Dissesto idrogeologico: come prevenirlo e contenere il rischio

Dati alla mano e chiarita la situazione normativa, si delinea la necessità di una strategia coordinata per la prevenzione strutturata di mitigazione del rischio idrogeologico

Visitando la pagina IdroGeo di Ispra e inserendo il nome del vostro comune, vi troverete davanti a una mappa e una scheda che mostra diverse informazioni relative al vostro territorio: dati sugli edifici, il patrimonio culturale, la demografia locale e le attività imprenditoriali presenti.
Seguono due grafici dettagliati sui livelli di pericolosità e rischio frane e alluvioni. Sareste certamente sorpresi dal quadro che vi fornirebbe un’estesa consultazione.

IdroGeo è uno strumento chiave per l’analisi e la comprensione del rischio idrogeologico. Offre agli utenti la possibilità di esplorare le caratteristiche specifiche del proprio territorio e di valutarne i potenziali pericoli naturali, come frane e alluvioni.
La piattaforma si propone come mezzo essenziale per la diffusione di informazioni e contribuisce alla prevenzione e alla pianificazione delle politiche di mitigazione del rischio e della gestione delle emergenze.

Svolge dunque un ruolo cruciale nel promuovere una società più resiliente e preparata di fronte ai cambiamenti climatici e ai rischi correlati, in linea con gli obiettivi globali, come quelli stabiliti dalla Direttiva europea sulle alluvioni e dal quadro di Sendai delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri.

Idrogeo di ispra. il sito dove si può verificare i rischi idraulici del territorio italiano
IdroGEO Ispra

I dati sul dissesto idrogeologico

Gli eventi estremi hanno lasciato un’impronta indelebile sull’Italia, costando alla nazione oltre 210 miliardi di euro in quattro decenni. L‘Italia che ha dovuto sopportare un terzo dei costi a livello europeo. I cambiamenti climatici, con alluvioni e ondate di calore in testa, sono i principali responsabili, incidendo per 111 miliardi di euro. L’agricoltura è il settore che ne risente maggiormente, mentre un quarto delle PMI nelle zone a rischio registra una probabilità di fallimento superiore del 4,8% (dati focus Censis-Confcooperative).

Immagine inondazione

Anche il Rapporto di Cresme per Ance  “Lo stato di rischio del territorio italiano nel 2023”, descrive uno scenario nazionale fragile e con profili di rischio elevato sotto tanti punti di vista. Dal 2010, la spesa per i danni da dissesto idrogeologico si è triplicata, toccando i 3,3 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, solo una piccola parte di questa somma viene destinata alla prevenzione. 1.855 evento meteorologici estremi, di cui il 67% legati alla risorsa idrica. Centinaia di morti, feriti e migliaia di evacuati. Solo nel 2023, eventi devastanti hanno colpito l’Emilia-Romagna, la Toscana e le Marche, seguiti da gravi alluvioni ad Ancona e Pesaro-Urbino nel 2022 e dal disastro di Casamicciola a Ischia.

Il rischio di inondazione varia notevolmente in tutto il paese: il 5,4% del territorio è ad alto rischio idraulico, il 10% a rischio medio e il 14% a basso rischio. L’Emilia-Romagna si conferma la regione più vulnerabile, mentre il Veneto, la Liguria e la Toscana vedono la maggiore percentuale di popolazione esposta al pericolo. Venezia e Roma emergono come le aree con il più alto numero di residenti a rischio elevato, sottolineando l’urgenza di una risposta coordinata e proattiva alla crisi climatica che si sta intensificando.

I piani nazionali per proteggere, prevenire e ripristinare

Il Piano ProteggItalia

La prima cosa importante da sapere è che il “ProteggItalia“, il Piano nazionale avviato nel 2019 per la mitigazione del rischio idrogeologico e la protezione dell’ambiente, secondo la Corte dei Conti, non ha raggiunto gli obiettivi.
Non è riuscito a standardizzare criteri e procedure di spesa, inclusi quelli relativi ai finanziamenti del Pnrr, né ha definito strumenti efficaci per la pianificazione territoriale.
La gestione delle misure di protezione del territorio continua a soffrire di eccessiva lentezza decisionale e le amministrazioni, sia centrali che locali, fanno difficoltà a gestire i fondi assegnati.

