Aruba pensa di inserire i ‘diritti della Natura’ nella sua Costituzione

Aruba intende seguire l'esempio dell'Ecuador e inserire nella sua Carta Costituzionale un presidio legale per la salvaguardia del suo ecosistema naturale. L'isola è esposta a un forte impatto climatico e antropico

Se il Regno dei Paesi Bassi – da cui ancora dipende – darà il suo consenso, l’isola di Aruba, ricca di risorse ecologiche, diventerà un altro Paese a riconoscere che la natura ha personalità giuridica propria e ha il diritto di esistere e rigenerarsi.

Aruba diventerà il secondo Paese al mondo – dopo l’Ecuador – a inserire i diritti della Natura nella Costituzione del Paese, il documento più solenne e importante che regola la vita di uno Stato e ne recepisce i valori fondanti.

Come in Ecuador, l’emendamento costituzionale in linea di principio eleverebbe la protezione degli ecosistemi al di là di quanto garantito dalle leggi normative convenzionali, rendendo i diritti della natura un imperativo morale e legale.

Aruba ha da qualche tempo intrapreso un percorso per migliorare la propria sostenibilità, ne abbiamo parlato qui, anche perché, in quanto isola, è fortemente esposta alle conseguenze dei cambiament climaticii, teme l’innalzamento del livello del mare e la distruzione delle barriere coralline.

Il ministro della Natura di Aruba, Ursell Arends, ha dichiarato che la spinta all’emendamento è nata dalle preoccupazioni per lo stato degli ecosistemi del Paese. Le spiagge di sabbia bianca dell’isola, le rigogliose mangrovie, le acque turchesi, le barriere coralline e le coste rocciose ospitano specie che vanno dalle tartarughe marine alle lucertole blu e specie di uccelli uniche come il variopinto parrocchetto arubano.
Se da un lato il paesaggio idilliaco ha reso Aruba una meta turistica ambita, dall’altro il degrado ambientale provocato dalle attività svolte sull’isola e al di fuori di essa minaccia questi fragili ecosistemi.

Gli impatti del riscaldamento globale – l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani e, in questo caso, la diminuzione delle precipitazioni – si fanno sempre più sentire sull’isola di 70 miglia quadrate, anche se la popolazione di Aruba, che conta circa 110.000 abitanti, contribuisce in modo trascurabile al riscaldamento globale.

L’innalzamento dei mari sta causando l’erosione delle coste, il danneggiamento delle foreste di mangrovie e l’aumento della salinità del suolo, che influisce sulla crescita delle piante. Nel frattempo, l’aumento delle temperature oceaniche sta uccidendo la vita marina, comprese le barriere coralline e le specie acquatiche che le abitano. Questa perdita di biodiversità ha implicazioni per gli abitanti di Aruba che dipendono da questi ecosistemi per il reddito e il cibo.

Le barriere coralline isolano inoltre l’isola dalle tempeste, che si prevede diventeranno più intense a causa dei cambiamenti climatici e minacceranno infrastrutture come impianti di depurazione, strade e centrali elettriche.

Questi impatti sono aggravati da ciò che molti vedono come un’eccessiva enfasi sul volume del turismo piuttosto che sul benessere economico, sociale e ambientale dell’isola. Prendendo atto di queste preoccupazioni in un rapporto del 2021, la banca centrale di Aruba ha raccomandato cambiamenti politici come la riforestazione, l’investimento in tecnologie a bassa emissione di carbonio come le energie rinnovabili e la valutazione dell’impatto dei cambiamenti ambientali sulla salute dei residenti.

Arends ha detto che è ormai chiaro a tutti i settori della società arubana che l’economia e la popolazione del Paese dipendono da ecosistemi sani e resistenti, ma che lo sviluppo sta portando questi sistemi a un punto di rottura.

“Senza la natura non c’è economia, non c’è salute e non c’è turismo”, ha detto. “Se non abbiamo queste cose, non c’è Aruba, non ci siamo noi”.

L’emendamento proposto include anche il riconoscimento del diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile. La combinazione del riconoscimento e dell’applicazione dei diritti della natura e del diritto umano a un ambiente sano sottolinea l’interdipendenza tra il benessere degli esseri umani e quello della natura, ha detto Arends.

Come Arends, l’avvocato arubano Geert Rep vede nel riconoscimento costituzionale dei diritti della natura un mezzo per affrontare i problemi ecologici della nazione. Dal 2016, Rep ha vinto 15 cause contro costruttori dell’isola sulla base di leggi ambientali convenzionali e di altre leggi. Nonostante queste vittorie, afferma che il processo decisionale governativo è ancora orientato verso interessi economici a breve termine a scapito della natura.

“Il riconoscimento dei diritti della natura creerebbe un maggiore equilibrio tra la natura e l’aspetto economico delle cose”, ha detto Rep. Penso che anche la nostra industria del turismo si renda conto che è sufficiente: a un certo punto si uccidono i propri tesori”.

(Fonte: Inside Climate News)

PIù POPOLARI

Alberami: il Rinascimento Verde che rigenera territori e cattura carbonio

Alberami e il Rinascimento Verde: rigenerazione e crediti di carbonio di qualità

Alberami è una Società Benefit italiana che punta a rigenerare ecosistemi degradati, trasformando territori compromessi in risorse per la cattura di CO₂. La sua...
Società Benefit

Società Benefit: cosa sono, vantaggi, come diventarlo

Le Società Benefit (SB) sono una forma giuridica d’impresa che integra nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, anche precise finalità di beneficio comune. Le...
tre ragazze alla scrivania, concetto di diversity e inclusion nel luogo di lavoro

Il significato di diversity and inclusion

Diversity and inclusion, spesso scritto D&I, letteralmente diversità e inclusione, due parole distinte ma oramai associate nelle politiche e nel lessico aziendale perché giustamente...
Alberami: il Rinascimento Verde che rigenera territori e cattura carbonio

Quality carbon credits, Alberami and the Green Renaissance

Francesco Musardo, founder of Alberami, talks to us about innovation, regeneration, and high-quality carbon removal credits.
neom

NEOM, il folle progetto di una megalopoli sostenibile nel deserto

Nel 2017, il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman ha annunciato NEOM, un progetto utopistico e apparentemente folle di una megalopoli nel deserto...