Addio 2020, palestra della gratitudine

Un anno 'buttato'? Ecco cosa ci lascia l'anno della pandemia

Tutti noi siamo giunti a questo fine anno con la voglia di voltare pagina e dare un calcio a questo 2020 che ha messo a dura prova le nostre vite: alcuni di noi hanno vissuto la sofferenza della malattia sulla propria pelle, molti hanno sperimentato la solitudine, la paura, le difficoltà economiche. Tanti ancora hanno vissuto lutti, legati al coronavirus o no, in un dramma interiore difficile da raccontare poiché a causa delle disposizioni Covid-19 anche vivere il dolore è diventato un lusso: non si è potuto stare vicino a un congiunto nelle sue ultime ore, non si è potuto celebrare le esequie come si sarebbe voluto, i nostri cari sparivano inghiottiti nel nulla lasciandoci interdetti.

Il Covid-19 non ci ha solo terrorizzato come malattia e chiuso in casa, ci ha portato via un anno, condizionando ogni nostra esperienza, e ci ha colpito in una delle cose più umane che ci siano, lo stare insieme: vicini, abbracciati, a ridere o piangere, in famiglia, tra amici, in uno stadio, in un teatro.

Uno degli anni peggiori della nostra storia, ci può essere qualcosa di cui essere grati?

Forse di primo acchito si dirà di no, ma è uno sforzo che dobbiamo fare quello di setacciare il nostro vissuto e trovare qualcosa di buono anche in questo anno che sta finendo. Ognuno può trovare un’esperienza di cui essere grato: non essersi ammalato, aver ritrovato un’amicizia, aver cominciato qualcosa che si rimandava, aver smesso di fumare o cominciato una nuova dieta, aver trovato il tempo per conoscere meglio i propri figli adolescenti o imaparare qualcosa di nuovo, insomma, nella conta anche le piccole grandi cose contano.

Certo non si potrà usare la bilancia: per molti di noi ciò che è stato perso in questo anno non sarà mai sostituito, né compensato, ma questo purtroppo è il ciclo della vita, sempre.

Oltre il personale, però, ci sono cose di cui tutta la società dovrebbe essera grata.

Si parla tanto di next normal, ma il primo grazie che dobbiamo dire è quello per il next me: la pandemia non ha solo cambiato il nostro scenario di vita per sempre, ha cambiato proprio NOI. Non tutti ovviamente, qualcuno che non ha avvertito questa spinta è rimasto.

Abbiamo avuto il tempo per riflettere, per leggere, per ascoltare, per osservare con maggiore attenzione quello che succede vicino a noi, intorno a noi e nel mondo, lo stare fermi e chiusi nelle nostre case, ci ha isolato ma al tempo stesso ha allargato i nostri orizzonti, ci ha fatto uscire dalla nostra piccola zona di comfort e capire che da soli non andiamo da nessuna parte. Abbiamo superato una soglia mentale.

Non è un caso che il tema della sostenibilità, in questo stesso anno, sia esploso: tutti hanno visto i danni all’ambiente e l’insostenibilità dell’attuale modello economico e sociale, palesarsi nella forma di coronavirus; tutti hanno anche visto nei cieli ritornati azzurri durante il lockdown, come l’azione umana possa influire sull’equilibrio del pianeta. Oggi, oltre ai brand che da tempo operano sostenibilmente, ci sono tanti altri che hanno appena cominciato a fare grandi sforzi per diventare più sostenibili perché sono più consapevoli, anche perché gli stessi consumatori sono più responsabili e pretendono marchi che assicurino un certo livello di sostenibilità. Certo il percorso verso un capitalismo naturale e una società a impatto zero è appena cominciato, ma siamo partiti.

Un altro regalo del 2020 di cui essere grati è stato riscoprire il valore del tempo: nello stand by del lockdown le ore e i giorni hanno rallentato, le abbiamo contate come mai prima, ma abbiamo anche capito quanto correvamo prima, e come sprecavamo il tempo dietro cose futili e procrastinavamo il momento delle cose davvero importanti. Il tempo è una risorsa limitata per ciascuno di noi, lo abbiamo capito grazie a quest’anno ‘rubato’.

E infine, come non vedere che nel 2020 abbiamo riscoperto la scienza, ma anche la spiritualità?

Certo, anche una parte di oscurantismo si è risvegliato, rappresentato in particolare dai negazionisti e dai no-vax. Ma in generale ricordiamoci che sono minoranze.
La maggior parte della società ha riscoperto la scienza, siamo tutti un po’ più esperti di virologia, fatto che ha il suo lato anche comico, ma ciò che importa è che lo spunto ‘coronavirus’ ha spinto le persone a informarsi, a voler capire, a migliorare le proprio conoscenze in campo medico e non solo.
Abbiamo visto la corsa contro il tempo dei ricercatori di tutto il mondo per creare un vaccino, quello che adesso ci sta ridando speranza e anche per questo dobbiamo essere grati. Abbiamo visto che è nella scienza che abbiamo l’arma per fare fronte a situazioni drammatiche e inaspettate, ma al tempo stesso è col cuore che dobbiamo combattere.
La spiritualità ritrovata non è solo o necessariamente l’avvicinarsi alla religiosità: è anche una più profonda consapevolezza di sé, della propria umanità, della relazione con gli altri oltre i valori della materialità. E’ anche il senso di comunità e rispetto del prossimo.

La spiritualità oggi unisce molti, religiosi e non, proprio sul terreno scientifico del vaccino: ecco, gli appelli di molte personalità del mondo, da Papa Francesco al Presidente Mattarella fino al all’Alleanza per il vaccino dei popoli, affinché il vaccino contro il Covid-19 possa essere accessibile e gratuito per tutti nel mondo, ne è una chiara dimostrazione.

Nel caos della pandemia abbiamo gettato i semi per una società più giusta, il buon augurio per il 2021 è che questo movimento di rinnovamento positivo continui a crescere e moltiplicarsi, nella società e dentro ognuno di noi.

Detto questo, diciamo addio volentieri al 2020, felice nuovo anno!

Photo by Ben Mater on Unsplash

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