PUMA e la sua Vision 2030 per la sostenibilità

PUMA, che ha intrapreso un percorso di sostenibilità 22 anni fa, alza ancora la propria asticella con Vision 2030: nuovi obiettivi climatici, circolarità e diritti umani al centro della strategia per rivoluzionare lo sportswear.

Il colosso tedesco dello sportswear PUMA ha presentato i suoi ambiziosi obiettivi di sostenibilità per il 2030, un’evoluzione significativa dei suoi impegni ambientali e sociali, cominciati nel lontano 2002. Basandosi sui progressi raggiunti con i precedenti target 10FOR25, PUMA punta a rafforzare l’azione per il clima, la circolarità e i diritti umani, trasferendo anche in questo ambito il suo motto: “Forever. Better.”

Obiettivi ambiziosi per il clima

I nuovi obiettivi climatici di PUMA, approvati dall’iniziativa Science Based Targets (SBTi), sono allineati all’obiettivo globale di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius. Entro il 2030, l’azienda mira a ridurre del 90% le emissioni assolute di gas serra Scope 1 e 2, prendendo come riferimento l’anno 2017. Sul fronte della filiera, PUMA si impegna a una riduzione assoluta del 33% delle emissioni Scope 3, che includono logistica e produzione, una sfida cruciale per l’intero settore.

PUMA ha già dimostrato la sua leadership nella sostenibilità, raggiungendo il precedente obiettivo scientifico con sette anni di anticipo, riducendo le emissioni del 24% nel 2023 rispetto al 2022. Questo risultato le ha fatto guadagnare importanti riconoscimenti da parte del Carbon Disclosure Project (CDP) e di organizzazioni come Fashion Revolution e il Financial Times.

La circolarità come pilastro fondamentale

PUMA sta anche ripensando il ciclo di vita dei suoi prodotti. Entro il 2030, l’azienda intende introdurre servizi di rivendita e riparazione in mercati selezionati ed espandere l’uso di materiali riciclati. Tra i principali obiettivi per i materiali troviamo:

  • 100% di poliestere riciclato per l’abbigliamento, di cui il 30% proveniente da riciclo fibra-a-fibra.
  • 20% di cotone riciclato.

Con il programma RE:FIBRE, PUMA ha già segnalato il suo impegno per la circolarità, producendo milioni di maglie da calcio replica realizzate prevalentemente con rifiuti tessili.

Innovazione nei materiali

Per raggiungere questi obiettivi, PUMA intensificherà la ricerca su materiali di nuova generazione, con un focus particolare sulle calzature. Sarà inoltre potenziato il riciclo tessile a tessile, sottolineando l’intento dell’azienda di guidare il settore verso un’economia veramente circolare.

I diritti umani come pilastro della sostenibilità

La Vision 2030 di PUMA non si limita alla sostenibilità ambientale, ma è anche un manifesto sociale. L’azienda punta a:

  • Eliminare il divario salariale di genere in tutti i Paesi in cui opera.
  • Promuovere la diversità, equità e inclusione nel suo organico.
  • Fornire formazione sui diritti umani a 400.000 lavoratori lungo la filiera.
  • Garantire un salario dignitoso e l’eliminazione del divario salariale di genere nelle fabbriche chiave entro il 2030.

Anne-Laure Descours, Chief Sourcing Officer di PUMA, ha sottolineato l’approccio olistico del brand:

“Con Vision 2030, abbiamo elevato ed evoluto i nostri obiettivi per ottenere un impatto su scala più ampia in termini di clima, circolarità e diritti umani. Stiamo alzando l’asticella per rimanere fedeli alla nostra responsabilità verso le persone e il pianeta.”

La posizione di PUMA nella corsa alla sostenibilità

La Vision 2030 di PUMA riflette la sua ambizione di guidare la corsa alla sostenibilità nel settore della moda e dello sportswear. In un’epoca in cui le aspettative dei consumatori evolvono rapidamente, i brand sono sempre più sotto scrutinio per offrire non solo prodotti di qualità, ma anche un progresso ambientale e sociale tangibile.

Con un impressionante record di risultati, come la riduzione anticipata delle emissioni e l’integrazione di materiali riciclati nella filiera, PUMA si posiziona molto bene in questa ‘corsa’. Tuttavia, la strada da percorrere rimane impegnativa, in particolare per affrontare le emissioni Scope 3 e incorporare la circolarità su larga scala.

Il confronto con il greenwashing

Puma ha affrontato diverse accuse di greenwashing, ovvero di aver presentato le proprie pratiche ambientali come più sostenibili di quanto non siano in realtà. La principale di queste contestazioni riguarda la sua supposta ‘complicità politica’: fino al 2023 ha sponsorizzato l’Associazione Calcio Israeliana (IFA), che include club situati in insediamenti israeliani considerati illegali secondo il diritto internazionale. Attivisti e gruppi per i diritti umani hanno accusato Puma di contribuire a legittimare le violazioni dei diritti umani attraverso questa sponsorizzazione, sostenendo che l’azienda non sta rispettando il suo impegno per l’uguaglianza e i diritti umani.

Alcuni attivisti hanno messo in dubbio la trasparenza delle pratiche di approvvigionamento di Puma, affermando che l’azienda non fornisce informazioni sufficienti riguardo alle condizioni di lavoro nelle sue fabbriche e all’impatto ambientale delle sue operazioni. Inoltre, non sono mancate contestazioni circa l’uso di materiali riciclati e sostenibili nei suoi prodotti, secondo cui le quantità effettive di materiali sostenibili utilizzati potrebbero essere inferiori a quanto dichiarato. Questo ha sollevato dubbi sulla veridicità delle affermazioni dell’azienda riguardo alla sua impronta ecologica.

Le accuse di greenwashing contro Puma evidenziano la crescente attenzione del pubblico e degli attivisti riguardo alla responsabilità sociale e ambientale delle aziende. Mentre Puma continua a sviluppare iniziative sostenibili, è fondamentale che l’azienda dimostri un impegno autentico verso la sostenibilità per evitare critiche e mantenere la fiducia dei consumatori.

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