Fragments of extinction, conoscere la biodiversità attraverso l’ecoacustica

Fragments of extinction è un progetto internazionale ideato dal professor David Monacchi per far conoscere e preservare la biodiversità attraverso i suoni delle foreste equatoriali primarie

Cos’è l’ecoacustica e come aiuta a proteggere la biodiversità

L’ecoacustica è una disciplina recente nata dall’incontro tra bioacustica ed ecologia. L’ecoacustica studia le interazioni acustiche tra le specie animali e l’ambiente per il monitoraggio acustico ambientale a lungo termine.

In pratica, attraverso la registrazione dei suoni nel tempo in un certo habitat, ci fa capire se un ambiente ha perso delle specie animali.

In Italia, il professor David Monacchi utilizza l’eco-acustica e numerose altre discipline per un interessante progetto sulla salvaguardia della natura e della biodiversità. Insegnando elettroacustica al Conservatorio di Pesaro e all’Università di Macerata, ha ottenuto numerosi importanti riconoscimenti per la sua attività di insegnamento e divulgazione: questo lo ha portato a pensare ad un progetto di carattere ambientale a livello internazionale.

Le zone di suo interesse e studio sono le foreste equatoriali primarie indisturbate. Il suo è un nuovo tipo di approccio compositivo e di divulgazione scientifica che si basa su registrazioni di paesaggi sonori in 3D.

La musica, l’arte e la scienza sono discipline che insieme possono farci conoscere l’importanza degli ecosistemi naturali e del loro stato di salute. Con questa idea nel 1998 è nato il progetto Fragment of extinction per aumentare la nostra consapevolezza sull’importanza di vivere all’interno di ecosistemi sani.

Il progetto Fragments of extinction

Secondo il recente Millenium Ecosystem Assessment delle Nazioni Unite l’attuale tasso di estinzione globale delle specie è tra cento e mille volte maggiore di quello che sarebbe senza l’azione dell’uomo.

Gli uomini esercitano notevoli pressioni sugli ecosistemi soprattutto con la deforestazione e gli sfruttamenti eccessivi. Anche gli impatti sulla biosfera sono molto elevati: specie invasive e inquinamento sono i principali responsabili.

Con questi dati, gli scienziati stimano che quasi otto milioni di specie viventi del nostro Pianeta si stanno estinguendo alla velocità impressionante di circa tre specie ogni ora.

Il dato inquietante è quello che riguarda le specie che potrebbero sparire prima di essere conosciute: nel mondo sono state descritte circa 1,9 milioni di specie e ce ne sono numerose ancora da scoprire e classificare, ma potrebbe essere già troppo tardi.

Con queste parole, David Monacchi racconta come è nato il suo Fragments of extinction, progetto che coinvolge numerosi settori e discipline: scienza, tecnologia e acustica. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla perdita di specie e di biodiversità nel periodo attuale, chiamato da diversi studiosi la Sesta Estinzione di massa.

I suoni della natura sono numerosissimi: David Monacchi le chiama eco-sinfonie. Ne consociamo diverse, molte le stiamo perdendo, altre invece non le abbiamo ancora sentite e forse non le sentiremo mai se non fermiamo questa perdita di biodiversità che stiamo vivendo.

Il progetto riguarda le foreste e nasce nel 1998 durante uno studio di registrazione sul campo che raccoglieva i suoni della natura. Le foreste incontaminate hanno un loro particolare suono biologico.

Ascoltando questi suoni ci si rende conto di come la natura tende a valorizzare la diversità pur mantenendo un’elevata efficienza. Ascoltare come i suoni nella natura sono perfettamente armonizzati e bilanciati può essere uno dei modi per aumentare la consapevolezza delle persone sull’importanza della biodiversità. La biodiversità acustica, quella che riguarda i suoni della natura, è fondamentale per la vita presente e futura.

