L’ATM, Azienda Trasporti Milanesi, gestisce il servizio di trasporto pubblico a Milano e in un centinaio di comuni attorno alla città: nel 2022 è partito il progetto Sound Underground, realizzato in collaborazione con Open Stage, che ha fornito la possibilità a oltre 2000 fra cantanti e musicisti di cantare e suonare dal vivo in alcune stazioni della metropolitana. L’ottimo riscontro ricevuto nei sei mesi precedenti ha portato alla creazione di una nuova iniziativa denominata “Atm for Change – La musica che fa del bene”: dall’1 all’11 dicembre, nei mezzanini delle fermate di Loreto, Garibaldi e Bicocca, è presente un palco dove si alterneranno diversi gruppi e cantanti. Le offerte che saranno raccolte andranno a finanziare un’attività dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici.
Dietro all’iniziativa di innovazione sociale c’è Officine Buone, un’organizzazione non profit di Pioltello (MI): il nome della Onlus esprime bene il desiderio che ha guidato il suo direttore Ugo Valone fin dall’origine, ovvero “fare”, più che pensare, “qualcosa di buono”.
Vuole quindi essere un incubatore di idee, rivolto prevalentemente ai giovani, per dare l’opportunità di esprimere il loro talento a servizio del sociale: “ha una logica circolare”, sottolinea Ugo, “dove i ragazzi danno qualcosa agli altri perché hanno un talento, ricevendo in cambio una crescita professionale e umana”.
L’intrattenimento urbano e la Smart City
La prima attività Officine Buone la svolge portando la musica presso gli ospedali e le case di cura, un progetto che si sviluppa moltissimo nel corso di 15 anni: si arriva a 55 ospedali con 100 date annuali in tutta Italia, creando una bella community di artisti; ma poi arriva la pandemia. “Qui ci siamo trovati davanti a un bivio: chiudere o inventarci qualcosa di diverso,” ricorda Valone: “ma dalla crisi è nata l’opportunità. Proprio allora un ragazzo di 19 anni ci ha suggerito di portare i nostri palchi dall’interno delle case di cura all’esterno: nelle piazze, nelle periferie, nelle metropolitane”.
Nasce così Open Stage, con il proposito di inserire l’intrattenimento urbano e la cultura nei servizi offerti da una Smart City, dando una nuova veste: infatti, non si tratta più di andare per strada ed esibirsi dove capita, ma di avere a disposizione dei palchi tecnologici, innovativi, che danno dignità agli artisti stessi. Lo spazio è riconoscibile dal “fungo” di acciaio che contiene mixer, diffusori audio, luci e una serie di sensori: naturalmente i musicisti si portano i loro strumenti, cavi e microfoni. Il tutto viene poi gestito tramite un’App su smartphone, che consente sia la prenotazione dello spazio che lo sblocco e l’attivazione del fungo nella data e orario concordati.
“Ci è sembrata la prosecuzione ideale del nostro progetto, che non poteva più continuare negli ospedali”, continua Ugo, “siamo partiti proprio durante la pandemia, che ha incredibilmente fatto crescere il numero di artisti: dai 500 del 2019, siamo oggi arrivati a 2.500”. La stragrande maggioranza sono cantanti e musicisti, ma c’è un piccolo 10% di espressioni di altre arti performative, come la recitazione, la poesia, soprattutto la danza, sulle quali Open Stage ha intenzione di investire: anche per consolidare il successo dell’iniziativa, dovuto soprattutto al passaparola.
L’attenzione dei brand per un nuovo tipo di eventi
Un successo che non è passato inosservato ad alcuni Comuni e aziende, specie quelle interessate a realizzare progetti di impatto sociale: Open Stage ha realizzato installazioni temporanee, per periodi limitati, in piazze e altri luoghi di grande passaggio, in modo che brand come, ad esempio, Galbani, Tuborg, Epson possano trasmettere i loro valori in modo innovativo e attrattivo.
“Alcune società ci hanno chiesto di organizzare anche i loro eventi interni”, riprende Ugo: “è un altro aspetto di cui mi fa piacere parlarne, poiché significa che quegli artisti di talento che hanno iniziato ad esibirsi gratuitamente sui nostri palchi, ora vengono richiamati con un cachet”.
In particolare, il direttore della startup è orgoglioso del progetto con ATM, poiché hanno trovato nell’azienda milanese una realtà desiderosa di proporsi come luogo di cultura e non solo di trasporto: se è vero che a Londra e in altre grandi metropoli già da tempo c’è la possibilità di esibirsi in metropolitana, nessuna città offre una postazione fissa, tecnologicamente avanzata, come quella che si trova a Milano. “Atm for Change” è un’importante iniziativa di solidarietà, dove tutto quello che verrà raccolto durante le varie esibizioni sarà messo insieme e devoluto all’Angsa”, conclude Ugo: “è la bellezza di un progetto che non solo crea aggregazione, ma dove il talento di ognuno è messo al servizio di un obiettivo sociale”.