Comunicare con speranza e con la forza di una storia

Durante il recente Giubileo della Comunicazione il giornalista Mario Calabresi ha offerto un’intensa riflessione, arricchita dall’entusiasmante intervento dello scrittore Colum McCann

Il Giubileo della Comunicazione, tenutosi a Roma dal 24 al 26 gennaio 2025, ha rappresentato un’importante occasione di riflessione e confronto per i professionisti del settore, in un contesto in cui la comunicazione è sempre più influenzata da dinamiche di paura e disperazione. Questo evento, che ha visto la partecipazione di migliaia di giornalisti e operatori dei media provenienti da 138 paesi, si è concluso con un forte appello da parte di Papa Francesco a diventare “narratori di speranza”.
Durante la mattinata di sabato 25 gennaio, presso l’Aula Paolo VI completamente gremita, il giornalista e scrittore Mario Calabresi ha moderato un incontro con la premio Nobel per la pace Maria Ressa e lo scrittore Colum McCann. Calabresi ha esordito con una domanda provocatoria: “si può ancora comunicare la speranza, si può ancora comunicare CON speranza? O quella dei nostri giorni è solo una narrazione disperata?”

L’appassionato invito del giornalista è quello di stare dalla parte di “chi cerca di risolvere le situazioni, interviene, si sacrifica, cerca la verità, si batte per la giustizia, resiste”. Parla proprio di “un esercito di persone che ogni giorno costruisce cose buone, tiene relazioni, si prende cura, non si tira indietro, fa costantemente la sua parte”. È un fondamentale cambio di prospettiva, per seguire il punto di vista di costoro, che non si arrendono all’ineluttabilità del male.
Aprendo il Giubileo della Comunicazione, Papa Francesco aveva sottolineato che “il buon comunicatore fa sì che chi ascolta, legge o guarda possa ritrovare la parte migliore di se stesso ed entrare con questi atteggiamenti nelle storie raccontate”: riprendendo queste parole, Calabresi ha concluso affermando che “dobbiamo sapere che abbiamo la possibilità di scegliere da che parte stare, e lo possiamo fare ogni giorno”.

Fotografia di Maria Ressa e Mario Calabresi dal Papa
Maria Ressa e Mario Calabresi con il Papa

La narrazione del male non può essere il motore dell’informazione

Con questa considerazione il giornalista ha sollecitato ognuno a ricercare quegli elementi di bene che esistono anche dentro al male: nel fare ciò ha affermato che “le persone più importanti per cambiare i termini di questo discorso sono oggi in quest’aula”. Maria Ressa e Colum McCann hanno infatti offerto contributi significativi, affrontando tematiche cruciali offrendo uno sguardo di speranza in un contesto globale complesso. Entrambi gli interventi hanno fornito una riflessione profonda su come la comunicazione possa essere un veicolo di speranza e di cambiamento positivo. 

Maria Ressa, giornalista filippina e Premio Nobel per la Pace nel 2021, ha sottolineato il legame tra comunicazione e democrazia. Nel suo intervento, ha evidenziato come la tecnologia possa manipolare le emozioni degli elettori, alimentando paura e divisione.
“La tecnologia ha permesso un’insidiosa manipolazione a livello cellulare di una democrazia”, ha dichiarato la Ressa, avvertendo del rischio di una crescente disinformazione che distrugge la fiducia tra le persone e nelle istituzioni. Prima di ricevere una vera e propria standing ovation, la giornalista ha esortato i comunicatori a perseguire la verità e a proteggere i più vulnerabili attraverso un’informazione responsabile.

Colum McCann, scrittore irlandese di fama internazionale, ha evidenziato come la comunicazione autentica e l’ascolto delle esperienze altrui siano fondamentali per costruire empatia e comprensione reciproca. Ha dichiarato che “la distanza più breve tra noi non si misura in millimetri, ma è una storia”, suggerendo che condividere le nostre storie personali è ciò che ci tiene uniti e ci permette di superare le divisioni.
Secondo lui, ascoltare le storie degli altri è la chiave per il cambiamento e per una celebrazione culturale che può salvarci: “senza storie non possiamo comunicare, e senza comunicazione non siamo nulla”. Recuperare il racconto delle storie di vita è una sorta di pellegrinaggio di riparazione, per lo scrittore, che ha sottolineando l’importanza di reimparare a raccontare storie per riconnettersi con l’umanità comune.

Fotografia di Colum McCann

Rifiutarsi di ascoltare le storie degli altri, impedire loro di raccontarle o, peggio, cancellare tutte quelle storie, rende il mondo profondamente meschino: “è una chiusura pericolosa che ha il potere di annientarci”, ha ribadito McCann. “Non riusciamo più ad amare il prossimo, perché abbiamo ridotto il concetto di prossimo alla nostra immagine riflessa”.
Alcuni anni fa McCann ha pubblicato Apeirogon, un libro che narra le storie di due padri, un palestinese e un israeliano, le cui figlie sono state assassinate dalle fazioni opposte: i due sono diventati buoni amici, a tal punto che viaggiano spesso insieme per il mondo, condividendo le loro esperienze. La necessità di imparare a conoscersi permette di trovare un terreno comune dove, dopo aver ascoltato, è possibile comprendersi: “solo allora”, ha concluso lo scrittore “potremo cominciare a innescare il cambiamento”.

Un lavoro che costruisce, a patto che sia vero

Al termine della giornata è arrivato Papa Francesco, che però ha messo da parte il suo discorso: “a quest’ora sarebbe una tortura”, ha simpaticamente dichiarato, ma ha sottolineato come saper comunicare sia una grande saggezza, riaffermando come la comunicazione sia un po’ uscire da sé stessi per dare del proprio all’altro e incontrare l’altro. Il lavoro di chi comunica costruisce la società, a patto che sia vero: “ma ad essere vero”, ha precisato il Papa, “deve essere innanzitutto l’io, la persona. Non solo le cose che tu dici, ma tu, nel tuo interiore, nella tua vita, sei vero?”

Nel raccontare “fatti e persone che cambiano il mondo”, ci siamo sentiti fortemente interpellati da queste riflessioni: così come ci siamo sentiti incoraggiati a perseverare in uno stile editoriale e comunicativo che proponga esperienze positive, buone pratiche e casi concreti. Scopriamo infatti costantemente che ci sono singole persone piuttosto che aziende, che quotidianamente si impegnano per il bene comune, ispirando altri al cambiamento.

L’appassionato discorso di Colum McCann è stato ripreso da Mario Calabresi è può essere letto nella sua newsletter.

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