Giulio Graziani ‘Così freebly reinventa lo studio legale’

Anche gli avvocati hanno un'anima, ed è proprio questo il pilastro di questo innovativo studio legale, prima società benefit tra avvocati. L'intervista al fondatore Giulio Graziani

“La felicità è un diritto dei lavoratori in quanto persone”. Non capita spesso di sentire queste parole pronunciate da un avvocato, eppure le ha dette Giulio Graziani, avvocato e fondatore di freebly (spiegheremo a breve cos’è) in occasione del finanziamento delle prime due borse di studio sulla felicità in azienda, destinate a professioniste e professionisti iscritti al corso di alta formazione Professione Sostenibilità di ALTIS, Cattolica.

Nella cosmogonia e nel sempre più ricco universo di società benefit che amiamo raccontare, c’è spazio per tutti. Ma gli avvocati sono rari e basta questa unica frase dell’avvocato Graziani già da sola a farci capire come il modello di società benefit possa trasformare nelle sue fondamenta anche un ambito tradizionale come quello degli studi legali.

freebly, neologismo che nasce dalla fusione delle parole Freedom e Flexibility, è la prima società italiana tra avvocati (e per avvocati) in forma benefit.

Un modello innovativo di studio legale che, oltre a fornire servizi di elevato standard professionale a persone e imprese clienti, opera in maniera consapevole per il perseguimento di finalità̀ di beneficio comune e per uno sviluppo sociale equo e sostenibile. Si prende cura in modo ossessivo delle persone, la freeblyness è la sua filosofia di vita, campeggia sulle pagine del sito.

Avvocato Graziani, che cos’è la freeblyness?

“La freeblyness è uno stile di vita, uno stato d’animo, ci piace dire ‘una filosofia esistenziale’, che si basa sul rispetto reciproco, su una base valoriale chiara e, in sintesi, sul cercare di trarre sempre un’opportunità per ricercare la felicità da ogni situazione che la vita ci porta a vivere”.

La ricerca della felicità non sembra una tipica attività da avvocato … anche gli avvocati hanno un’anima?

L’avvocato prima di tutto è una persona, che di professione fa l’avvocato, anche se spesso, purtroppo, è egli stesso a dimenticarsene e tenere il ‘cappello’ dell’avvocato in ogni contesto.
Faccio un esempio pratico. Quando vado all’assemblea del condominio, mi comporto come un condomino, non come l’avv. Graziani, è facile comprendere quale ripercussione possa esserci nel porsi in un modo o nell’altro. In effetti, lo stereotipo dell’avvocato senza scrupoli e cavilloso è molto diffuso (spesso non a torto); la sicurezza in sé stessi, altro tratto caratteristico, è dovuta al fatto che l’avvocato è impostato per trovare una soluzione per il cliente che si affida a lui, quindi, nell’esecuzione del suo lavoro, è auspicabile che sia effettivamente sicuro di sé. Ma, per rispondere alla tua domanda, sì, anche gli avvocati hanno un’anima. freebly nasce per ricordare a noi stessi prima di tutto, ma anche all’esterno, proprio la dimensione della “persona”.

freebly è stata la prima società benefit di avvocati in Italia, come è nata questa idea?

Giulio Graziani e Antonello Leogrande
Giulio Graziani e Antonello Leogrande, fondatori dello studio legale benefit freebly

“freebly nasce da un vissuto personale mio e di Antonello Leogrande, mio socio in questa iniziativa. Infatti, a seguito di eventi privati che hanno indotto la nostra vita professionale a dover fare i conti con degli imprevisti che, inevitabilmente, l’hanno condizionata, abbiamo capito che c’era l’esigenza di creare un contesto professionale nel quale, il professionista, si potesse sentire al sicuro e supportato anche in un momento di difficoltà. Con questo, non voglio dire che ciò non accada negli studi legali, però il contesto professionale di riferimento nel quale viviamo è molto competitivo e, talvolta, è prevalentemente mosso da ragioni che possono non essere necessariamente coerenti con il vissuto del professionista, creandogli, quindi, un profondo disagio con conseguenti riflessi sulla sua vita privata.
Per questo, pensiamo che il modello freebly, nel quale l’avvocato è libero di autodeterminarsi, non ha budget, non ha limiti di fatturato da rispettare e non sussiste una gerarchia, rappresenti una vera novità nel contesto degli studi legali e, oserei, di tutti i professionisti del business”.

