Quando abbiamo cominciato a sviluppare Chi Odia Paga nel 2018 con il nostro team abbiamo notato subito quanta atomizzazione vi fosse nel settore dell’associazionismo sui temi dell’odio online, con decine di associazioni per ciascun verticale tematico (es: cyberbullismo, revenge porn, stalking, diffamazione, hatespeech) e per ciascun gruppo sociale solitamente oggetto d’odio (es: donne, giovani, LGBT, diversamente abili, minoranze religiose, minoranze politiche, minoranze razziali etc..), con una ulteriore parcellizzazione delle attività su base territoriale.
La presenza di tanti piccoli player nel terzo settore sui temi legati all’odio online e connessa confusione nel cercare dei punti di riferimento, spesso si rifletteva anche un sotto-finanziamento di molte di queste associazioni che sono sempre riuscite a raggiungere risultati straordinari nonostante l’esiguità di risorse provenienti dal settore privato per finanziare le loro attività. Inoltre buona parte di queste associazioni si è sempre occupata di attività di prevenzione, educazione e sensibilizzazione “a monte” rispetto all’effettivo compimento dei reati d’odio, non integrandosi con un supporto alla vittima o un contrasto diretto contro l’hater “a valle” del reato, lasciando alla vittima trovare la più idonea assistenza legale per difendersi.
Abbiamo provato ad intervenire su queste tre criticità della “rete del bene” delle associazioni che devono contrastare l’odio online (atomizzazione, sotto-finanziamento, mancanza di integrazione “a valle” per difendere le vittime di odio line), tramite una intera area del nostro portale dedicata per il momento al crowdfunding a sostegno di tutte le associazioni che si occupano di odio online. E’ il primo passo per l’integrazione della “filiera del bene” che deve sostenere le vittime di odio online in tutte le fasi (di prevenzione / sensibilizzazione / educazione “a monte”, di assistenza tecnica e legale “a valle” della condotta d’odio) del percorso di tutela delle vittime.
Attraverso la call che facciamo ogni trimestre (“Una Buona Causa”) per chiamare a raccolta tutti i migliori progetti su questi temi stiamo iniziando a “mappare” tutte le associazioni attive in questo ambito ed iniziando ad approfondirne la conoscenza, rendendole più facilmente raggiungibili da tutti. Così facendo stiamo anche integrandoci con molte di queste associazioni, iniziando ad offrire ad esse in modo gratuito il nostro servizio di feedback legale digitale, primo passo per una maggiore convergenza tra le rispettive attività. Questo è solo il primo passo per “fare sistema” e provare a creare un ecosistema integrato per la difesa delle vittime di odio online, così come è successo in modo naturale in altri mondi come quello dell’innovazione italiana di cui con Nuvolab facciamo parte. Siamo convinti che la creazione di un “ecosistema naturale”, una c.d. “rainforest” del bene, possa avverarsi anche ad altri mondi diversi da quello dell’innovazione italiana… e quando si tratta di fare squadra per far accadere il bene noi con COP (e con Nuvolab) non ci tiriamo mai indietro!