Due anni di pandemia e di scuola e socialità a singhiozzo lasceranno il segno e il rischio che non si può correre è che che questa ‘fragilità’ si aggravi e non possa più essere recuperata.
L’obiettivo 4 dell’ambiziosa Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dedicato alla ‘educazione di qualità’, è sempre stata ritenuta tra i pilastri dello sviluppo sostenibile, quello sul quale costruire un futuro migliore diventa possibile supportando il sapere, la conoscenza, la formazione.
Un obiettivo tra quelli maggiormente colpiti dalla pandemia da Covid-19 che ha comportato un’interruzione dei servizi scolastici. Oggi, nella Giornata mondiale dell’Istruzione, Unicef ricorda che oltre 635 milioni di studenti hanno vissuto la chiusura totale o parziale delle scuole, che ha avuto sull’apprendimento dei bambini.
“A marzo, segneremo due anni di interruzioni dell’istruzione globale legate al COVID-19. Semplicemente, stiamo assistendo a una perdita di scala quasi insormontabile per la scolarizzazione dei bambini”, ha dichiarato Robert Jenkins, Responsabile UNICEF per l’istruzione. “Le interruzioni dell’apprendimento devono finire, ma la semplice riapertura delle scuole non è sufficiente. Gli studenti hanno bisogno di un supporto intensivo per recuperare l’istruzione persa. Le scuole devono anche andare oltre i luoghi di apprendimento e ricostruire la salute mentale e fisica dei bambini, lo sviluppo sociale e la nutrizione”.
I bambini hanno perso le competenze di base di calcolo e di alfabetizzazione. A livello globale, l’interruzione dell’istruzione ha fatto sì che milioni di bambini abbiano perso in modo significativo l’apprendimento accademico che avrebbero acquisito se fossero stati in aula, con i bambini più piccoli ed emarginati che affrontano la perdita maggiore.
Ecco alcuni dati davvero preoccupanti.
- Nei Paesi a basso e medio reddito, le perdite di apprendimento dovute alla chiusura delle scuole hanno lasciato fino al 70% dei bambini di 10 anni incapaci di leggere o capire un testo semplice, rispetto al 53% di prima della pandemia.
- In Etiopia, si stima che i bambini della scuola primaria abbiano imparato dal 30 al 40% della matematica che avrebbero appreso se fosse stato un normale anno scolastico.
- Negli Stati Uniti, sono state osservate perdite di apprendimento in molti stati tra cui Texas, California, Colorado, Tennessee, North Carolina, Ohio, Virginia e Maryland. In Texas, per esempio, due terzi dei bambini di terza elementare sono risultati al di sotto del loro livello di matematica nel 2021, rispetto alla metà dei bambini nel 2019.
- In diversi stati brasiliani, circa 3 bambini su 4 nella seconda elementare non riescono a leggere, rispetto a 1 bambino su 2 pre-pandemia. In tutto il Brasile, 1 studente su 10 di età compresa tra i 10 e i 15 anni ha riferito di non avere intenzione di tornare a scuola una volta riaperte.
- In Sudafrica, gli scolari sono dal 75% a un intero anno scolastico indietro rispetto a dove dovrebbero essere. Circa 400.000/500.000 studenti avrebbero abbandonato del tutto la scuola tra marzo 2020 e luglio 2021.
L’impatto ‘scuole chiuse’ non è solo sull’istruzione
Purtroppo la pandemia ha avuto e continua ad avere, non essendo finita, un effetto negativo sulla salute mentale di tante persone e tanti giovani.
La chiusura delle scuole e quindi la mancanza per tanti bambini e ragazzi, di un ambiente in cui riconoscersi, socializzare, confrontarsi, sfogarsi, imparare, ha avuto un impatto sulla salute mentale dei bambini, ma non solo: in molti Paesi in via di sviluppo, ha ridotto il loro accesso a una fonte regolare di alimentazione e ha aumentato il rischio di abusi domestici. Più di 370 milioni di bambini nel mondo hanno perso i pasti scolastici durante la chiusura delle scuole, perdendo quella che per alcuni bambini è l’unica fonte affidabile di cibo e nutrizione quotidiana.
La “Giornata Mondiale dell’Istruzione” è stata istituita nel 2018.
Il 2022 sarà quindi il quarto anno in cui verrà celebrata questa giornata, il cui tema sarà: “Cambiare rotta, trasformare l’istruzione“.
Cosa dice l’SDG 4 delle Nazioni Unite
L’ SDG – Sustainable Development Goal – numero 4 dell’Agenda 2030, è dedicato alla ‘Quality education’ cioè è orienatto a fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti.
In cosa consiste, praticamente? Si traduce in partatica nell’investire nell’educazione/formazione di qualità favorendo l’accesso alla scuola e all’educazione da parte di tutta la popolazione per garantire una crescita economica e sostenibile. L’accessibilità riguarda la diffusione sul territorio, ma anche l’abattimento delle barriere architettoniche; significa riorganizzare la scuola per renderla più efficiente, ma anche rivedere programmi scolastici e le competenze dei docenti e degli educatori. Significa, in molti Paesi, permettere a tutti i bambini e bambine di frequentare la scuola senza alcuna discriminazione di genere.
L’educazione di qualità significa cose molto diverse in base alla geografia.
A che punto è l’Italia nell’SDG 4?
Mica tanto bene, e ce lo dice l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, ecco alcuni dati.
Nel 2020 il 27,8% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario (34,3% delle donne e 21,4% degli uomini), una quota che si mantiene stabile negli ultimi 3 anni. Il livello rimane tra i più bassi d’Europa. L’Unione Europea ha raggiunto e superato l’obiettivo del 40% di individui in possesso di un titolo di studio terziario.
• L’Italia con il 15,1 per mille di individui di 20-29 anni laureati STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) è sotto la media europea di circa 4 punti per mille nel 2018.
• Anche per le competenze digitali l’Italia mostra un ritardo rispetto alla Unione Europea: nel 2019 soltanto il 41,5% possiede competenze digitali almeno di base (in Ue27 sono il 56%), con quote fortemente differenziate per età e per sesso.
Puoi approfondire qui.
I posto negli asili non sono ancora sufficienti, il livello delle competenze digitali, finanziarie e scientifiche è basso, il livello di competenze peggiora invece di migliorare, ci sono ancora troppi i NEET e i ragazzi che escono precocemente dal sistema di istruzione e formazione e la crisi ha diminuito la partecipazione ad attività di formazione, ricordiamo che in Italia si sono stimati 250 mila studenti senza pc e scuole senza connessione, con impossibilità quindi di fare DAD.
Un limite di questo report Istat è che non vengano propriamente cosiderati come indicatori dell’avanzamento dell’SDG 4 quelli relativi all’accessibilità fisica dei ragazzi con disabilità alla scuola: meno di una scuola su tre, possiede ascensori, bagni, porte e scale a norma, e dispone, nel caso sia necessario, di rampe esterne e/o servoscala.
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