Altro che Peppa Pig, ecco le pagelle dei partiti sull’impegno per il clima

La crisi climatica è ormai a pieno titolo nella politica italiana, ma non per tutti gli schieramenti il peso dell'impegno, ambizioni e investimeni in questo ambito è uguale. Ecco chi ci pensa di più e chi meno

Il prossimo 25 settembre saremo chiamati alle urne per eleggere i nuovi rappresentanti degli italiani alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica.

E’ la prima volta che si vota rinnova il Parlamento da quando è stata introdotta la riforma che ha ridotto il numero di parlamentari, (riforma costituzionale approvata nel 2019 e confermata con il referendum del 2020) che ha portato a 400 deputati e 200 senatori (rispetto a 630 e 315 precedenti) il numero di rappresentati. Altra novità è che anche tutti i maggiorenni potranno votare anche per il Senato, in precedenza bisognava avere almeno 25 anni.

Ma al di là dei numeri, ciò che veramente importa è il programma che i vari partiti e coalizioni intendono portare avanti, anche se purtroppo il confronto nel merito si perde un po’ rispetto allo scontro partitico e alle manovre puramente elettorali che dirottano l’attenzione verso questioni pretestuose anzichè sui problemi reali, basti vedere la questione diventata calda in questi giorni di ‘Peppa Pig’, riguardante la messa in onda di un episodio del famoso cartone animato in cui fa riferimento alla famiglia con due ‘mamme.

Inoltre, non è sempre facile per un cittadino valutare gli impegni dei partiti sui vari argomenti a causa dei documenti elettorali molto lunghi, complessi, tecnici.

Per esempio, che spazio stanno dando i diversi schieramenti al problema del cambiamento climatico, forse il principale da affrontare nei nostri tempi?

L’associazione onlus Italian Climate Network, che sin dal 2011 si occupa in Italia di diffondere contenuti scientifici sul tema del clima, insieme a Climalteranti,  hanno messo a disposizione 20 studiosi del clima e di politiche ambientali che sotto la direzione scientifica di Stefano Caserini, Docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici del Politecnico di Milano, hanno realizzato un utilissimo strumento per capire velocemente che impegni stanno prendendo partiti e coalizioni sul clima.

Si tratta di un indice climatico, una pagina web interattiva che mette alla prova quanto dichiarato dai partiti nei Programmi elettorali depositati al Ministero dell’Interno secondo 10 criteri che rappresentano uno strumento di valutazione e aiutano anche a distinguere chi è impegnato seriamente sul cambiamento climatico da chi lo usa in maniera strumentale.

Il primo criterio è la centralità, ovvero se il cambiamento climatico è presente in modo prioritario anche nelle parti iniziali e principali del programma o invece in modo sporadico o in una posizione del tutto marginale. Poi la settorialità, cioè quanto il tema del cambiamento climatico è interconnesso alle parti che si occupano dello sviluppo socio-economico o industriale. Il terzo criterio è l’ambizione: quanto nel programma sono citati e sostenuti obiettivi di riduzione delle emissioni, in linea all’Accordo di Parigi ratificato nel 2016 dal Parlamento italiano alla quasi unanimità, che prevedono “riduzioni delle emissioni di gas serra rapide e profonde e nella maggior parte dei casi immediate riduzioni in tutti i settori”. Per continuare, poi, con: fuoriuscita dai fossili, investimenti pubblici per accelerare la mitigazione del cambiamento climatico e uno sguardo sul quadro internazionale. Infine, equità e disuguaglianza, distrazioni, negazionismo e inattivismo. 

Sulla base di questi criteri, i cui risultati sono consultabili nella pagina Indice di impegno climatico.

  • Alleanza Verdi e Sinistra con 9,3 punti e Partito Democratico con 8,6 punti risultano essere le forze politiche che complessivamente hanno il più alto indice di impegno climatico. Risultano, invece, all’ultimo posto la coalizione Fratelli d’Italia +Lega Salvini Premier + Forza Italia + Noi moderati (che hanno depositato al Ministero un unico programma di coalizione) con un punteggio di 4,1, il più basso di tutti.
  • Il tema del cambiamento climatico è presente in modo centrale e strategico per Alleanza Verdi e Sinistra (9,7), Partito Democratico (8,6), Unione Popolare (7). Agli ultimi posti Azione + Italia Viva (5,2), Italexit con Paragone (3,6) e Fratelli d’Italia +Lega Salvini Premier + Forza Italia + Noi moderati (3,1). La stessa classifica si riflette considerando la declinazione del tema ambientale in settori quali economia, energia, agricoltura, mobilità, industria, fiscalità, etc.
  • Il tema cruciale per la lotta al cambiamento climatico, la fuoriuscita dai fossili, vede ancora al primo posto l’Alleanza Verdi e Sinistra (9,1). A seguire Unione Popolare (8,2) e Partito Democratico (7,3) per cui questo indicatore risulta quello più debole nel loro programma di Governo tra i 10 presi in esame.
  • Spicca con omogeneità fra i programmi delle forze politiche l’assenza di posizioni apertamente negazioniste sul clima. Ciò vuol dire che la crisi climatica è ormai a pieno titolo nella politica italiana.

Importante sottolineare che il voto “6” non indica la sufficienza. Per poter raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi (limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2°C, e fare uno sforzo per fermarsi a 1,5°C) è necessario il massimo dell’ambizione e dell’impegno, quindi, non essere lontani dal massimo voto attribuibile, cioè 10.  

Martedì 20 settembre sarà presentata una seconda e ultima valutazione pre-voto, in questo caso relativa alle dichiarazioni rilasciate dai leader e agli ulteriori materiali di approfondimento presentati dai partiti durante la campagna elettorale.

Per approfondire sulle elezioni politiche del 25 settembre.

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