La sostenibilità sociale è essenziale per il nostro futuro

Uno studio della Fondazione Sodalitas pone al centro il ruolo delle imprese per costruire uno sviluppo totalmente sostenibile

Le gravi emergenze che il mondo sta affrontando in quest’ultimo periodo stanno avendo un pesante effetto in ambito sociale: l’aumento della povertà e le maggiori disuguaglianze impongono una riflessione per cercare dei rimedi concreti ed efficaci.

Se tradizionalmente il concetto di sostenibilità è stato perlopiù legato alle tematiche ambientali, oggi ci si rende conto che la risposta più urgente da dare riguarda la collettività: per questa ragione la Fondazione Sodalitas ha istituito un osservatorio sulla Sostenibilità Sociale d’Impresa (SSI) e di recente ha presentato i risultati emersi.

Non è pensabile una logica del “prima pensiamo all’ambiente, poi al sociale”: le due dimensioni della sostenibilità sono comunque inseparabili, vanno affrontate insieme, cercando un equilibrio virtuoso. Le imprese hanno quindi la possibilità, e soprattutto la responsabilità, di mettere al centro le persone: riconoscerne i bisogni, farsi carico del disagio e rispondere alla domanda di benessere, sia all’interno dell’azienda (i dipendenti) che all’esterno (le comunità di appartenenza).

Agenda 2030 come riferimento primario

L’Osservatorio ha scelto di procedere con una metodologia qualitativa, intervistando un numero di soggetti ristretto, ma molto qualificato, che comprende alcuni membri di CSR Europe, opinion leader, accademici e 12 CSR Manager di altrettante imprese, ritenute eccellenti sulla sostenibilità ambientale e sociale; sono anche stati analizzati 16 Bilanci di Sostenibilità per rilevare gli ambiti di impegno concreto.

Le aziende incontrate sono dunque al vertice nella cultura sostenibile, che viene praticata come un impegno autentico, non di facciata: mentre però i miglioramenti ambientali si possono calcolare quantificando la riduzione delle emissioni, i risparmi energetici o idrici, su quelli sociali è più difficile trovare degli indicatori numerici su cui valutare i progressi. È dunque più complesso misurare i progressi nel tempo delle iniziative messe in atto, specie confrontando realtà differenti.

In ogni caso, le aree di impegno per le imprese sono state ben identificate.

Più della metà degli obiettivi dell’Agenda 2030 sono indicati oggi come priorità sociali in Italia: la prima in assoluto riguarda il lavoro (SDG 8), seguita dalla formazione di qualità per i giovani (SDG 4). A seguire la riduzione delle diseguaglianze (SDG 10), in particolare di genere (SDG 5), con la protezione dei soggetti fragili nello sconfiggere la povertà (SDG 1), per garantire la salute e il benessere (SDG 3).

In tutto ciò il contributo delle imprese viene considerato determinante, non solo per i dipendenti e le comunità: ai consumatori va infatti garantita qualità di prodotto e di servizio, come pure ai fornitori e ai potenziali partner deve essere richiesto il rispetto degli standard ambientali e sociali.

Benessere reale per migliori risultati economici

La difficoltà nel valutare il ritorno economico lascia talora nelle aziende il dubbio che l’impegno nella sostenibilità sia da considerare un costo piuttosto che un investimento: emerge tuttavia un dato molto importante, poiché è dimostrata la stretta relazione fra produttività e benessere in azienda.

Le organizzazioni migliori sul piano sociale sono più redditizie, tant’è vero che i talenti più qualificati vengono attratti e trattenuti con maggior facilità. Ne consegue una reputazione ancora più forte, con buone relazioni a livello locale e non solo, che diventa un reale fattore competitivo: il recente rapporto della Fondazione Symbola e Unioncamere indica con molta precisione che chi ha investito sulla sostenibilità affronta meglio le crisi.

Perseverare per continuare

I dati raccolti testimoniano nelle aziende un impegno e una sensibilità alle tematiche sociali crescenti, ma c’è ancora moltissimo da fare: le promesse dichiarate devono essere realizzate in tempi adeguati, altrimenti c’è il rischio di cadere nel “social washing”.

Social washing è definibile la pratica di un’azienda di migliorare la propria reputazione attraverso la realizzazione di attività nel sociale che non hanno reale impatto o hanno addirittura un ritorno economico.

Se è vero che le grandi imprese possono investire più risorse e permettersi persone dedicate, è però essenziale il coinvolgimento delle PMI, che rappresentano il tessuto economico italiano, e che quindi devono essere nelle condizioni di poter investire in uno sviluppo sostenibile.

L’Osservatorio di Sodalitas riporta questi punti di attenzione nella gestione della SSI (sostenibilità sociale d’impresa):

  • una Governance adeguata è decisiva per promuovere la cultura della sostenibilità, insieme ad azioni coerenti ed efficaci;
  • è opportuna una gestione più coordinata delle iniziative dell’impresa che altrimenti risultano frammentate e dispersive, si suggerisce una “visione” di impresa, che dia un senso unitario alla molteplicità delle iniziative;
  • non va tralasciata la comunicazione, sia per dare visibilità e valorizzare tutto ciò che viene attuato, sia per diffondere una cultura della sostenibilità, promuovendo comportamenti responsabili.

Il benessere delle persone è visto come il valore-guida unificante, che unisce l’impegno interno ed esterno di un’organizzazione: promuovere il volontariato d’impresa rappresenta infine lo strumento virtuoso che, mettendo in relazione i dipendenti con le comunità e le organizzazioni del Terzo Settore, è in grado di generare benessere sia per i dipendenti che per la comunità di appartenenza.

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