Negli ultimi anni, le plastiche biodegradabili sono state promosse come una soluzione ecologica alla crescente crisi della plastica. Tuttavia, recenti studi suggeriscono che queste plastiche, una volta decomposte in microplastiche, potrebbero avere effetti negativi significativi sul suolo e sulle piante, addirittura peggiori rispetto alle plastiche convenzionali.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Environmental Science and Pollution Research evidenzia che le microplastiche biodegradabili (BMPs) possono alterare il bilancio dei nutrienti nel suolo più gravemente delle microplastiche convenzionali. In particolare, queste BMPs possono ridurre i livelli di azoto nel terreno, un elemento cruciale per la crescita delle piante. Questo squilibrio può portare a una crescita stentata delle piante e a una riduzione della biodiversità del suolo.
Inoltre, le BMPs possono agire come vettori più potenti per inquinanti chimici e microbiologici. A causa della loro struttura e composizione chimica, queste microplastiche hanno una maggiore capacità di assorbire sostanze tossiche dall’ambiente circostante. Una volta rilasciate, queste sostanze possono avere effetti deleteri su piante e microorganismi del suolo.
La ricerca sottolinea anche che la degradazione delle BMPs richiede condizioni specifiche, come la presenza di luce UV e determinate temperature, che non sempre sono presenti negli ambienti naturali. Questo porta a una persistenza delle BMPs nel suolo, amplificando i loro effetti negativi.
La comunità scientifica, quindi, sollecita ulteriori ricerche per comprendere meglio l’impatto a lungo termine delle microplastiche biodegradabili sull’ecosistema del suolo. Mentre l’idea di materiali biodegradabili sembra una soluzione promettente, è essenziale valutare attentamente i loro effetti complessivi sull’ambiente.
Per ulteriori dettagli e approfondimenti, si rimanda allo studio pubblicato su Environmental Science and Pollution Research.
Fonti: New Scientist; Environmental Science and Pollution Research