Società benefit Jonix, aria sana in Borsa

La società ha ideato un dispositivo per la sanificazione degli ambienti chiusi che elimina il coronavirus

Questo è stato un anno zero dal punto di vista economico-finanziario per molte aziende. L’anno del blocco della produzione per molte, dell’incertezza e dalla mancanza di programmazione, l’anno del cambio di rotta per altri. La sostenibilità spesso si inserisce nel processo di trasformazione e crescita delle piccole e medie imprese italiane, come nuovo fattore di competitività.

Per una stretta minoranza è stato un anno proficuo, grazie anche al repentino cambio delle abitudini di consumo che ha portato in luce alcuni settori, prima considerati poco importanti. È il caso di Jonix, una piccola-media impresa innovativa, che da poche settimane si è quotata sul comparto AIM di Borsa Italiana (quel segmento dedicato proprio alle pmi dinamiche e competitive che assicura loro un percorso semplificato di quotazione). Nata nel 2013, dall’unione di due realtà industriali come la padovana Hiref e la pisana Archa, anima scientifica del gruppo, Jonix produce e distribuisce soluzioni sostenibili totalmente made in Italy per la sanitizzazione dell’aria, basati sulla tecnologia innovativa NTP (Non-Thermal Plasma o Plasma Freddo), in grado di aggredire e neutralizzare microrganismi viventi (virus, batteri, muffe) e molecole chimiche inquinanti.

Mai come in questo momento storico ci siamo resi conto di quanto un’aria più pulita, non contaminata, sia indispensabile per prevenire diverse malattie e infezioni, compreso il Covid-19. Il Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università degli Studi di Padova, sotto la responsabilità scientifica del professor Antonio Crisanti, ha dimostrato che l’efficacia virucida del dispositivo Jonix Cube nei confronti del coronavirus è pari quasi al 100 per 100. Così sempre più persone, ma anche società come banche, scuole, supermercati e compagnie ferroviarie, hanno deciso di acquistare sanificatori di aria, portando il fatturato dell’azienda con sede a San Pietro Viminario (Padova) a una velocissima crescita (+844 per cento nel 2020) e a chiudere il bilancio dell’anno passato con ricavi pari a 5,5 milioni di euro (nel 2019 erano circa 600 mila euro) e con utile netto a un milione di euro. Anche all’estero questa sensibilità è cresciuta e Jonix ha aumentato la sua copertura internazionale arrivando a 33 collocatori, soprattutto nell’area EMEA ((Europa, Medio Oriente e Africa), incrementando la presenza nei Paesi del centro America con una postazione a Città del Messico.

Soprattutto gli ultimi mesi sono stati i più intensi, coronati dal simbolico suono della campanella di Borsa italiana, che indica l’inizio delle negoziazioni delle azioni della società. Ma Jonix ha deciso di fare di più e diventare un esempio virtuoso di imprenditoria italiana: così quando ha dovuto fare il cambio di Statuto per prepararsi alla quotazione, il consiglio di amministrazione ha deliberato il primo Bilancio di sostenibilità, scritto sulla base di una selezione dei GRI Sustainability Reporting Standards pubblicati dal Global Reporting Initiative (GRI). Si tratta di parametri che misurano la sostenibilità delle aziende in maniera univoca e uniforme, calcolando il loro impatto sul pianeta Terra, sia ambientale sia sociale ed economico. I GRI offrono non soltanto un criterio oggettivo di valutazione ma anche uno strumento per l’impresa di capire subito dove sono le eventuali inefficienze e intervenire tempestivamente. Dallo scorso aprile Jonix è anche società benefit e ha iniziato il percorso di valutazione per ottenere la certificazione B Corporation.

“La società nasce nel 2013 – ha spiegato il Antonio Cecchi, socio fondatore e amministratore Delegato di Jonix – e con la sua fondazione nasce anche l’attenzione verso la sostenibilità ambientale e sociale. Da sempre ci occupiamo di sanificazione dell’aria indoor anche quando nessuno ne parlava, ora è diventata fondamentale. Abbiamo soltanto scritto nero su bianco la nostra mission”.

Alta attenzione all’impatto ambientale e sociale, queste le principali direttrici del Bilancio di sostenibilità. Come si declinano in azioni concrete?

“Per quanto riguarda l’impatto sociale della nostra attività – ha spiegato Cecchi – dal 2016 collaboriamo con una cooperativa sociale che si occupa di disabilità per effettuare l’assemblaggio di alcuni nostri componenti. Nel corso della pandemia, siamo stati in stretto contatto con le istituzioni, omaggiando di sanificatori alcune di esse, come la Protezione civile e i Carabinieri. La sostenibilità ambientale è strettamente legata al nostro business, dato che ci occupiamo della sanitizzazione dell’aria indoor, ma non solo. Il JonixLAB è continuamente impegnato nell’esplorazione di nuovi ambiti di applicazione della tecnologia NTP che è stata usata anche nel settore del trattamento delle acque reflue. Nel secondo semestre del 2020, abbiamo iniziato a studiare la possibilità di applicare l’opzione IoT su tutti i dispositivi, per garantire una razionalizzazione dei consumi attraverso l’ottimizzazione dei cicli di funzionamento dei dispositivi stessi”.

È più facile per una società benefit, rispetto alle altre, quotarsi in Borsa e chiedere capitali?

Antonio Cecchi, socio fondatore e amministratore Delegato di Jonix

Il mercato oggi è sempre più attento all’eco-sostenibilità – ha detto l’ad di Jonix – grazie anche all’indirizzo dato dal Governo e dall’Unione europea con i suoi piani green. Nella nostra esperienza, perseguendo questi indirizzi dal 2013, anche se non in modo formalizzato, abbiamo potuto constatare che la realizzazione di un ambiente di lavoro nel quale le persone coinvolte stanno bene e si sentono realizzate, così come l’attenzione verso il territorio e la società nelle quali si opera, hanno dei reali impatti positivi sulle performance economiche. Jonix nasce da due gruppi industriali, Hiref e Archa, che già avevano nel loro dna la vocazione di sostenibilità, attestata da una serie di certificazioni, perciò non avrebbe potuto prendere una direzione diversa”.

Diventare società benefit sarà una “nuova via” per le pmi e per le società quotate?

“Aprirsi al mercato dei capitali vuol dire avere aiuto economico, più soldi da investire, maggiori relazioni – ha aggiunto Cecchi – ma ci teniamo a conservare le caratteristiche della piccola media impresa, dell’impresa familiare che ha sempre lavorato con entusiasmo, passione, creatività, che poi accomunano tutte le pmi italiane. Essere società benefit dà maggiore impulso a queste caratteristiche innate nel nostro tessuto imprenditoriale e nella famiglia fondatrice”.

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