Mariarita Costanza ‘Le donne devono essere libere’

Ingegnere e imprenditrice digitale, Mariarita Costanza ci racconta della sua nuova avventura e di come vede il tema della parità di genere

“E’ stato un anno pazzesco, non torneremo alla normalità, dobbiamo costruirci la nuova normalità” – dice Mariarita Costanza in esordio di intervista. Lei la sta costruendo una nuova normalità, con un progetto di impresa che a prima vista sembra azzardato di questi tempi, visto che si tratta di turismo, uno dei pilastri economici del nostro Paese ma tra i maggiormente colpiti dalla pandemia.

“In realtà è un concetto diverso di turismo quello sul quale stiamo lavorando” spiega Mariarita.

Ingegnere elettronico del Politecnico di Bari, come imprenditrice ha fondato, diretto e venduto Macnil, azienda tech; sostenitrice dell’innovazione e delle startup, ha dato vita al progetto Murgia Valley per sostenere giovani imprendiori del Sud, e qualche anno fa l’abbiamo vista anche in TV, protagonista della trasmissione Shark Tank, una sorta di ‘talent show’ delle imprese innovative (startup), nella quale aveva il ruolo di giudice e investitore.

“Rispetto al 2015, quando ho fatto Shark Tank, oggi il mondo delle startup vede una maggiore presenza di donne, e questo è molto importante perché è fondamentale il ruolo delle startup per l’innovazione e della diversità di punti di vista al suo interno. Noi donne ci siamo decise un po’ tardi a venir fuori dal guscio, a farci avanti, ma è solo questione di tempo perchè riusciamo a conquistare i nostri spazi. Qui al Sud le donne che decidono di cimentarsi in impresa aumentano anno dopo anno, ma c’è ancora lavoro da fare, perché a volte dietro i dati di facciata si celano realtà diverse, ci sono società in cui le donne sono più che altro dei prestanome. Dobbiamo ancora acquisire molta consapevolezza nelle nostre capacità e nel fatto che non ci sono limiti che non possiamo abbattere”.

Donne e STEM

Oggi c’è una forte pressione affinchè più ragazze seguano i percorsi di studio detti sinteticamente STEM (Science, technology, engineering, and mathematics), cosa pensi al riguardo?

Photo by Valentina Conde

“Io penso che forse c’è fin troppa pressione in questa direzione, un po’ come per le quote rosa, che io personalmente non considero la giusta strada per ottenere la parità di genere. Potremo dire di averla ottenuta quando saremo libere di scegliere quello che ci pare, senza giustificarci ma anche senza nessuna forzatura, aspettativa o pressione. Le donne hanno forma mentis e caratteristiche diverse dagli uomini, per essere ‘pari’ non dobbiamo fare ‘le stesse cose di un uomo’ , dobbiamo essere lasciate libere di esprimerci, di scegliere quello che vogliamo e per cui ci sentiamo predisposte.

Io sono ingegnere, ma ho anche fatto studi classici, quando negli anni ’90 mi sono iscritta all’università in ingegneria, al Politecnico di Bari, eravamo 5 donne su quattrocento iscritti; oggi almeno il 30-40% degli iscritti sono donne, quindi significa che il cambiamento c’è stato.
Certo, i genitori e la società devono smetterla di dire che, per una donna, il lavoro dell’insegnante (o altro che lasci parte della giornata libero) è il massimo, perché così riesce a conciliare la cura della famiglia, ci sono ancora lavori che nell’immaginario collettivo sono ‘più adatti’ a una donna e su questo non sono affatto d’accordo, il vero valore da portare avanti è quello della libertà senza condizionamenti”.

Mariarita Costanza si è appena rimessa completamente in gioco con una nuova impresa, che abbatte qualche sterotipo: fondata da due donne, al sud, in un settore completamente in crisi come quello del turismo.

“C’è uno stretto legame tra innovazione e sostenibilità – dice – la pandemia qualche cosa di buono ce l’ha data, ci ha fatto riscoprire un ritmo di vita più lento, il gusto di fermarci e guardarci intorno. C’è un cambiamento enorme nel nostro stile di vita, che nel settore del turismo, del travel, può diventare un’opportunità. Così mi sono buttata, con una mia collega nel settore forse più bastonato dalla pandemia, con il desiderio di portare un’innovazione ambiziosa, che parte dal cominciare ad abituare noi stessi a uno stile di vita più tranquillo”.

