolta e il riciclaggio dei rifiuti di plastica. Un segnale forte e un cambio di rotta grazie al progetto dell’associazione italo-svizzera Zenzero.


Come nasce l’Associazione Zenzero

“Questo è il quinto impianto che avviamo in Africa- spiega Stefano Sala, vicepresidente e fundraiser dell’associazione no profit – L’importanza di questo nuovo centro è straordinaria, sarà la prova concreta dell’evoluzione del nostro modello di impianto con un trituratore che permetterà la riduzione delle bottiglie direttamente in scaglie di PET, per avere un maggiore appeal sul mercato”.
“La nostra è una micro associazione- prosegue Sala –siamo in tre fondatori ed io rappresento la quota azzurra tra Jane Lepori, presidente e Virna Buda, project manager. E’ stata proprio Jane che, tornata da un viaggio in Etiopia, è stata colpita da questa situazione insostenibile. Ce ne ha parlato coinvolgendoci all’istante, era il 2015”.

Ambiente e valorizzazione della donna

L’associazione Zenzero è attiva nei Paesi invia di sviluppo, in particolare in Africa, con il progetto PET Recycling, con la creazione di centri di raccolta e di riciclo del PET e & Women Empowerment, una concreta offerta di opportunità professionali alle donne chiamate a lavorare insieme all’interno dei centri riciclo, specialmente in quei paesi in cui il loro ruolo sociale non è ancora paritario, per conquistare uno status sociale e l’indipendenza necessaria alla loro condizione di esseri umani. Ad oggi, l’associazione ha già realizzato tre impianti in Etiopia a Addis Abeba, Legetafo, Hawassa e due in Uganda, a Kampala e Arua. Complessivamente dà lavoro a 170 donne regolarmente assunte.

Storie belle e vere

Come quella di Jennet (useremo nomi di fantasia) 30 anni, di Addis Adeba. Era partita come semplice operatrice ma la sua passione, il suo impegno e il suo spirito imprenditoriale la stanno premiando. Oggi è una responsabile del centro di raccolta e a breve potrebbe assumere un secondo incarico in un altro impianto di Zenzero.

Oppure di Nyala, un’altra giovane operaia che pensava di essere licenziata perché incinta. I responsabili dell’associazione le avevano spiegato che invece poteva rimanere a casa, retribuita in licenza di maternità e tornare al suo impiego dopo il parto. Ma la lavoratrice non finiva di ringraziare, percepiva a fatica che quello non un grande favore che le stavano facendo. Era un suo diritto.


La giovane Kia invece confidava alle colleghe di lavorare solo per guadagnare soldi che le avrebbero permesso di pagare i suoi studi e diventare infermiera. Di questo se ne vergognava parecchio. I responsabili di Zenzero l’avevano rincuorata dicendole che condividevano pienamente la sua scelta e che l’avrebbero sostenuta per riscattarsi e garantirsi un futuro migliore.


Difficoltà’

“La prima macro difficoltà che abbiamo incontrato è stata capire che lavorare per l’Africa è diverso che lavorare con l’Africa – racconta il vicepresidente – noi occidentali abbiamo una visione differente rispetto agli africani e se si vuole iniziare bisogna cambiare mentalità. Questo significa che i tempi si dilatano, sono importanti le relazioni, l’amicizia, l’accettazione all’interno della comunità dove noi siamo gli immigrati. Non è un discorso di razzismo al contrario, oggettivamente vi è una diversità culturale, di pensiero e stile di vita”.
“Inoltre, dobbiamo sempre tener presente che abbiamo a che fare con le Afriche e non l’Africa – prosegue Sala – i rapporti con le varie comunità non sono facili, possono avere riti e modi di rapportarsi totalmente differenti, ma se si fa breccia magicamente tutte le porte si aprono. Con le istituzioni possiamo vantare un ottimo rapporto, hanno compreso che appresentiamo un’opportunità per sviluppo locale e, a differenza di certe multinazionali che non lasciano nulla sul territorio, noi miglioriamo la comunità.”
Il team fa passare alle lavoratrici il valore dell’impegno e la serietà nel lavoro. Se il centro funziona può autofinanziarsi, pagare spese e stipendi, con una ricaduta positiva sull’economia locale.
“A differenza dell’Europa o dell’America, i 54 stati dell’Africa adottano politiche ambientali diverse malgrado esistano sulla carta dei protocolli – precisa il vice presidente – Mancano le competenze specifiche per creare il sistema, soprattutto nelle metropoli come Addis Abeba che hanno un’urbanizzazione selvaggia, con milioni persone che vivono di economia informale, alla giornata. E’ ovvio che la politica ambientale è un discorso molto lontano. Noi facciamo passare il messaggio che si può fare sistema avviando centri di raccolta differenziata.”

Segni confortanti

Grazie a Zenzero sono nati spontaneamente micro centri di raccolta. Così la plastica non viene più gettata nel fiume o in mezzo alla strada (del resto mancano cestini, cassonetti e piattaforme ecologiche) e viene messa in atto una prima forma di educazione civica. Un piccolo grande successo. Il rifiuto di plastica nei centri viene pagato cash al kilo e per molti collaboratori è l’unica fonte di sussistenza. Il passo successivo, il più difficile, sarà “sistematizzare questa attività all’interno di un processo culturale, sociale ed economico, tenendo presente la presenza massiccia dei cinesi che sono già entrati pesantemente anche nel settore rifiuti” conclude Sala.


Cortometraggio

Per testimoniare le sue attività, ’Associazione Zenzero ha prodotto nel novembre 2019 il film “Ethiopia: daily fight for recycling” per la regia di Luigi Baldelli, regista e fotoreporter, che affascinato da questa storia, ha deciso di raccontare attraverso micro interviste la ricaduta positiva di questo progetto e le esperienze vissute dalle donne africane dell’associazione. Il film ha ricevuto il terzo premio al SiciliAmbiente Film Festival dello scorso agosto.


Progetti futuri dell’associazione

Non appena gli strascichi della guerra civile e le condizioni sanitarie internazionali lo permetteranno, l’associazione ha in cantiere l’apertura di un centro ad Haiti, dove vi sono già protocolli con il governo e permessi, e in Congo, dove a fine gennaio è stato chiuso un accordo con il governo per il primo centro perché “non possiamo stare lontani da questo continente che rappresenta il futuro per tutti noi”.

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