Anne de Carbuccia, l’artista ambientale che dà voce al pianeta

10 anni fa le dicevano che era fuori di testa, ma con la sua arte ha risvegliato la coscienza ambientale di migliaia di persone

‘L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni’ diceva Pablo Picasso. La vita di tutti i giorni ci assorbe, ci rende più egoisti, ci rapisce dalla nostra dimensione primaria di essere una bellissima (ma non essenziale) componente di una biosfera con un equilibrio perfetto, ma delicato. Se fosse sempre viva in noi, nel quotidiano, la consapevolezza della grandezza della quale facciamo parte, forse faremmo meno stupidaggini, non saremmo una specie che si autodistrugge.

L’intento che anima Anne de Carbuccia, artista ambientale franco-americana, origini corse, ma cittadina del mondo, è in fondo proprio questo: rivelare alle persone la bellezza del pianeta, la grandezza di cui siamo parte e la possibilità, la libertà, che abbiamo di scegliere cosa vogliamo essere e da che parte vogliamo stare.

La incontro nel suo bellissimo studio e show room a Milano, zona Lambrate.

“La scelta è uno dei concetti più importanti della nostra epoca, dobbiamo veramente, come specie, scegliere che tipo di futuro vogliamo, che persone vogliamo essere, che vita desideriamo: positiva e costruttiva o superficiale e vanitosa? Questa scelta deve coinvolgere tutte le persone, è un risveglio che ognuno può fare a modo suo, io lo faccio con l’arte. Il mio lavoro è importante perché posso arrivare a tanta gente, sono uno strumento per trasferire messaggi, ma è attraverso il convolgimento di tutti, con la contaminazione tra diversi saperi e culture che troveremo soluzioni ai problemi dell’umanità, a cominciare da quelli ambientali”.

Ttitolo dell’opera ‘Blue Stars’, realizzata a Matan, Raja Ampat, West Papua

Anne è andata nei più remoti angoli del mondo, in ogni continente, e qui ha realizzato delle installazioni che si chiamano TimeShrine (santuari del tempo), che comprendono due oggetti che l’artista si porta sempre dietro: la vanitas (un teschio) “un simbolo molto antico che io uso non come simbolo di morte ma nella sua positività”; e una clessidra, simbolo del tempo che scorre. Selezionato un luogo in cui realizzare l’installazione, intorno a questi due oggetti compone una sorta di sacrario con gli elementi, naturali o meno, che trova sul posto: ossa di animali, pietre, rifiuti, plastica, stelle marine, armi…

L’installazione finita viene fotografata, filmata, documentata e poi disfatta, tutto viene rimesso a posto. Le foto diventano gigantografie, sono queste le vere e proprie opere.

Il progetto educativo

“Il cambiamento comincia da te stesso, anche se hai 5 anni. È a questo che ci ispiriamo portando avanti i nostri progetti educativi nelle scuole. E anche a questo che ci ispiriamo quando scegliamo, come Fondazione, di non lavorare con le aziende, che sono spesso un punto interrogativo. Dicono ‘vogliamo salvare il mare’ ma poi continuano a distribuire bottigliette di plastica ai dipendenti in ufficio”.

In inglese si dice ‘leading by example’, ricorda Anne, in Italia diciamo ‘dai il buon esempio, il senso è lo stesso, bisogna partire da se stessi, dalla propria casa, dalla propria azienda per cambiare le cose. I proclami non bastano a raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 o della plastica, ci voglioni i fatti.

L’educazione e la cultura della sostenibilità, in un’inusuale ma molto efficace mix di arte e scienza, è quindi una parte importante dell’associazione One planet, one future (promossa da Anne) che fa riferimento alla fondazione americana Time Shrine Foundation, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico e sulle minacce al pianeta causate dall’uomo. La sua missione è di ispirare l’azione individuale e collettiva attraverso l’arte e i programmi educativi, che prima della pandemia prendevano la forma di mostre, seminari ed eventi, mentre in questo momento si sta trasformando in un progetto digitale. “Io sto scommettendo sulla prossima generazione, più di tutto, quindi dedico il 35-40% del mio tempo al progetto educativo. Adesso è diventato digitale per via della pandemia, prima coinvolgevamo le scuole, molte le invitavamo anche nel mio studio a Milano, era molto bello. Ma anche con il digitale stiamo facendo un bellissimo lavoro con la piattaforma Redooc e questo ci permette di raggiungere tantissimi giovani”.

