Nel modello di sviluppo sostenibile definito economia circolare uno dei capisaldi è che niente vada sprecato, ma vada riutilizzato e trasformato in qualcos’altro, in modo così da limitare il danno di un eccessivo sfruttamento delle risorse del pianeta e parallelo accumulo di rifiuti e scarti.
Partendo dai principi dell’economia circolare Milano Ristorazione, società partecipata del Comune di Milano che dal 2001 fornisce il servizio di ristorazione a nidi, scuole d’infanzia, primarie, secondarie di primo grado e a strutture a servizio degli anziani, e Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato dei Comuni della Città metropolitana di Milano, hanno dato vita a un progetto per valorizzare i grassi di scarto del suo centro produzione pasti che saranno convertiti, grazie all’impiego dei biodigestori anaerobici, in energia elettrica e termica, utile per alimentare i processi e le attività dell’impianto che serve i cittadini dell’alto milanese.
In poche parole, gli scarti alimentari vengono trasformati in energia pulita.
Come funziona l’innovativo sistema
Ogni mese, dal centro di cottura di Milano in via Sammartini, vengono prelevate circa 10 tonnellate di grassi di scarto, in forma liquida, provenienti dalla preparazione dei pasti. Una volta arrivati al depuratore di Robecco sul Naviglio, gli scarti diventano biogas attraverso il processo di fermentazione tipico dei biodigestori anaerobici, che negli impianti di depuratori servono per trasformare i fanghi di depurazione in energia.
Il progetto è stato validato dal Politecnico di Milano che, su incarico di CAP, ha testato in fase preliminare la tipologia di grassi utilizzati certificandone il loro grado di biodegradabilità e quindi l’idoneità a essere trattati nei biodigestori. Per chiudere il cerchio, semestralmente la water utility provvederà a fornire una Carbon Footprint delle attività e dei processi, stimando l’energia prodotta e la CO2 risparmiata, al fine di identificare i benefici dell’operazione in termini di economia circolare.
Dopo la fase di sperimentazione che porterà a Robecco fino a 100 tonnellate all’anno di materiale di scarto, l’idea per il futuro è quella di incrementare le quantità, o ancora di integrare ulteriori tipologie di rifiuti provenienti dai diversi centri produzione pasti di Milano Ristorazione.
Al fine di trasformare i depuratori in piattaforme integrate per l’economia circolare, anche a San Giuliano Milanese, Sesto San Giovanni, Bareggio, Canegrate, Rozzano e Pero sono state avviate attività di produzione a regime di biogas e biometano a basso impatto ambientale che impiegano rifiuti organici, provenienti dall’industria agro-alimentare dell’hinterland milanese. La genesi risiede nel Protocollo di Intesa sottoscritto a fine 2019 dalla Città metropolitana di Milano, ente autorizzativo degli impianti, e Gruppo CAP che, secondo uno studio effettuato da Kyoto Club, utilizzando i biodigestori anaerobici già presenti nei depuratori, può convertire in energia pulita 107 tonnellate di scarti organici, arrivando ad alimentare fino a 39.000 tra veicoli, mezzi aziendali e trasporti pubblici: 2,5 volte il numero di auto circolanti alimentate a metano nella Città metropolitana di Milano.
Spiega, in una nota stampa, Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP : “Gli scarti agroalimentari ci permetteranno di trasformare i nostri depuratori in bioraffinerie, dove produrre biogas e biometano. Gestiamo 40 depuratori che grazie a sinergie industriali come queste stanno diventando fabbriche verdi, dove il recupero di acqua trattata da impiegare in agricoltura fa rima con energia pulita prodotta dai rifiuti, ma anche con cellulosa, sabbie, fosforo e azoto, sottoprodotti del processo di depurazione convertiti in materie prime da reimpiegare nella produzione”.