La transizione ecologica corre su strada, anche grazie all’elettricità. A dimostrarlo sono i dati raccolti da Electra, azienda europea attiva nel settore della ricarica ultraveloce per veicoli elettrici, che tra maggio 2024 e aprile 2025 ha evitato l’immissione di 1.102 tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera. Un traguardo che assume un valore ancora più simbolico in vista della Giornata Mondiale dell’Ambiente (5 giugno), e che racconta con i numeri l’impatto positivo della mobilità elettrica quando è supportata da infrastrutture efficienti.
Un risparmio che vale quanto un bosco
Il dato comunicato da Electra è sorprendente: grazie alle sue 32 colonnine di ricarica ultraveloce operative in Italia, la CO₂ risparmiata equivale all’assorbimento annuale di circa 100.000 alberi. In termini urbani, è come se avessimo piantato un bosco esteso quanto l’intero quartiere di Trastevere a Roma.
Ogni stazione Electra consente un risparmio medio di circa 30 tonnellate di CO₂ all’anno. Per dare un’idea visiva, basta una singola stazione per pareggiare l’effetto ambientale del celebre Bosco Verticale di Milano. Con quattro, si raggiunge il valore ecologico di Hyde Park a Londra.
Ma c’è di più: il calcolo del risparmio tiene conto dell’intero ciclo di vita dei veicoli. Secondo le analisi elaborate in collaborazione con The Shift Project, ogni chilowattora erogato da Electra a un veicolo elettrico evita circa 800 grammi di CO₂ rispetto all’equivalente termico. Un vantaggio che aumenta se si considera che Electra utilizza esclusivamente energia da fonti rinnovabili.
Oltre la CO₂: un’aria più pulita per le città
Il beneficio non è solo climatico, ma anche locale. I veicoli elettrici, a differenza di quelli termici, non producono emissioni dirette di ossidi di azoto (NOx) o polveri sottili (PM10 e PM2.5), responsabili di numerose patologie respiratorie. In città come Frosinone, Milano o Verona – tra le più inquinate d’Italia – il passaggio a una mobilità a zero emissioni può contribuire significativamente a migliorare la qualità dell’aria.
L’espansione della rete e l’ambizione di Electra
La notizia più promettente riguarda il futuro: grazie ai fondi del PNRR, Electra punta a raddoppiare le stazioni attive entro fine anno. L’obiettivo? Superare le 2.500 tonnellate di CO₂ risparmiate nel 2026. Un traguardo ambizioso, ma realistico, se si considera la crescita del settore elettrico e il sempre maggiore impegno delle amministrazioni locali e delle aziende partner.

«La Giornata Mondiale dell’Ambiente rappresenta un momento per riflettere sui traguardi raggiunti, ma anche per rinnovare il nostro impegno ad accelerare la transizione verso soluzioni di trasporto più pulite», ha dichiarato Eugenio Sapora, General Manager di Electra Italia. «Se con sole 32 stazioni attive siamo riusciti a risparmiare oltre 1.100 tonnellate di CO₂, nel 2026 puntiamo a superare le 2.500 tonnellate. È una sfida ambientale, ma anche culturale».
Electra, che opera in Italia dal 2023 e già in diversi Paesi europei, mira a raggiungere 8.000 punti di ricarica ultraveloce entro il 2030.
Tra i suoi vantaggi caratteristici rispetto ad altri operatori c’è l’esperienza dell’utente, garantita da ricarica ‘a pompa’, la velocità e la possibilità di prenotare in anticipo via app.
Le resistenze all’elettrico: tra percezioni errate e sfide concrete
Nonostante i numeri parlino chiaro e la direzione sia tracciata, la mobilità elettrica continua a incontrare resistenze. Alcune sono legate a reali ostacoli infrastrutturali, altre a percezioni ormai superate che frenano la transizione.
Una delle principali barriere è l’ansia da autonomia: la paura che il veicolo si scarichi prima di trovare una colonnina disponibile. Un timore comprensibile in passato, ma oggi meno giustificato, soprattutto nelle aree urbane e lungo le principali arterie stradali dove la rete sta crescendo rapidamente – anche grazie a operatori come Electra. Tuttavia, nelle aree rurali o periferiche, la scarsità di infrastrutture resta un limite da affrontare.
Altro nodo è il prezzo d’acquisto dei veicoli elettrici, ancora superiore rispetto ai modelli termici, nonostante il minor costo di esercizio nel lungo periodo (manutenzione ridotta, ricarica più economica rispetto al carburante). Gli incentivi statali giocano un ruolo fondamentale, ma sono spesso discontinui o poco accessibili, creando incertezza per chi vorrebbe fare il salto all’elettrico.
Importante, il tema dell’impronta ambientale complessiva: spesso viene sollevata la questione dell’impatto delle batterie, del loro smaltimento e della provenienza delle materie prime. Sono interrogativi legittimi, ma che non annullano il vantaggio ambientale netto dell’elettrico sul termico, soprattutto se alimentato da energie rinnovabili. L’industria sta lavorando per rendere le batterie più sostenibili e riciclabili, ma è importante che questo processo venga monitorato e regolamentato.
Infine, non va sottovalutato l’aspetto culturale: molti automobilisti restano legati all’idea dell’auto “tradizionale” come simbolo di autonomia, potenza e affidabilità. L’elettrico, al contrario, è ancora percepito da alcuni come una scelta di nicchia, poco adatta ai lunghi viaggi o ai climi freddi. Anche i messaggi ambigui o i continui cambi di rotta da parte della politica non aiutano a creare fiducia.
In definitiva, le resistenze ci sono, ma non sono insormontabili. Servono informazioni chiare, politiche coerenti e infrastrutture capillari. E serve anche una narrazione che sappia raccontare l’elettrico con molta trasparenza.