Straordinarie api, adesso fiutano il coronavirus

Sentono il profumo di un fiore a chilometri di distanza e la Covid in pochi secondi. Un'impresa innovativa le sta trasformando in una soluzione per la diagnosi low-cost

Le api non finiscono mai di sorprenderci.

Oltre al loro ruolo come principali insetti impollinatori, cui si deve almeno il 70% del cibo sulle nostre tavole, è loro riconosciuta anche la capacità di essere degli bioindicatori: il loro stato di salute ci allerta infatti su inquinamento e altre situazioni negative per l’ambiente, motivo per cui sono sempre più utilizzate anche all’interno degli ambienti urbani.

Ma un nuovo studio scientifico realizzato in Olanda la dice lunga anche sulle loro capacità di apprendimento.

Un gruppo di ricercatori dell‘Università di Wageningen e della startup InsectSense, che studia il potenziale degli insetti, hanno insegnato alle api a identificare la COVID-19 attraverso il loro olfatto.

La ricerca è stata condotta su più di 150 api nel laboratorio di ricerca bio-veterinaria, dove gli scienziati hanno addestrato le api dando loro una ricompensa – una soluzione di acqua e zucchero – ogni volta che erano esposte all’odore di un visone infettato da COVID-19. Ogni volta che le api erano esposte a un campione non infetto, non ricevevano una ricompensa (un processo noto come condizionamento pavloviano).

Le api hanno imparato in fretta a identificare un campione infetto, in pochi secondi, – e poi tiravano fuori velocemente la lingua per prendere la ricompensa.

Inizialmente i campioni utilizzati provenivano da visoni sani e infetti da COVID-19. Negli esperimenti con i campioni di visone, diverse api hanno indicato risultati molto buoni e sono state in grado di distinguere i campioni infetti e quelli provenienti da animali sani con un numero molto basso di falsi positivi e falsi negativi. Simili risultati sono stati raggiunti anche in esperimenti successivi con campioni umani.

Come è possibile che un’ape possa fiutare il Covid-19?

Sicuramente ti sarà capiato di leggere riguardo il fatto che i cani, sempre attraverso il fiuto, possono essere addestrati a distinguere tra campioni positivi e negativi di COVID-19. Secondo uno studio tedesco i cani ‘ci prendono’ il 94% delle volte.

Questo è possibile perché il contagio da coronavirus e quindi la malattia COVID-19, come altre patologie, innesca nell’organismo dei cambiamenti metabolici che fanno sì che i fluidi corporei (saliva, sudore) abbiano un odore leggermente diverso da quelli di una persona non infetta.

A cosa serve questa scoperta?

Serve a sperimentare un nuovo sistema diagnostico molto accessibile che vada a completare le proposte esistenti, basate sui tamponi e esami di laboratorio.

La startup InsectSense ha già ideato il prototipo di una macchina che può addestrare automaticamente più api contemporaneamente e un biosensore che utilizza poi le api addestrate per la diagnosi. Questa tecnologia, ‘BeeSense’, può essere un sistema diagnostico molto efficace per i paesi a basso reddito dove scarseggiano ospedali e laboratori e tecnologie high-tech come quelli usati per i tamponi COVID-19.
“Si tratta di una soluzione economica che rende più accessibile la diagnosi delle malattie” dice la società.

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