Il PNACC del MASE

Fortunatamente, a fine del 2023, è stato finalmente ratificato dal MASE – Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici – PNACC, segnando un passo significativo per la strategia di prevenzione e pianificazione del nostro Paese contro le avversità legate alla crisi climatica, come i fenomeni meteorologici estremi e il dissesto idrogeologico. Questo Piano mira a delineare una serie di azioni concrete per ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici, migliorare la resilienza sociale, economica e ambientale e cogliere le potenziali opportunità emergenti dai nuovi scenari climatici.

Il Piano si articola su due principali direttrici di intervento: una di carattere più “sistemico”, volta a creare un quadro complessivo di interventi, e l’altra più specifica, fornendo “indirizzi” concreti per l’implementazione delle politiche di adattamento.

DDL post-calamità

Qualche giorno prima, il 5 dicembre, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera definitivo al disegno di legge quadro dedicato alla Ricostruzione post-eventi calamitosi. In questo caso, l’intenzione è quella di uniformare le procedure da seguire in caso di calamità, introducendo la possibilità, una volta terminato lo “stato di emergenza“, di istituire uno “stato di ricostruzione“. Questa nuova fase prevede la figura di un Commissario Straordinario designato specificamente per gestire il processo di ricostruzione.

Integrare Piani idrogeologici e Mappe di pericolosità

All’ordine del giorno resta ancora da aggiornare e adeguare i piani esistenti per la gestione del territorio e la prevenzione delle catastrofi naturali in risposta alla crisi climatica. In particolare, è necessario integrare i Piani per l’Assetto Idrogeologico (PAI), che riguardano la pianificazione e la gestione delle risorse idriche a livello di bacino idrografico, con le nuove mappe di pericolosità fornite dai Piani di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) elaborati dalle Autorità di bacino distrettuali.

L’obiettivo è di garantire che la pianificazione territoriale tenga conto delle più recenti valutazioni del rischio alluvionale, per ridurre i danni alle infrastrutture, all’ambiente e alle comunità e migliorare la resilienza di territori e persone di fronte agli impatti sempre più intensi e frequenti del cambiamento climatico.

immagine di un fiume in piena

Rinnovare la gestione del territorio

Considerando l’attuale situazione di rischio in cui si trova il territorio nazionale, appare dunque chiara l’urgenza di adottare strategie di adattamento al cambiamento climatico.
L’opportunità è quella di avviare un vero e proprio rinnovamento nella gestione del territorio, ma ciò richiede una revisione approfondita dei metodi, delle strategie e degli strumenti di pianificazione.

Le principali città europee, come Copenaghen, Parigi, Londra e Berlino, stanno implementando strategie proattive che includono un’ampia gamma di iniziative di pianificazione e sviluppo urbano.
Lei iniziative si articolano su quattro assi principali:

  • distribuzione e ridistribuzione demografica tramite rinnovamento urbano e nuova urbanizzazione; 
  • integrazione della rivoluzione digitale per la creazione di smart city; 
  • promozione della sostenibilità ambientale mediante azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, mitigazione, miglioramento della qualità ambientale (qualità dell’aria, acqua e spazi verdi) e protezione dai rischi naturali;
  • miglioramento e consolidamento delle infrastrutture urbane.

Le raccomandazioni di ASviS

L’attuale squilibrio tra l’entità degli investimenti in risposta alle emergenze e quelli stanziati in prevenzione evidenzia la necessità di una strategia olistica per la difesa del territorio, che preveda politiche coraggiose per affrontare efficacemente il cambiamento climatico, i cui costi dell’inazione sono destinati a crescere nei prossimi anni. ASviS ha di recente pubblicato un Policy Brief “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Proposte per un approccio integrato”, in cui vengono formulate delle proposte di visione per affrontare il dissesto idrogeologico in modo più sostenibile.  

  1. redazione di un testo unico legislativo in materia di mitigazione del rischio idrogeologico;
  2. introduzione di un sistema di assicurazione obbligatorio per aziende e privati, pur riconoscendo la complessità nel definire i costi del rischio;
  3. avvio di un censimento intelligente degli interventi prioritari, sfruttando i fondi rotativi e favorendo una collaborazione tra Stato, Regioni e enti tecnici; chiarire le responsabilità e standardizzare le procedure di intervento;
  4. puntare su una pianificazione che si basi sulla resilienza trasformativa, con un forte impegno nell’informare e coinvolgere la cittadinanza, spiegando che la ricostruzione richieda tempo e strategia, per evitare reazioni di allarme e protezionismo.

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