Si parla tanto di sostenibilità, ma siamo sicuri che gli italiani abbiano ben chiaro di cosa si tratta? E in che modo si confrontano con questo tema?
Ipsos ha effettuato una recente ricerca in collaborazione con ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, di cui a breve partirà il Festival) che ci racconta come il percorso verso la sostenibilità sia stato stato intrapreso, sebbene la meta sia ancora un po’ lontana. Se il termine sostenibilità è conosciuto praticamente da tutti, per la maggior parte esso si limita all’impatto climatico, mentre solo un terzo lega lo sviluppo economico con l’attenzione al rispetto dell’ambiente. Lo sviluppo sostenibile è “ecologia e basso impatto ambientale” per il 18% degli intervistati, mentre per il 13% è “conservare le risorse naturali”. Solo il 13% delle persone ha fatto riferimento a principi di etica e responsabilità sociale, dove ripensare le esigenze di oggi con quelle delle generazioni future.
La conoscenza dell’Agenda 2030
Il primo cambiamento verso la sostenibilità deve essere innanzitutto culturale, da ogni punto di vista: a partire dalla scuola (sia primaria che secondaria), che ha non solo un compito educativo fondamentale, ma soprattutto un’opportunità unica per formare fin da subito persone e cittadini responsabili, attenti e impegnati a raggiungere obiettivi di sostenibilità. Che, guarda caso, sono proprio quelli formalizzati dall’Agenda 2030: peccato che la sua conoscenza sia limitata a meno della metà degli intervistati: solo il 34% dei 1200 intervistati (tra i 16 e 65 anni) ne ha sentito parlare e riconosciuto il logo. Ne hanno sentito parlare soprattutto sul web (45%), ma anche sui social (29%), in TV (29%) e sulla stampa cartacea (26%).
A tale proposito è stato chiesto di indicare l’obiettivo primario, tra i 17 individuati, su cui focalizzare le azioni: era logico aspettarsi che la “Lotta al cambiamento climatico” fosse al primo posto, seguito da un altro tema indubbiamente collegato ad esso come quello sulle energie rinnovabili. Pensiamo che faccia un po’ riflettere il settimo posto dello “sconfiggere la povertà”, seguito da “pace, giustizia e istituzioni solide”, che, nella suddivisione per gruppi di utenza, sono risultati obiettivi prioritari per gli studenti, non così nella cosiddetta business community.
Scarso interesse o scarsa informazione e conoscenza? Possono essere molto diversi gli atteggiamenti che emergono riflettendo su queste tematiche in maniera così mirata: di sicuro chi vive nel sud del mondo o quotidianamente tocca sulla propria pelle le problematiche di fame, ingiustizia, guerra, fornirà risposte differenti da chi può godere di una situazione di benessere complessivo.
La responsabiltà del cambiamento: a chi tocca agire?
Ritornando alla ricerca di Ipsos, un’ampia maggioranza di italiani ritiene che la necessità di agire sullo sviluppo sostenibile sia aumentata in seguito alle crisi degli ultimi tempi: pandemia, guerra in Ucraina, crisi climatica. Sono situazioni con problematiche globali, dove l’impegno individuale potrebbe apparire irrilevante ma, a ben vedere, in tutti i contesti, si possono trovare comportamenti responsabili, che ogni singola persona può attuare.
In realtà, il 55% degli intervistati ritiene che siano i governi a dovere attuare per primi le azioni per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030: a seguire le aziende (47%), poi i comportamenti personali (42%), quindi quelli della pubblica amministrazione (27%) e poi del terzo settore (9%).
Va riconosciuto che l’Italia ha fatto degli sforzi concreti sul tema della sostenibilità, che hanno portato dei progressi su molti punti dell’Agenda 2030: tuttavia c’è ancora parecchia strada da fare. Ribadiamo il ruolo fondamentale che hanno le scuole, dove si dovrebbe discutere molto di più su questo tema: ogni obiettivo dell’Agenda fornisce spunti sul “prendersi cura”, un insegnamento utile per qualsiasi studente.
C’è da lavorare con ancora più energia e determinazione.