Rifiuti ad alta quota – Sull’Himalaya Anne ha documentato la grandissima quantità di riufiuti lasciati sul posto dalle varie spedizioni di alpinisti

Un progetto che finanzia la salvaguardia ambientale

Le opere di Anne, generalmente delle mega immagini che riproducono le sue installazioni, vengono vendute e tutto il ricavato va alla fondazione che poi devolve le somme sotto forma di donazioni ad altre associazioni, ONG e progetti di salvaguardia ambientale.

Anne ha avuto tre figli ed è proprio quando sono diventati più indipendenti che decide nel 2012 di avviare il progetto One planet, one future’ e comincia a girare il mondo per realizzare le sue installazioni e filmare, fotografare, documentare ‘la bellezza del mondo ancora viva, quella che stiamo per perdere e quella che abbiamo già perso’.

“Adesso è facile parlare dei temi di cui mi occupo, ma 10 anni fa non c’era ancora stata questa presa di coscienza generale, mi dicevano che ero fuori di testa. Adesso sono tollerata, ma sono stata molto criticata all’inizio, anche perchè utilizzavo delle simbologie particolari che davano fastidio. Ho iniziato il progetto TimeShrine con un artista che si chiama Gregory Colbert, mi ha invitato a unirmi a lui in alcune spedizioni insieme ad altri artisti, sono stata in Antartide, Amazzonia, un paio di posti in America, tutti con lui, poi ho continuato da sola. Quando oramai avevo fatto 8-9 installazioni, il Museo di Monaco mi ha chiesto di fare una mostra e questo mi ha permesso di far conoscere il mio lavoro, i miei messaggi e mi ha dato tanta forza, mi ha dato fiducia in quello che stavo facendo. Da lì ho continuato e ho cominciato a trovare tanti alleati, tanti nuovi amici, attivisti di varie parti del mondo che mi hanno aiutato a portare avanti il progetto, invitandomi e guidandomi nei loro territori, spesso zone molto difficili. Ho fatto tante cose grazie all’aiuto che ho avuto localmente da parte di queste persone, che io chiamo ‘protettori del pianeta‘. Saranno i protagonisti del mio prossimo film che raccoglierà proprio le storie e le sfide ambientali affrontate da sette di loro.”

Anne de Carbuccia è un’artista ambientale oggi conosciuta in tutto il mondo, le sue immagini sono state esposte in musei ed istituti pubblici in Europa e negli Stati Uniti. Il suo cortometraggio One Ocean, presentato alla 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La sua voce, la voce di un’artista, può risvegliare le coscienze delle persone?

“Sicuramente l’arte, la cultura in generale, è oggi più importante che mai perchè spinge a riflettere, spinge a capire meglio alcune tematiche, perchè abbiamo bisogno di bellezza per essere ispirati a cambiare. In questo senso credo che gli artisti abbiano una responsabilità nell’aiutare la società ad attraversare momenti complicati e di cambiamento come quello attuale. Io sono un’artista un po’ particolare, ma nel mio piccolo ho un impatto: in una mostra a Napoli (pre pandemia) a Castel dell’Ovo sono venute 90 mila persone, hanno riempito 3 libri di firme e dediche, questo significa che sto toccando la coscienza di quelle persone. Ma dove vedo questo impatto più tangibile in questo momento è in ambito educativo”.

L’amore per l’Oceano

I temi ambientali trattati da Anne spaziano dall’inquinamento, alla plastica, al cambiamento climatico, la biodiversità. Ma l’Oceano ha un posto speciale nel suo cuore.

“Sono nata in Corsica, cresciuta nel mare, da questo dipende il mio attaccamento agli Oceani. Ho visto i cambiamenti nei fondali, quello che sta succedendo con i miei occhi, e quando mi sono resa conto che i miei figli forse non vedranno mai quella stessa bellezza che vedevo io da piccola, mi sono sentita molto triste e disperata. Questo mi ha spinto a fare qualcosa. L’Oceano è fondamentale per la vita del nostro pianeta eppure non stiamo facendo abbastanza per salvaguardarlo e ci sono delle minacce gravissime, come i frammenti di microplastica, l’acidificazione, la perdita di biodiversità”.

Ttitolo: Constellation, realizzato a Tobago Cays, Caraibi

Anne de Carbuccia è una delle sette donne scelte dall’Unesco per celebrare il Decennio del Mare, sette donne che con le loro attività rappresentano proprio gli sforzi rivolti alla salvaguardia marina. Tra le iniziative in cui sarà coinvolta per il Decennio del Mare c’è anche il ‘Premio Donne del Mare’, un riconoscimento dedicato alle figure femminili maggiormente impegnate per la tutela dell’oceano, non solo in campo scientifico ma in tutti gli ambiti.

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