Le foreste primarie incontaminate: Amazzonia, Africa e Borneo

David Monacchi e collaboratori hanno rivolto la loro attenzione allo studio dei suoni della natura delle più grandi aree di foresta primaria del mondo.

Sono le foreste della zona equatoriale, un’area molto particolare per il fatto che la durata del giorno e della notte sono uguali. Questo fenomeno incide anche sui suoni della natura che rispecchiano questi cicli vitali naturali.

Le registrazioni dei suoni si svolgono lungo le ventiquattro ore della giornata con l’obiettivo di registrare e raccontare l’armonia e la complessità di ogni ecosistema.

Ciascun ecosistema è diverso e unico. Nelle foreste, ad esempio, i suoni che provengono dall’alto degli alberi sono prodotti da animali arrampicatori, dalla vegetazione e dagli elementi della natura come il vento o l’acqua. Poi ci sono suoni a mezza altezza e suoni che provengo dal livello del terreno.

Se registrare i suoni è complicato e servono numerosi microfoni e altoparlanti, per il cervello umano è piuttosto semplice percepire la complessità, l’intensità e la direzione dei diversi suoni che ascolta.

Nel sito Fragments of extinction si racconta di quanto la foresta sia un ambiente difficile e di quanto lavoro è necessario per le registrazioni. Forti piogge, vento, umidità elevata, assenza di corrente elettrica, sono tutti fattori che possono incidere sui microfoni e sugli altoparlanti. Un lavoro lungo e dispendioso; sono serviti anni di prove, esperimenti e ricerca per avere delle buone registrazioni.

Sul sito oggi disponiamo di registrazioni che ci riportano i suoni di tre aree di foresta del mondo: il Borneo, l’Africa e l’Amazzonia.

La foresta del Borneo è una foresta che comprende zone di pianura e di montagna, boschi e terreni calcarei.

In Africa il paesaggio è diverso e qui il lavoro di ricerca ha portato ad avere oltre dodici ore di registrazioni finali che raccontano la vita nella foresta secca di pianura, lungo le rive dei fiumi e delle paludi. Tra i suoni che caratterizzano l’Africa ci sono le voci dei grandi mammiferi che rendono unica quest’area del nostro Pianeta. La foresta primaria equatoriale dell’Amazzonia è stata registrata per la prima volta nel 2002. Diversi habitat sono stati studiati, in particolare le zone di fiume, le foreste allagate e le foreste di terraferma.

Come la tecnologia aiuta la biodiversità

Diverse tecnologie e diversi metodi di analisi dei dati ci possono aiutare ad riprodurre i suoni del mondo naturale. All’interno del progetto Fragments of exticntion sono state utilizzate analisi elettroacustiche di laboratorio insieme a strumenti di indagine visiva.

L’orecchio dei musicisti e di chi è esperto di musica è in grado di comprendere la complessità e la diversa fonte di provenienza di un suono. Chi è meno esperto, può essere aiutato dalla vista per capire meglio l’organizzazione equilibrata di un paesaggio sonoro.

Nelle registrazioni si possono ascoltare richiami di individui della stessa specie, intraspecifici, così come i suoni provenienti da zone particolari e da individui di specie diverse, chiamati nicchie interspecifiche. La vista ci aiuta a comprendere i suoni attraverso analisi di spettrografia che trasformano i suoni in un grafico a diversi colori.

La ricerca in corso vuole mettere in evidenza il fatto che nei sistemi naturali incontaminati ci sono complesse interazioni tra specie diverse e queste interazioni sono altamente coordinate. L’analisi dei dati, fatta con diversi metodi e strumenti, permette di comprendere le caratteristiche di ogni ecosistema naturale e analizzare come si comporta nel tempo.

Più la natura è sana, più è complessa; numerose voci concorrono insieme nel creare un mondo unico, diverso e armonioso. Salvaguardare la biodiversità è salvaguardare l’essere umano stesso perché noi siamo parte della natura.

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