Le emozioni delle api

La ricerca scientifica che indaga le emozioni degli insetti, animali sorprendenti che conosciamo ancora troppo poco e che potrebbero rivelarsi più vicini a noi di quanto pensiamo

Le conosciamo come simpatici insetti impollinatori – quindi fondamentali frequentatrici dei prati e dei balconi fioriti – il cui ronzio ci trasmette inequivocabilmente il suono della primavera; le ricordiamo anche come produttrici di miele e propoli, ingredienti non solo buoni ma anche ricchi di proprietà interessanti. Se la prima è una funzione indispensabile per la vita di tante piante, comprese diverse colture alimentari, la seconda è il prodotto e l’attività collaterale del quotidiano lavoro delle api. Ci sono comunque ampie parti della loro vita che restano ancora parecchio sconosciute; ma la ricerca negli ultimi tempi ha raggiunto degli interessanti risultati, a partire dai più recenti: quelli relativi alle loro emozioni.

La vita emotiva delle api

L’ecologo ed entomologo Stephen Buchmann – autore di What a bee knows: exploring the thoughts, memories and personalities of bees (Cosa sa un’ape: esplorando i pensieri, le memorie e le personalità delle api) – basandosi sulle proprie ricerche e su quelle di tanti altri studiosi, ricostruisce un interessante quadro del comportamento e della psicologia delle api. Secondo Buchmann, infatti, le api possono provare emozioni sofisticate simili ai nostri ottimismo, frustrazione e paura, e gli esperimenti hanno dimostrato che le api possono sperimentare sintomi simili al disturbo post-traumatico da stress, ma sembrano anche poter riconoscere diversi volti umani, elaborare ricordi a lungo termine durante il sonno e forse persino sognare. I risultati sono innanzitutto, ovviamente, di grande interesse ecologico, fornendo spunti importanti per futuri approfondimenti in campo agricolo, ma si aprirà certamente la discussione anche in ambito etico, ponendo diversi interrogativi rispetto al trattamento e al benessere degli animali. Compresi quelli più piccoli e quelli considerati meno teneri e carini, proprio come gli insetti. Può essere un interessante punto di partenza per riconsiderare in un senso più ampio e filosofico – ma dai risvolti molto pratici – il nostro rapporto con la natura, che poggia ancora troppo su un antropocentrismo che ci fa credere di essere una specie unica e speciale.

La scienza ci impone oggi di mettere in dubbio questa credenza, dal momento che non solo i primati, i nostri parenti più prossimi, ma anche altre specie animali come i delfini e, ora si scopre, gli insetti provano emozioni. E giocano: l’ha evidenziato, in particolare, una ricerca del 2022, che ha scoperto che i bombi si dedicano al gioco volontario, facendo rotolare palline di legno senza nessun altro scopo se non il loro puro divertimento. Altrettanto si divertono le api giovani, anch’esse facendo rotolare delle palline e riproponendo schemi simili nel gioco tra i mammiferi. Lo scienziato Lars Chittka, poi, ha anche evidenziato comportamenti simili a quelli umani, dimostrando – attraverso lo studio delle fluttuazioni di neurotrasmettitori del benessere come dopamina e serotonina – che le api mostrano più entusiasmo nel lavoro dopo aver ricevuto una ricompensa (in zucchero).

La società delle api

L’organizzazione stessa dei gruppi di api, d’altronde, è complessa, tanto che le colonie di questi insetti – costituite mediamente da 100 mila individui – sono considerate dei super-organismi, costituiti da numerosi individui imparentati tra loro che vivono nell’alveare, una struttura composta da celle esagonali e aree altamente funzionali, che dimostra anche capacità architettoniche estremamente interessanti. I diversi individui sono inoltre differenziati in categorie in base alla funzione che ricoprono all’interno del gruppo: le api operaie sono femmine sterili, impegnate nella ricerca di cibo, nella nutrizione dei piccoli, nella pulizia dell’edificio – è il caso di dirlo – della colonia, ma anche nella sua difesa; i fuchi si riproducono con l’ape regina, la più grande e l’unica femmina fertile, colei che coordina l’intera colonia, si nutre di pappa reale e depone fino a 2mila uova al giorno. Al di sotto di questa prima suddivisione, ci sono i sottogruppi delle api operaie, distinte in base al loro ruolo, verrebbe quasi da dire alla loro professione: ci sono infatti le api architetto che impostano l’impalcatura del favo disponendosi fisicamente per guidarne la successiva costruzione; le api ventilatrici, invece, ventilando sopra al favo favoriscono la corretta maturazione del miele permettendo l’evaporazione dell’umidità in eccesso; le api guardiane sorvegliano l’alveare per evitare che degli estranei vi entrino, mentre le api bottinatrici si occupano di cercare acqua, nettare, polline e propoli per la colonia, grazie al sofisticato sistema di comunicazione sull’esatta ubicazione dei campi fioriti, che riescono ad attuare in virtù dell’orientamento rispetto alle posizioni dell’alveare e del sole.

È proprio l’approfondimento di queste complesse organizzazioni sociali e di queste grandi capacità comunicative che gli studiosi sono arrivati a scoprire la vita emotiva delle api, che ci permette oggi di sapere un po’ di più di questi straordinari animali.

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