Il Cefriel è un centro di innovazione digitale fondato nel 1988 dal Politecnico di Milano, insieme ad alcune aziende e amministrazioni locali: fin dalla nascita si è posto l’obiettivo di creare un legame sempre più forte fra il mondo universitario e industriale, nel campo della ricerca applicata e della formazione dei ricercatori. In oltre 35 anni di attività, Cefriel ha seguito più di 3.000 progetti di innovazione per realtà italiane e internazionali, sia pubbliche che private: dimostrando il valore del suo approccio metodologico, che promuove la collaborazione e la condivisione di conoscenze.
Alla guida di Cefriel c’è Alfonso Fuggetta, CEO e Direttore Scientifico che, per quanto sia restio a riconoscimenti e titoli celebrativi, rappresenta una delle eccellenze italiane nel settore: nel 1998 il Journal of Systems and Software lo aveva inserito nella top ten degli studiosi nel campo della ingegneria del software, primo in Europa e nono al mondo. Più di recente la Stanford University ha pubblicato la World’s Top 2% Scientist Ranking, dove il suo nome rientra appunto nel 2% dei migliori scienziati e scienziate al mondo con il livello di produttività scientifica più elevato.
In questa intervista con The Good in Town, Alfonso Fuggetta condivide alcune riflessioni su temi cruciali quali la sostenibilità, l’intelligenza artificiale, l’etica e la leadership aziendali.
Cefriel è diventata quest’anno Società Benefit, ma la vostra storia racconta di un’attenzione costante al beneficio comune…
Il passaggio di Cefriel a Società Benefit è stato abbastanza naturale e ovvio, coerente con la nostra storia e attività. Lo si può vedere anche dalla nostra ultima relazione d’impatto: crediamo nel valore generato da innovazione e trasformazione digitale per lo sviluppo e la crescita delle Comunità e del Sistema Paese. L’essenza e le attività di Cefriel non sono cambiate, ma ora sono esplicitamente strutturate secondo il modello delle società Benefit e delle B-Corp, certificazione verso cui stiamo andando. Questo cambiamento ha reso più nette certe affermazioni che erano già presenti, dimostrando un impegno costante verso il beneficio comune.
Si può dire che sostenibilità e innovazione tecnologica siano un binomio indissolubile?
È indubbio che sostenibilità e innovazione siano collegate: l’innovazione tecnologica è al cuore di Cefriel ed è cruciale per affrontare le sfide della sostenibilità. Tuttavia, il vero impatto positivo della tecnologia dipende dalla sua gestione. La distanza tra ciò che si dice e ciò che si fa è quello che fa la differenza, e sia il marketing che la comunicazione spesso superano le reali azioni intraprese. Oggi un’azienda moderna deve essere in grado di crescere e svilupparsi, non solo di sopravvivere.
Il tema dell’intelligenza artificiale attira l’attenzione di tutti, anche del legislatore: è opportuna una regolamentazione?
A mio avviso i tempi sono ancora prematuri per una regolamentazione completa, piuttosto mi focalizzerei sulla necessità di una vera trasparenza, riconoscendo l’importanza di alcune misure: ad esempio, sanzionare pratiche dannose come i deepfake e garantire che i contenuti generati artificialmente siano chiaramente identificabili. La regolamentazione deve essere bilanciata per promuovere l’innovazione senza soffocarla. L’attuale definizione di intelligenza artificiale è troppo ampia e vaga, il che potrebbe generare contenziosi. Mi pare inoltre che certi timori siano stati addirittura portati all’eccesso, come quando si parla di autoapprendimento.
Non c’è quindi il rischio che questa tecnologia ci sfugga di mano?
Premesso che il futuro non lo conosce nessuno, non sappiamo dire come sarà fra qualche anno: se però guardo come funziona oggi un sistema di intelligenza artificiale, i modelli computazionali sono quelli classici. Valgono le regole della macchina di Turing: c’è tanta potenza e tanti dati, ma non è che l’intelligenza artificiale abbia sentimenti o intenzioni proprie. L’AI può certamente portare cambiamenti significativi, ma sottolineo ancora una volta l’importanza della trasparenza e dell’etica. Se io sono una macchina a guida autonoma, dichiaro come sono fatti i miei algoritmi e quindi mi comporterò in base a questi.
Nel tuo ultimo libro “Alla ricerca del buon management”, approfondisci il concetto di innovazione legata alla leadership, come si coniuga con la sostenibilità?
Innovazione e la leadership sono fondamentali per affrontare le sfide moderne, compresa la sostenibilità. Un’azienda deve evolversi continuamente, adattandosi ai cambiamenti del mercato e delle esigenze dei consumatori. La sostenibilità è diventata una componente essenziale di questa evoluzione, sia per motivi ecologici che per la crescente sensibilità del pubblico. Un manager che guida un’impresa non può non innovare tenendo conto del contesto, e la sostenibilità è fondamentale non solo per proteggere il pianeta, ma anche per il benessere delle persone.
In Cefriel, come alimentate la cultura dell’innovazione?
L’azienda è un luogo dove ci sono delle responsabilità ed è vitale che il manager, il leader, condivida e coinvolga le persone su una direzione, affinché tutti vivano al meglio i valori, le idee, i principi di funzionamento dell’azienda. Questi non vanno solo dichiarati, ma si devono creare le condizioni di lavoro perché si possano realizzare concretamente. Penso che se Cefriel viene riconosciuto come un modello di innovazione, anche dal punto di vista etico, è perché questo approccio collaborativo è condiviso pienamente, a partire dal vertice aziendale.