La società si chiama everywhere TEW, dove Tew sta per Travel Experience Work (viaggio, esperienza, lavoro), sintesi del concetto di un nuovo lifestyle: oggi non c’è più il viaggio di vacanza o il viaggio di lavoro, ma l’esperienza, che può racchiudere entrambe le cose. “Quello che a noi interessa offrire è l’esperienza, il deep tourism (turismo profondo), non la visita toccata e fuga alla città d’arte o ai luoghi dei grandi flussi turistici, che peraltro non ci sono più”.

L’Italia è un Paese a vocazione turistica nella sua interezza, e l’idea della destagionalizzazione e dell’inclusione nei grandi flussi di mete meno conosciute, non è certamente nuova. In tutti i comuni italiani, ricchi di storia, bellezze naturali, tradizioni, cultura, buon cibo, artigiani, c’è stato il momento (più o meno convincente, più o meno riuscito) di spinta e di progetti per far scoprire ‘turisticamente’ il proprio territorio e svilupparci dell’economia. Ma spesso è difficile dare una struttura efficiente e far collaborare tutte le realtà del territorio. Forse il modello di everywhere TEW coniugato al digitale ci può riuscire.

Questo è il nostro lato più sostenibile: vogliamo rimettere in moto in questi territori una microeconomia, che coinvolge la comunità, gli operatori del settore, gli enti pubblici, le strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere, che offrono esperienze ai viaggiatori che noi chiamiamo tewers. Come lo facciamo? Puntiamo prima di tutto sull’innovazione tecnologica, stiamo creando una piattaforma che raccoglie domanda e offerta, e ecommerce. Una piattaforma in cui i viaggiatori possono trovare quello che cercano a livello di strutture di accoglienza (alberghi o case), di esperienze da vivere, cose da fare, servizi, e persino i prodotti locali da comprare per prolungare l’esperienza dei luoghi in cui hanno vissuto quando saranno tornati a casa”.

Esperienza: una coppia gusta la sua cena in un tipico ‘trabucco’, piattaforma per la pesca, nel nordo della costa pugliese. Photo by Gabriella Clare Marino on Unsplash

Quest’ultimo aspetto, il cosiddetto neverending tourism, è una nuova tendenza in ambito turistico divenuta molto importante oggi anche per superare la crisi. Consiste nell’offrire ai viaggiatori (a volte lo fanno le stesse strutture ricettive) l’acquisto di prodotti enogastronomici o artigianali, e fa appunto leva sull’esperienza evidentemente positiva vissuta in quel viaggio dalla persona che ben volentieri è disposta a prolungarla assaporando, per esempio, dei prodotti tipici una volta tornata a casa propria.

Nomadi digitali e smart worker

“Inoltre c’è un nuovo popolo di viaggiatori ai quali ci vogliamo risolvere con i nostri servizi – continua Mariarita – ed è quello degli smart workers, dei nomadi digitali, che si è ingrossato in pandemia. Nel 2020, tutti abbiamo provato nel 2020 cosa significa lavorare sempre da casa, alla fine ci si stanca, il bello è in realtà poter lavorare da remoto da qualsiasi luogo, e questo fatto sta portando all’emergere di fenomeni come il south working”.

Il nomadismo digitale sta effettivamente crescendo: tante italiani si stanno spostando a vivere temporaneamente al Sud, o nelle isole mediterranee, portandosi dietro il lavoro.

“Noi adesso stiamo costruendo la community dei territori e delle strutture ricettive che devono avere dei requisiti specifici, perché stiamo parlando di offrire agli ospiti un servizio che non è più solo quello della camera per dormire, ma anche di connettività e spazi per lavorare e stare durante il giorno.

Abbiamo già richieste di famiglie intere che hanno chiesto per esempio tutto il mese di agosto, in Puglia, un mese di vacanza intero, qualcosa di dimenticato negli ultimi decenni, le vacanze oramai si facevano a settimane. Ma ora se i genitori sono in smart working e i figli non devono andare a scuola, ci si può permettere anche un mese o più di permanenza in un luogo diverso da quello abituale, magari più a contatto con la natura, in un piccolo centro, in una masseria in campagna, al mare. Parlo di Puglia perché noi siamo nati in Puglia e da qui vogliamo partire, ma arriveremo in tutta Italia, vogliamo supportare il rilancio del turismo in arrivo dall’estero offrendo servizi innovativi e più adatti a un nuovo stile di vita, riusciremo a valorizzare territori inesplorati e un po’ dimenticati, creando un circolo virtuoso più sostenibile e adeguato alla nuova normalità”.

Photo by Raunaq Patel

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