Nel primo report integrato di freebly, pubblicato lo scorso 12 ottobre, sono presenti gli indicatori utilizzati per misurare i risultati dello studio legale benefit: tra questi ci sono la fiducia tra i colleghi, il rispetto tra i colleghi e, appunto, la felicità. “Nella survey che abbiamo lanciato pochi mesi fa all’interno della community di freebly è emerso che il 94% dei rispondenti sono stati felici al lavoro durante i mesi difficili della pandemia. Tutto questo è legato al fatto che insieme abbiamo cercato di costruire un ambiente basato sulla fiducia e nel quale, seppur a distanza, è stato mantenuto vivo il contatto tra le persone”.

In che modo essere società benefit vi rappresenta meglio?

“Perchè consente di mettere le persone al centro. Quando con Antonello abbiamo ipotizzato di creare freebly, chiaramente ci siamo chiesti che tipo di forma giuridica dare alla nostra realtà professionale, abbiamo optato per la società tra avvocati, in forma giuridica di società a responsabilità limitata; ma rispetto ai nostri valori, e soprattutto all’importanza della dimensione ‘persona’, ci siamo ritrovati nella forma di società benefit, in cui profitto e beneficio comune viaggiano paralleli. Per noi il beneficio comune è rivolto all’interno verso tutti coloro che collaborano con freebly; ed è rivolto all’esterno nei confronti di quelli con cui veniamo in contatto, clienti compresi. In generale, reputiamo che aver costituito una società tra avvocati in forma benefit rappresenti una vera e propria garanzia per tutti i nostri stakeholder“.

Un avvocato più felice è anche un avvocato migliore per i suoi clienti?

“Noi crediamo di sì. Ogni persona, se in una condizione emotiva di felicità, è sicuramente migliore nel rapporto con l’altro. Non credo ci sia una ricetta magica che possa spiegare come in concreto cambi il rapporto con i clienti, penso semplicemente che se noi siamo pronti a dare quanto vorremmo ricevere è più semplice che si possa creare una situazione relazionale più favorevole reciprocamente”.

Il mondo legale che doveri ha oggi verso la società? Cosa può fare per rendere il mondo migliore?

“Il mondo legale è composto da tantissime persone che agiscono mettendo in campo differenti risorse e che possono essere d’aiuto alla società. Da sempre l’avvocato è un confidente, una persona di cui fidarsi e affidarsi, quindi se penso a un dovere che abbiamo, è quello di onorare la fiducia che viene riposta in noi. Penso che se si potesse ritrovare un po’ di coraggio e consapevolezza nel ruolo che gli avvocati hanno, per l’appunto ricordandosi che sono prima di tutto delle persone, la società in generale ne gioverebbe”.

Gli avvocati di freebly
Un gruppo degli avvocati che fanno parte di freebly

Recentemente avete istituito delle borse di studio, cosa vi ha spinto?


“Nelle nostre attività statutarie di beneficio comune abbiamo inserito anche l’aspetto legato alla cultura e formazione. Le borse di studio sono state pensate in ricordo di Roberta Culella, mia moglie che purtroppo è mancata un anno fa dopo una lunga malattia, che di professione faceva la Sustainability Manager e che nel progetto freebly ha contribuito a creare il nostro modello di felicità. Abbiamo pensato, quindi, che potesse essere un bel modo di ricordarla creare due borse di studio con Altis, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove Roberta si è formata, proprio nel corso executive “professione sostenibilità” che anche lei seguì”.

Le due borse, ciascuna da 1.800 euro, sono state assegnate a Marie-Charlotte Nachury e Vanessa Cantele, iscritte al corso di alta formazione Professione Sostenibilità di ALTIS, grazie ai loro progetti dedicati, rispettivamente, alla circolarità della felicità in azienda e alla necessità di inserire la felicità negli statuti societari.

“Roberta aveva fatto della ricerca sulla felicità al lavoro il suo credo e per questa ragione le borse di studio portano il suo nome. Le vincitrici della prima edizione delle borse di studio non conoscevano Roberta, ma hanno indicato nei loro progetti la sua stessa visione di felicità aziendale ponendo il benessere della persona al centro”.


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